subconscioDaimon2025 - Soul, R&B, Urban

Daimonprecedente

Un disco felliniano, sospeso tra sogno e realtà, in cui la musica si fa ponte tra le dimensioni del nostro io

La prima cosa che salta all’occhio (anzi, all’orecchio) quando si ascolta Daimon, il disco d’esordio di subconscio, al secolo Giulio Campaniello, è il suo amore assoluto e incondizionato per la musica. In questa sua prima prova sulla lunga distanza, l’artista "partito dal comune più piccolo del Gargano per iniziare una nuova vita nell’ignota Bologna" mostra infatti una passione verso le sette note che, a livello di tematiche e ossessioni narrative, ricorda a tratti quella nutrita da Fellini per il cinema.

Come il regista di , subconscio veste nelle sue canzoni i panni di un narratore del confine incerto tra sogno e realtà. Un universo in cui la musica stessa è il Daimon: quello spirito guida che, muovendosi tra queste due dimensioni, permette al cantante di riconnettersi con le diverse sfaccettature del proprio io, diviso tra i ricordi d’infanzia del “Sub bambino” e le prospettive del “Sub adulto”.

Ed è grazie a questo vero e proprio filtro simbolico, Campaniello trasforma ogni esperienza personale in visione e metafora. Nel disco, la provincia diventa infatti un vero e proprio stato dell’essere (Madre Terra e Sott’ e Sop’), mentre il destino, apparendo come un disegno già scritto (Destino), conferisce alla musica un ruolo salvifico (Viaggio nella musica), al pari dei legami affettivi che accompagnano la nostra crescita personale (Per la mia gente).

A fare da contraltare a questo lirismo, spesso immerso in una dimensione in bilico tra spiritualità e psicologia, interviene la dimensione sonora, curata dalle sapienti mani del producer Luzee. Daimon è infatti un album estremamente materico, suonato nella sua quasi totalità con strumenti reali. Nelle sue quattordici tracce, pianoforte, batteria, chitarra, basso (e persino un flauto traverso) creano un elegante intreccio che, partendo da radici ben piantate nell'hip-hop, si apre alla soulness dell’urban pop à la Venerus, arrivando a lambire la sensualità della musica black, con una particolare devozione per il neo soul del (mai abbastanza) compianto D’Angelo.

Questa dimensione sonora, così fisica e tangibile, trova una lampante dichiarazione d'intenti in Funk4Ass: un pezzo in cui subconscio rivendica con ironia e orgoglio l’autenticità della sua musica, prendendo di mira il vuoto pneumatico presente in buona parte dell'attuale scena rap italiana, definita dallo stesso Campaniello come "una cultura che sembra morire". All’interno di questo mosaico sonoro, fortemente influenzato dal panorama urban d’oltreoceano, Campaniello si muove con una naturalezza disarmante, passando con la propria voce dalla tensione emotiva del soul a un flow più melodico e riflessivo.

E parlando di metriche e incastri, il cantante pugliese ha deciso di arricchire ulteriormente questo suo primo album con una serie di featuring ben assortiti tra veterani della scena rap nostrana come MadBuddy e Claver Gold e nuove leve come Friz e Tebra. Tutti protagonisti di versi dal tono spiccatamente conscious che, funamboleggiando su una corda tesa tra sogno e realtà, aderiscono come il velcro al concept del disco.

Con Daimon Campaniello ci trascina all'interno del suo mondo interiore, esplorandolo con la forza di un'immaginazione capace di farsi strumento di riconciliazione con la vita, diventando un vero e proprio ponte tra l’io e l’inconscio. Un disco in cui l’eleganza lirica, intrisa di simbolismo e psicologia, incontra quella musicale, offrendo un ascolto meravigliosamente appagante che, muovendosi con naturalezza tra soul, R&B, urban e hip-hop, riesce ad accontentare gli amanti di tutti questi generi, invogliando al tempo stesso i neofiti ad approfondirli.

Daimon è un album che, distinguendosi per la sua profondità e grazia, inserisce subconscio tra i nomi da tenere d'occhio nell'attuale corrente musicale italiana più autentica e visionaria - occupata, oltre che dal già citato Venerus, anche da artisti come Marco Castello e Coca Puma - rispondendo con un gigantesco "Sì" alla domanda “Ma in Italia, si fa ancora buona musica?”.

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La recensione Daimon di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-11-02 23:59:00

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