MECHA PRJTAlte Aspettative2025 - Punk, Alternativo, Hyperpop

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Tra ironia e rumore, il caos lucido di una generazione alle soglie dei trent’anni.

Il momento in cui le aspettative iniziano a chiedere conto delle promesse coincide spesso con una frattura silenziosa, difficile da nominare ma impossibile da ignorare. Il nuovo lavoro dei Mecha Prjt si colloca esattamente in quello spazio di attrito: un’età sospesa, a ridosso dei trent’anni, in cui l’ironia diventa strumento di sopravvivenza e il rumore un modo per restare lucidi. Il trio romano – lacaligine, davidefrattafalso e uk1yo – costruisce un disco capace di trasformare l’inquietudine generazionale in materia pop compressa, accelerata, smontata e ricomposta.

L’estetica hyperpop/punk del progetto resta il motore principale, ma qui appare più centrata e intenzionale. Le canzoni non si limitano a registrare uno stato d’animo: lo attraversano e lo mettono in tensione. Il confronto con la generazione precedente, raccontato come un mito deformato e spesso irraggiungibile, prende forma in "Mondo Fatato", dove i ricordi altrui assumono contorni quasi allucinati. "Guidonia Scare Me" inchioda invece la provincia a una dimensione mentale: un luogo che trattiene, che pesa, che genera desiderio di fuga e senso di colpa simultaneamente.

La nostalgia affiora come un impulso intermittente, mai addomesticato. "Mi Piace il Gelato" e "La Funivia" evitano qualsiasi indulgenza malinconica, trattando il passato come una sequenza di frammenti emotivi, a tratti infantili, a tratti spietati. La scrittura preferisce l’accumulo di immagini rapide alla confessione diretta, restituendo ricordi che tornano a scatti, come notifiche impossibili da silenziare.

Quando il disco affronta il tema delle aspettative – artistiche, lavorative, sentimentali – il tono resta goliardico solo in apparenza. "Il Caro e Vecchio Rock’n’Roll" e "Vietato Scopare" mettono in scena il paradosso di una generazione cresciuta con il mito della realizzazione personale e costretta a misurarsi con una precarietà diffusa, emotiva e materiale. L’umorismo funziona come una lama sottile: taglia senza mai cercare compiacimento o posa cinica.

Il presente più urgente passa invece attraverso la dipendenza: oggetti, schermi, micro-dopamine quotidiane. "Gachapon" e "Serotonina*" raccontano un collezionismo compulsivo che non riguarda soltanto le cose, ma anche le attenzioni, i feedback, le conferme continue. La produzione spinge sull’eccesso controllato, tra beat saturi, voci trattate, glitch e distorsioni che dialogano con l’indie italiano post-internet, I Cani come riferimento evidente, e con l’immaginario internazionale dell’hyperpop più punk e DIY, dalle estetiche PC Music alle derive emo-rap e digital hardcore.

Alte Aspettative suona come una risata nervosa fuori tempo massimo, come una chat di gruppo che finisce per diventare ritratto generazionale senza volerlo davvero. I Mecha Prjt trasformano l’ansia in linguaggio, l’ironia in metodo e il caos in racconto, restituendo una fotografia onesta e rumorosa di chi si trova a crescere quando crescere smette di essere una promessa e diventa una responsabilità.

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La recensione Alte Aspettative di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-12-23 08:48:09

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