Crossover oscuro e visionario che intreccia groove granitici e immaginari lovecraftiani.
Nel percorso dei Biorisk c’è una coerenza che non sa di ripetizione, ma di scavo. Questo nuovo capitolo si inserisce con naturalezza nel solco aperto dall’esordio Fuori dai margini, spingendo però l’asticella più in là, verso territori sonori e narrativi ancora più perturbanti.
Il crossover della band si fa qui più denso e stratificato: i synth acidi ampliano lo spettro timbrico mentre un riff cupo, quasi rituale, agisce come forza gravitazionale attorno a cui ruota l’intero brano. La sezione ritmica non cerca virtuosismi superflui, ma costruisce un groove compatto, solido, che avanza con passo sicuro e lascia spazio al peso del racconto. Basso e batteria diventano struttura portante, materia viva su cui il pezzo respira e cresce.
Il testo prende ispirazione da Colui che sussurrava nelle tenebre di H. P. Lovecraft, rielaborandone l’immaginario senza scadere nella semplice citazione. L’orrore cosmico diventa metafora di un disagio più terreno, una discesa psicologica che assume i contorni di un’esperienza alterata, disturbante, capace di insinuarsi sotto pelle. Non c’è compiacimento narrativo, ma una tensione costante che dialoga con l’impianto musicale.
Le influenze emergono con chiarezza ma senza sovrastare l’identità del gruppo: le geometrie ossessive dei Tool, le fratture espressive dei System Of A Down, l’urgenza politica e ritmica dei Rage Against The Machine convivono con un’attitudine che guarda al rap underground italiano, soprattutto nella gestione del flow e della parola come strumento di impatto diretto.
Il risultato è una traccia che non cerca scorciatoie radiofoniche e non ammicca, ma consolida una visione. I Biorisk dimostrano di saper espandere il proprio linguaggio mantenendo intatta la tensione originaria, confermando una personalità che si muove ai margini solo per scelta, non per mancanza di direzione.
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La recensione Bad Trip di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-12-22 07:46:38
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