Un manifesto sonoro che riscopre l’urgenza dei primi Duemila, tra distorsioni abrasive e caos emotivo.
L’urgenza prende forma attraverso chitarre abrasive e una sezione ritmica che spinge sul doppio pedale come se fosse un battito cardiaco in affanno. L’impatto è immediato, fisico, figlio di una memoria sonora che riporta ai primi anni Duemila e alla loro carica emotiva senza filtri. Il collettivo torinese Sconforto torna a farsi sentire scegliendo la via più diretta: rumore, identità, esposizione totale.
Il suono è un crossover istintivo, privo di gerarchie, capace di intrecciare pop deformato, metal nervoso e una tensione emotiva costante. Le distorsioni non cercano eleganza, lavorano per accumulo, mentre la voce attraversa registri diversi con un’attitudine che richiama l’emo più viscerale e la filosofia hardcore intesa come necessità espressiva. I riferimenti emergono in modo naturale: l’epica muscolare degli Avenged Sevenfold, l’immediatezza melodica dei Bullet For My Valentine, l’oscurità emotiva degli AFI. Nessun omaggio calligrafico, solo un terreno comune da cui partire.
“Anthem (Fe)” rappresenta un punto zero, una dichiarazione di intenti che rinuncia alla mediazione. Il brano vive di attrito, di scarti improvvisi, di una scrittura che preferisce l’urlo alla rifinitura. Ogni scelta sonora appare pensata per lasciare una traccia sporca, come se l’obiettivo fosse fissare un’identità in formazione, ancora instabile, ma già riconoscibile.
Nel panorama attuale, spesso incline alla levigatura e alla sicurezza, gli Sconforto scelgono il rischio. Ne nasce un inedito che suona come un manifesto emotivo, capace di parlare a chi cerca nella musica un luogo di collisione tra generi e stati d’animo. Un anthem nel senso più primordiale del termine: collettivo, fisico, necessario.
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La recensione Anthem (Fe) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-12-31 09:08:34
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