Heike Has The Giggles - via Chat, 23-01-2010

Per quanto sia un particolare che può sfuggire: solo un anno fa erano facili da etichettare come gruppetto di giovanissimi giusto buono per le riviste da teenagers. Ora, dopo il MI AMI 2009, dopo aver ascoltato il disco d'esordio "Sh!", dopo moltissimi concerti prestigiosi dentro e fuori lo stivale restano pochi dubbi: gli Heikes Has The Giggles sono uno dei migliori gruppi del momento, capaci di tener testa a band con molti più anni di loro. La pensa così anche Federico Dragogna dei Ministri, che voleva portare i Giggles al luna park e intervistarli lì, ma costretto in casa da vecchiaia e malanni ha dovuto recuperare via chat.



Un paio di mesi fa, dietro casa mia è arrivato il circo – uno di quei circhi poveri e generosi in cui l'ammaestratore ha più fame delle tigri e la rete non c'è perché costava troppo anche da Decathlon. Sette spettatori paganti a fronte di uno spettacolo di due ore di trenta cristiani che rischiano la vita a un metro dai tuoi occhi col sorriso sulla bocca. E ti vengono in mente quelle volte che anche tu avevi sette persone davanti, e ti vergogni di aver anche solo pensato "come farò a prendermi bene" – tanto più che neanche rischiavi la vita. L'impatto che ebbero su di me gli Heike Has The Giggles la prima volta che li vidi al MI AMI ha qualcosa a che fare con la trapezista/contorsionista/ragazza dei serpenti del Circo Martini – per comodità chiamata Svetlana. I quattordici occhi che aveva davanti, Svetlana li sentiva come fossero nessuno o quattordicimila mentre saliva a dieci metri da terra appesa a un lenzuolo, perché in quel momento Svetlana – prima di tutto – stava facendo la sua cosa. Sfidava se stessa, sfidava tutte quelle volte che si era ripetuta "io da grande farò questo, cazzo". E in effetti, lo stava facendo – e tu davanti hai il cuore in gola non perché hai paura che si spiaccichi, ma perché entri per un attimo in frequenza con quella determinazione, quella testardaggine e quel talento che tu semplicemente non hai. Così fu vedere gli Heike Has The Giggles la prima volta. Rockit mi ha chiesto di intervistarli in un modo o nell'altro. Dico all'Emanuela – aka Svetlana – dai vi raggiungo nelle vostre terre e ci inventiamo qualcosa e mangiamo le piadine. Ma il progetto fallisce tra malanni e le pagine fitte dell'agenda degli Heike (o dei Giggles? Scegliere abbrev.). Ripiego su un misero Skype che il telefono costa, lo scarico che neanche ce l'avevo e cerco di capire se il mio computer ha un microfono. Skype mi dice che non ce l'ho – col tono di quello sorpreso che esistano computer senza microfono. Ripiego quindi sulla chat, subito prima di andare all'internet point sudamericanindio sotto casa. L'Ema – un pelo più aggiornata di me – è lieta del mio ritardo tecnologico, perché senza webcam, se ne può stare a letto in pigiama. Gli scambi seguenti sono da intendersi dunque come una chattata in quelle mattine che non abbandoni il microclima piumone neanche per pisciare.

F: (dopo una serie di commenti sui pigiami e sul Papa) ora mettiti in modalità "non ci conosciamo". Ho scaricato Skype per te ma in realtà volevo portarvi tutti e tre al luna park e fare l'intervista mentre si facevano i giochi idioti.

E: Ma dove avremmo trovato un luna park? Comunque a me piacevano tanto l'autoscontro da piccola.

F: l'autoscontro rules (piacevano? Forse è Svetlana davvero. No, si è corretta). Comincio. Non sarò sistematico. Ormai lo sa anche il cane cosa vuol dire il vostro nome, ma la scelta di averne uno che nessun italiano riuscirà mai a scrivere giusto se glielo dici è fatto apposta per bypassare direttamente lo stivale?

E: non è stata una scelta vera e propria. Abbiamo cominciato senza preoccuparci troppo del nome, poi ad un certo punto, forse era il periodo in cui era esploso Myspace, abbiamo trovato date anche fuori dalla nostra provincia e ormai il nome era quello. E ci siamo accorti che all'estero suscita simpatia, piace. E, comunque, essendo Heike has the giggles e non, boh, Mary has the giggles, spiazza sia un tedesco che un inglese, ecco. E' divertente.

F: (scopro che Heike è un nome tedesco) ma quindi scusa come si legge?

E: "haike". Ja ja ja. Bretzel

F: che crucchi. Kartoffel

E: bitte sehr

F: io mi fermo alle patate

E: io mi fermo all'oktoberfest

F: fattona. Poi. Altra domanda di rito. Venite da Solarolo, paese d'origine di quella culona della Pausini se non erro. La incontravi al minimarket da piccola? C'è una statua in piazza?

E: ricordo vari avvistamenti. Viene sempre a trovare i parenti. La statua non c'è, però ho assistito a quando le hanno consegnato "le chiavi del paese"!

(NOTA: perché chi fa un sacco di soldi partendo da un paesino poi ha diritto a tornare e spadroneggiare? Tanto spadroneggi già, perché le chiavi non le danno al kebabbaro per una volta? E poi, perché esistono le chiavi delle città nel duemila e passa?)

F: ma nascere a Pausiniville vuol dire darsi al brutal metal o pensare "ehi, ce la posso fare"? Tu le vuoi bene, dillo

E: sinceramente a me fa piacere pensare che lei ogni tanto prenda il the con Madonna. Cioè, non può che farmi piacere. Poi, per quel che ho avuto modo di capire, mi sta simpatica. Quindi, sì, le voglio bene! Era la babysitter di una mia amica. Aneddoti piccanti



F: riflessione semiseria di contorno. Dunque, si sa che tu sei una poppettara dentro…

E: sì, ma la Pausini anche no

F: speta speta. Voglio solo sapere se, una volta accettato il quid del pop, la dittatura dell'orecchiabilità, il fatto che se una cosa funziona ha già in sé i suoi requisiti di esistenza, voglio sapere se per te esiste un punto di non ritorno da tutto ciò. Ovvero se Emanuela Drei e gli altri Giggles cominciano a scrivere singoli pop inattaccabili, sempre che non li abbiate già scritti, c'è un limite, un punto che dici oltre questo non vado o finirò come Frodo con l'anello? Il pop dopo un tot diventa malvagio o no?

E: il pop l'ho sempre inteso come musica che mi diverte, tantissimo. Poi chiaro che un lato di malvagità c'è, ma è quello del "controllo", dei soldi ecc., ma chiunque, se vuole, ha gli strumenti per cercarsi nel frattempo altre cose da ascoltare. Molte persone non sono "educate" (o abituate, meglio) a fare una cosa del genere, perché tutto sommato non gli interessa la musica. Allo stesso modo non capisco chi magari ascolta solo (chiamiamolo) "indie" e, a priori, deve sempre fare l'alternativo che schifa il pop. Ci vuole un po' di leggerezza secondo me. Altrimenti non ci passa più niente. No?

F: per restare in tema c'è un vostro pezzo su Britney che mi sembra dica "ehi smettila di parlar male di Britney, smettila di parlare di chi sta male". Come mai tra tanti hai/avete scelto proprio Britney? (io ti capisco, la amo)

E: il pezzo dice appunto smettila di parlar male gratuitamente di chi non conosci. Ho scelto lei principalmente perché quando ho scritto il pezzo gliene stavano succedendo di ogni. Ovvio che scrivere un pezzo così equivale comunque a parlarne - di Britney Spears. Diciamo che c'è tutta una riflessione sul detto-non detto che siamo noi i primi a non rispettare. Non so se mi spiego

F: bé, avete un disco che si chiama "Sh!"

E: infatti, quasi tutti i pezzi del disco parlano di questo direi, della lotta tra il voler dire certe cose, sapendo che spesso possono essere inutili perché possono essere non capite o essere proprio cose di poco conto (come parlar male di chi nemmeno conosciamo) e il cercare piuttosto di tacere. Anche se poi stare in silenzio è ancora più difficile, il silenzio spaventa

F: capisco. Cambiamo scenario. Ebbi a sapere di voi la prima volta perché si diceva che i Glasvegas a cui avevate aperto volevano portarti via. È vero?

E: sì, ma insieme a me volevano portarsi via un'altra ventina di ragazze

F: allora non vale, mi avevano detto che era per come suonavi

E: beh, sì, ho ricevuto molto complimenti dal cantante, finché non mi ha detto "se dopo vuoi raggiungerci sullo sleeping bus"

F: mai fidarsi della parola sleeping

E: infatti credo che a lui interessasse principalmente quella parte, con una a caso di quelle mille ragazze che erano nel camerino. Poi davanti alla sua batterista, che è tipo la metà di me (e già dico molto) e grossettina, e ha detto: eh, le ragazze di Glasgow non sono come voi italiane

F: però suoni bene, te lo dico anch'io e non ho neanche il bus

E: sappi che lo apprezzo di più detto da te

(NOTA: non è una captatio benevolentiae, gli Heike suonano tutti bene, ma Emanuela alla chitarra è davvero una cosa rara. Precisa come mai lo sarò io e di un'indipendenza canto-dita che di solito quelli così hanno la pelle nera e il culo tondo)

F: passiamo alla parte emo

E: emonuela

F: cosa guardi quando sei sul palco? La gente la guardi negli occhi?

E: a volte sì, a volte no. Magari trovo due vittime e mi focalizzo sempre verso quel punto – così, senza scopo

F: e cosa pensi invece (sta andando bene, sta andando di merda, che caldo, ho lasciato aperta l'acqua a casa)?



E: Ora sto pensando a cosa mettermi questa sera, che suoniamo a Verona. Ma sul palco non sono molto cosciente, nel senso che sono in una specie di mondo parallelo e spesso ricordo molto poco di quello che è ho fatto. E non ho mai suonato ubriaca o troppo brilla

F: come vorresti che la gente che ti ascolta si immaginasse la tua vita fuori dal palco?

E: vorrei non la immaginasse. Mi imbarazza pensare di "essere immaginata"

F: domandone tra l'emo e il saggio della montagna: quello che fai, continuerai a farlo perché il senso è riuscire a continuare a farlo, perché è la cosa che ti diverte di più o perché te lo sei giurato e sei orgogliosa e testarda?

E: perché credo di volerlo fare da quando ho 6 anni. Ma neanche "volerlo fare", è "averne bisogno" piuttosto. Non perché abbia bisogno di dire chissà cosa, va proprio oltre, ma non me lo sono mai spiegata davvero

F: da quando hai sei anni. Cristo, come Britney!

E: eh, pensa te dove sarei adesso se ci fosse stato il Mickey Mouse anche qui in Italia…

F: saresti cicciona saresti

E: mi sarei fatto Justin Timberlake però. Anche se poi mi piacciono di più altri



F: ciò detto, siamo qui da un'ora e tu tra poco avrai un soundcheck. Quindi domande a raffica e risposte pure che c'è Skype lento come un pezzo dei Lento. Mangi da McDonald's?

E: no, sono vegetariana

F: ti piace fare autografi?

E: non mi piace la mia scrittura e mi sembra una cosa eccessiva. Mi mette a disagio

F: hai mai rubato a un autogrill?

E: no

F: che cosa riesce benissimo agli Heike e cosa ancora no?

E: ci riesce bene pensare poco e suonare. Forse però dobbiamo imparare a saper riflettere un po' di più per essere più consapevoli.

F: il dottor pong può salvare il mondo? Non è forse uno dei luoghi più belli e felici di questo pianeta?

(NOTA: il dottor Pong è un locale geniale di Berlino, dove tutti i presenti giocano a un enorme ping pong a giro fino a che si rimane uno contro uno. Gli Heike, bastardi volevo farcelo io, ci hanno girato il loro primo video)

E: sicuramente noi lo vediamo come uno dei posti più felici del pianeta, davvero. Ci siamo divertiti troppo in quei giorni. E il ping pong salverà il mondo!

F: gli Heike vogliono andare in tv?

E: Tipo a "Quelli che il calcio" a fare playback?

F: eh

E: per noi, credo che il problema non si ponga. Cioè, non ci andremo mai per ovvi motivi. credo mi divertirei comunque. Dalla Simona ventura, in particolare. O dal Pippo.

F: sei andata a vedere i commenti su Rockit al vostro album o non è cosa da te?

E: leggo tutto, tengo in considerazione, ma fondamentalmente niente mi dà da pensare

F: in Italia, a fare quello che fate, siete i più fichi?

E: sinceramente non mi guardo molto attorno, anche perché se ti fermi a guardare il tuo vicino di casa non ne esci più. Certo, non ha senso essere i numeri due, o meglio non ha senso sentirsi i numeri due

La chattata finiva con altre mille parole e mille saluti, ma perbacco un po' di senso di chiosa ci vuole – quindi fermo le parole di Emanuela a quel numero due – anche se so che il suo tono nello scriverlo era di certo molto meno sprezzante e melgibson di quanto sembri. Gli Heike sono gentili come un ristorante giapponese appena aperto col primo cliente. Non hanno bisogno insomma di essere stronzi per risultare credibili. Il che dona loro un meraviglioso effetto sorpresa quando salgono sul palco. Come un bambino di sette anni che polverizza il record del bullo del Paese a flipper e poi torna a mangiare il gelato. Laura, comincia a tremare.

Ps: Nonostante certo Emanuela sia il punto di incrocio di tutti gli sguardi ai loro concerti, negli Heike Has The Giggles sono ugualmente importanti gli apporti di Matteo, sicuro di sé come Steve Harris, col basso al mento e il volto contento, e di Guido, batteraio indiavolato come il bianconiglio che pare un figlio non riconosciuto di uno degli Weezer. Aggiungo questo piesse non per par condicio, ma perché senza una sezione ritmica incazzata anche Beyoncé avrebbe fatto la fine di Orietta Berti.

---
L'articolo Heike Has The Giggles - via Chat, 23-01-2010 di Ministri è apparso su Rockit.it il 2010-01-25 00:00:00

COMMENTI (3)

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia
  • pain 14 anni fa Rispondi

    Grandi... nient'altro da dire!
    Vi aspetto al Mi Ami Ancora, e voglio il cd questa volta! XD
    Zau...

  • ipnos 14 anni fa Rispondi

    (Ri)Visti a Verona al concerto post Skype.
    Confermano tutto il bene che ho divulgato su di loro dopo averli scoperti al Mi Ami. Strepitosi!
    E il loro cd è già nei miei scaffali.

  • nardoteam 14 anni fa Rispondi

    Visti al Covo di Bologna aprire il concerto dei Ministri, da seguire assolutamnte.