La prima volta dei Violacida

"La prima volta" è una nuova rubrica di Rockit in cui i musicisti e le band italiane ci raccontano come hanno mosso i primi passi nel mondo della musica. Oggi tocca ai violacida

Violacida
Violacida - Foto di Laura Sgherri

"La prima volta" è una nuova rubrica di Rockit in cui i musicisti e le band italiane ci raccontano come hanno mosso i primi passi nel mondo della musica, dai primi dischi e concerti alla prima volta su un vero palco. Il nuovo appuntamento vede protagonista Luca, Gionata e Antonio dei Violacida.

La prima volta che hai acquistato un disco
Luca: Prima dei Nirvana e di tutto il resto c'è stato altro... I primi soldi li ho spesi per un ep di Lene Marlin, c'è poco da fare. Avevo undici anni ed era il periodo in cui iniziai a nutrirmi di Mtv: lei era una biondina che suonava la chitarra, ci cascai. Ripensandoci adesso forse è proprio in quel periodo che sono nati due grandi amori e due grandi tematiche, lo strumento e la donna.
Antonio: Anche se non ne sono sicuro, ho paura di non aver mai acquistato un disco in vita mia. I pochi che possiedo me li sono semplicemente ritrovati per caso, in seguito a qualche regalo o perché erano dei miei. È comunque probabile che molti anni fa abbia comprato una cassettina degli 883.
Gionata: In casa, fortunatamente, ho avuto modo di avere molti cd, cassette e vinili, quindi non ho mai comprato molti dischi. Il primo forse risale agli anni del liceo, era il best of dei Pantera.

(I Violacida a Lucca nel 2010)

La prima volta che sei andato a un concerto
Luca: Fatta eccezione per quelli dei vari gruppi della zona, il primo grande concerto che ho visto è stato quello di Alanis Morisette a Lucca. Sicuramente se fosse anche solo stato a Firenze piuttosto che a Pisa non ci sarei mai andato, ma in quella occasione non potevo mancare: avevo un biglietto gratis datomi da un amico e un motorino per fare quei cinque chilometri che mi separavano da lei.
Antonio: È stato nell'estate del '98 o del '99, in spiaggia a Marina di Pisa, per un concerto gratuito di Alex Britti con apertura di Bobo Rondelli (a pensarci oggi sembra incredibile). Mi ci portò mio padre e vidi tutto il concerto seduto sulle sue spalle. Ricordo che non avevo mai visto così tante persone tutte insieme e che molti facevano il bagno durante il concerto. A fine spettacolo c'era persino dj Albertino che metteva i dischi. Mi spiace di non ricordarmi molto, deve essere stata una serata assurda.
Gionata: Il primo concerto è stato grosso, all’Heinekein Jammin Festival, ero lì per i Pearl Jam. Al tempo era una cosa immensa per me, pensavo che i concerti potessero esser solo così, poi cambiai opinione quando vidi i Ministri durante i primi tempi della loro carriera, a Massa Carrara. C’erano circa 40 persone ma fu un concerto spettacolare, da lì ho capito la magia dei concerti piccoli, l’intimità e l’energia che scaturiscono.

La prima volta che hai suonato uno strumento / cantato
Luca: Tra i sedici e i diciassette anni, anche se la voglia di mettere le mani su una chitarra era nata qualche anno prima. Mia madre è originaria di Sao Paulo - in Brasile, mi trovavo nella casa dove lei è cresciuta e dove tuttora vive mia nonna. Lì, in una stanza piccolissima di quella piccolissima casa, trovai una chitarra classica (tra l'altro una Di Giorgio) appoggiata in un angolo, totalmente dimenticata e sovrastata dagli oggetti che si erano accumulati nel tempo. Chiesi di chi fosse e scoprii che era di mia madre. Non sapevo nemmeno che avesse mai suonato (di fatto il suo fu solo un tentativo). Con mia sorella maggiore decidemmo di portarla in Italia, qualcuno l'avrebbe prima o poi suonata: toccò a me, l'occasione si presentò grazie ad un corso pomeridiano gratuito organizzato nel liceo che frequentavo.
Antonio: Non ricordo..In casa di mio padre c'è da sempre un pianoforte e quindi ho iniziato a strimpellarlo fin da bambino, per puro gioco. Le prime canzoni che ho cantato credo siano di Vasco Rossi. Radunavo i miei parenti in salotto, facevo partire un suo cd di dallo stereo e, indossati degli occhiali da sole, simulavo un suo concerto fingendo di essere lui (in piedi sul divano, una sorta di mio primo palco).
Gionata: I miei avevano un organo in casa (avevo circa 7-8 anni, prima che lo dessero via) ma da quel che ricordo non ci ho mai pensato molto, non lo vedevo come una cosa interessante. A 13 anni presi in mano una chitarra e fu diverso, non so dire in che modo, ma mi conquistò. Per il canto è stata un'altra storia, avevo un gruppo grunge e cercavamo un cantante che suonasse pure la chitarra; lo trovammo, provai a fargli sentire la melodia di un pezzo che avevo scritto e lui mi disse: “cantali tu i pezzi”. Era il precedente bassista dei violacida, per fortuna me lo ha detto, penso che un musicista per esser bravo deve saper cantare, e senza quell’occasione non so se avrei mai provato.

La prima volta che sei salito su un palco
Luca: A diciassette anni, sei o sette mesi dopo avere iniziato a suonare la chitarra. Facevamo davvero schifo, a parte il bassista credo che nessuno suonasse il suo strumento da più di un anno. Ci chiamavamo Le zecche - il nome è già indicativo di come ci presentassimo - e nel nostro repertorio di dodici o al massimo quindici minuti c'erano “Mockba '993” della Banda Bassotti e “Rudie can't fail” dei Clash.
Antonio: Nell'ultimo giorno di scuola della terza media. In quel periodo avevo scritto la mia prima canzone, una smielata insulsa e patetica, e - ancora oggi non mi spiego come - convinsi due miei compagni di classe a suonarla e cantarla, insieme a me e davanti a tutti, su un piccolo palco montato nel cortile. Il risultato fu un disastro: gli altri sbagliarono fin da subito le parole e l'impianto saltò a metà canzone. Un trauma che avrebbe potuto stroncare ogni speranza di sogno musicale.
Gionata: Sempre con il solito gruppo. Non c’era un palco, era una bella festa. Avevo 16 anni. La cosa buffa è che suonarono anche i violacida, io non suonavo ancora con loro.

(I violacida nel 2010)

La prima volta che ti sei sentito davvero un musicista
Luca: Mai, veramente. Forse perché in ogni musicista con cui mi rapporto trovo qualcosa che non ho, che non riesco a fare. Invidio tantissimo chi sa veramente suonare, chi ha orecchio, ma me ne faccio comunque una ragione. Per come sono io, e per come credo di conoscermi, l'importante è altro: se ne fossi capace potrei dipingere, scrivere un libro o una poesia, fare un film o recitare. Per me sarebbe lo stesso.
Antonio: "Musicista" è un termine importante. Diciamo che, al momento, sono uno particolarmente portato per la musica. Ho iniziato ad avvertirlo quando avevo nove o dieci anni, nei pomeriggi che passavo facendo su e giù, in bici, lungo la stradina in cui abitava mia nonna. Canticchiavo continuamente melodie che mi si formavano in testa, quasi fossi in preda ad un flusso di coscienza.
Gionata: Non penso ci sia un giorno preciso, è un percorso in cui procedi passo dopo passo e non c’è un traguardo. Forse sei un musicista finché hai la tenacia di continuare senza mai demordere, non saprei.

La prima volta che hai pensato di mollare la musica
Luca: In maniera più o meno intensa credo sempre, anche sono sicuro che non riuscirò mai a farlo definitivamente.
Antonio: Mai. Fa così tanto parte di me che mollarla mi sembra impossibile e, il solo pensiero che tra qualche anno potrebbe anche venirmi in mente, mi fa molta paura.
Gionata: Sembra scontato dirlo, ma mai.

La prima volta che hai sentito qualcuno cantare a memoria una tua canzone
Luca: Sinceramente non me lo ricordo. Mi ricordo di alcune volte in particolare, perché mi ricordo perfettamente di quelle persone.
Antonio: Non ricordo, probabilmente per qualche canzone del gruppo che avevo a 15/16 anni, gli Arsenica.
Gionata: La mamma di un tizio con cui suonavo assieme, peccato che era (ed è) assai bruttina, altrimenti poteva essere la prima groupie.

La prima volta che un tuo concerto è andato male
Luca: Fu al The Tube di Lucca. Come gruppo forse non avevamo nemmeno un anno di vita, non più di una demo registrata piuttosto male, meno di una decina di concerti alle spalle, ma ci sentivamo lì lì per scoppiare. C'era abbastanza gente, non stavamo neanche suonando troppo male, poi mi si ruppe una corda della chitarra e fu la fine. Ne montai una sbagliata e per almeno mezz'ora provammo tutti assieme ad accordare, anche se nessuno dall'imbarazzo tentava realmente di farlo. Se ne andarono quasi tutti. Ricordo ancora quando Claudio, il bassista di allora, nel parcheggio ci disse: “dai, ci eravamo montati un po' troppo, almeno torniamo coi piedi per terra”. Aveva ragione.
Antonio: Si, quello è il primo concerto dei violacida andato veramente male. Da quel momento abbiamo deciso di portarci sempre dietro una chitarra di scorta. A tal proposito riporto un altro aneddoto: durante un concerto a Udine, a Luca gli si ruppe un'altra corda. Sicuri che questa volta avremmo rimediato con facilità, andammo subito a prendere la chitarra di scorta. Appena aperta la custodia, però, trovammo una bella sorpresa: anche quella aveva una corda rotta.
Gionata: Per me un concerto va male se il pubblico non è presente: e non intendo solo una presenza fisica, ma anche mentale, deve sentirsi coinvolto e devo sentire che riesco a coinvolgerlo. Poi vabbè, prima di tutto deve esserci il pubblico, una volta ho suonato davanti a 3 persone di numero e non è stato un granché.

(Il live al The Tube)

La prima volta che ti sei emozionato ascoltando un disco
Luca: Non me lo ricordo. Sicuramente però si trattava dei Nirvana, ed ero adolescente. “Unplugged in New York” ad esempio lo ascoltavo in continuazione, lo conoscevo perfettamente, sapevo esattamente come Cobain modulava la sua voce su ogni singola parola. Ecco, quel disco mi emozionava veramente.
Antonio: Non mi ricordo..credo sia stato, quando ero piccolo, per qualcosa dei Beatles o di Battiato.
Gionata: Difficile dirlo, ascoltavo molta musica quando ero bambino, quindi non ricordo molto bene. Ricordo però che mi piacevano molto i Doors.

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L'articolo La prima volta dei Violacida di Alice Tiezzi è apparso su Rockit.it il 2016-07-07 09:05:00

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