Avincola, un rider con la chitarra tra Sanremo e le strade della capitale

Il cantautore classe '87 torna con "Miami a Fregene", dopo aver cantato nel singolo "Un rider" l'altra metà della sua vita, quella in cui porta il cibo nelle case dei romani. "Una storia d'amore, mica un lavoretto", racconta

Avincola nello scatto di Flavio Diaferia
Avincola nello scatto di Flavio Diaferia

Simone Avincola l’abbiamo visto recentemente sul palco dell’ultimo Sanremo Giovani: romano, nato nel 1987 e già attivo da più di 10 anni, Avincola – che ora sul palco si fa chiamare solo così – fa strano chiamarlo giovane. Con la benedizione del mai dimenticato Freak Antoni, il rilancio di Fiorello alla sua edicola Fiore, le collaborazioni con Edoardo De Angelis e Riccardo Sinigallia, Avincola ha una serie di esperienze pregresse che l'etichetta di nuova proposta gli va stretta. 

La canzone con cui Avincola si è presentato quest’anno al festival (eliminato a un passo dall'Ariston) racconta un tema tanto attuale quanto personale: Un rider, questo il titolo del brano, usa la grama vita del fattorino come specchio per le difficoltà dell’artista, fra gli ostacoli quotidiani e le incertezze per il futuro. A volte, come nel suo caso, inoltre le due mansioni possono convivere nella stessa persona. Tutto con la leggerezza che da sempre lo contraddistingue. Oggi esce il singolo Miami a Fregene, che anticipa il nuovo album. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Avincola di questo intenso periodo e della sua ormai prossima fatica discografica.

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Ci parli della tua esperienza a Sanremo?

È stata soprattutto una conferma: io è da un paio di anni che sono volutamente fermo con i concerti perché volevo concentrarmi nella scrittura del disco. Volevo sviluppare uno stile diverso e più contemporaneo rispetto al folk e al cantautorato anni ’70 da cui sono partito, però finché non ti fai ascoltare non riesci mai a capire fino in fondo se una cosa può funzionare o meno, quindi arrivare così avanti nella gara mi ha fatto bene.

È per questo che hai deciso di farti chiamare solo Avincola?

I nomi delle piante e delle città erano finiti! Comunque sì, volevo creare un distacco da quello che avevo fatto prima, che comunque continua a rappresentarmi. Poi mi ha anche consigliato Fiorello, mi ha sempre detto che Avincola sembrava un soprannome e che era fighissimo, quindi ho deciso di tenermi solo quello.

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Tu i rider non solo li canti, ma quello è il tuo lavoro part-time, assieme al musicista. Com’è la vita da rider?

Come direbbe Vasco, è una vita spericolata. È un lavoro con due facce secondo me: da un certo punto di vista è molto pesante, soprattutto in una città come Roma, d’altra parte ci sono dei momenti in cui devi stare fermo perché è un lavoro che funziona a zone, quindi puoi cogliere tutta una serie di dettagli e di piccolezze che nella frenesia della quotidianità spesso sfuggono. Questo può essere anche fonte di ispirazione, come nel caso di Un rider. Non mi interessava fare la solita canzone sul sociale, volevo più che altro destare curiosità su questo mestiere che spesso viene definito un lavoretto, quando in realtà è un lavoro a tutti gli effetti, ma senza pesantezza, per quello ci ho costruito attorno una storia d’amore.

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Continui a fare il rider?

Adesso di meno proprio perché sono più concentrato sulla lavorazione del disco che è quasi terminata, per fortuna.

Quanto è difficile emergere oggi nella musica?

È molto complicato. Da una parte con i social ognuno ha l’opportunità di avere una vetrina, anche se è una parola che non mi piace, allo stesso tempo proprio perché ce l’hanno tutti c’è più concorrenza. Sarò un sognatore, però secondo me se si scrive in maniera sincera e genuina il pubblico lo percepisce e lo apprezza. Io ho sempre cercato di essere sincero, quando scrivo lo faccio prima di tutto per me stesso.

Hai un nuovo disco in cantiere, come si chiamerà?

In realtà il titolo dobbiamo ancora deciderlo, quindi non posso ancora dirtelo. Volevo lasciarmi dello spazio fino all’ultimo proprio per cercare di cogliere il più possibile la contemporaneità, così un paio di settimane fa ho scritto due canzoni che compariranno nell’album, ma per conoscere il titolo dovrete aspettare ancora un po'.

Cosa dobbiamo aspettarci di nuovo?

Insieme a Emiliano Bonafede, che è il produttore artistico, avevamo fatto i primi arrangiamenti molto elettronici, togliendo la parte acustica. Poi siamo tornati indietro, quindi il disco sarà un insieme di tutto, una sorta di ibrido con chitarre elettriche, acustiche ed elettronica. Quello che interessava a me era avvicinarmi il più possibile a quello che sta succedendo adesso. Quello che suonavo prima mi piaceva, ma mi dava la sensazione di suonare davanti allo specchio, mentre io vorrei arrivare a tutti.

E di Miami a Fregene, il nuovo singolo, cosa ci dici?

È una storia d’amore fra due ragazzi che sognano l’America senza poterci andare. Però loro riescono a vedere un oceano immenso e magico come quello che bagna le coste della Florida anche in un mare di provincia come Fregene. Insieme riescono a ricostruire quel sogno nelle piccole cose.

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L'articolo Avincola, un rider con la chitarra tra Sanremo e le strade della capitale di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-02-28 10:54:00

Tag: singolo

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