30 anni da Italia '90, le notti magiche prima del crollo

Il 9 giugno 1990 a Roma Schillaci accendeva la miccia dei Mondiali assieme alla coppia Bennato-Nannini e alla loro colonna sonora firmata da Giorgio Moroder. Fu un enorme momento di esaltazione collettiva, e l'abbrivio di molte sventure

Edoardo Bennato e Gianna Nannini nel video di "Un'estate italiana"
Edoardo Bennato e Gianna Nannini nel video di "Un'estate italiana"

30 anni fa – con un'Italia-Austria, il 9 giugno all'Olimpico, e la nostra vittoria per 1 a 0 con gol di Schillaci – iniziava Italia '90, il campionato Mondiale di calcio nel nostro Paese, partito con le notti magiche della famosa canzone cantata da Edoardo Bennato e Gianna Nannini e finito con la coppa alla Germania Ovest, un milione di polemiche e la voglia di rivincita, arrivata a destinazione 16 anni dopo in Germania contro la Francia. Chi se la scorda la semifinale persa ai rigori con l'Argentina, con le sparacchiate di Donadoni e Serena dal dischetto, Maradona incontenibile, Baggio che entra troppo tardi e Schillaci con l'occhio pazzo, miglior marcatore del torneo?

Durante la finale non sapevamo per chi tifare: da una parte la storica nemica Germania che voleva conquistare casa nostra, dall'altra l'Argentina con cui eravamo in qualche modo gemellati, prima della coltellata nella partita precedente. Lacrime agli occhi, la voglia di buttare nella pattumiera Ciao, la scriteriata mascotte dei Mondiali, quella tutta stilizzata con i mattoncini tricolore e la testa che sembrava un Super Tele, che non si capiva da che lato si doveva guardare e che faceva rimpiangere il peperoncino di Messico '86 ma soprattutto l'arancia di Spagna '82, quel Mundialito che avevamo conquistato oltre ogni pronostico, proprio contro la Germania.   

Ciao, la mascotte di Italia '90
Ciao, la mascotte di Italia '90

La canzone, al contrario, c'è rimasta in testa, ancora oggi basta il riff iniziale alla chitarra per spingerci nello Stargate dei ricordi dell'estate italiana. Edoardo Bennato e Gianna Nannini sono una coppia strana, che non t'immagini, ma eccentricamente ben assortita: entrambi con la cazzimma e la voglia di gridare a tutti la magia del nostro Paese, nel brano scritto da Re Giorgio Moroder. Un'estate italiana è stato il singolo più venduto in Italia quell'anno, e anche l'ultimo 45 giri a fare numeri giganti, prima della sparizione del supporto (che ci manca, diciamolo pure).

Ricordate il video? Edoardo che imbraccia la Telecaster e fa il rocker duro e puro, Gianna vestita come una squat berlinese, l'epica del sogno che inizia da bambino, dei giocatori che escono dagli spogliatoi, la pausa in cui i due cantano armonizzando le voci e la Nannini fa l'acuto. Se chiudete gli occhi, non sentite il sapore dei ghaccioli nei bar davanti al mare, quelli che mettevano la tv fuori per farci tifare come dannati? 

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La musica, imperiosa e pop al tempo stesso, era stata scritta dal Moroder hitmaker dei '70s e degli '80s: la prima versione era in inglese e si intitolava To Be Number One, sicuramente meno figa, cantata da una band posticcia messa su dallo stesso Moroder, in cui figuravano un cantante e due coriste con talmente tanta lacca nei capelli da aver seriamente aperto il buco dell'ozono. Bennato e la Nannini ne riscrissero il testo per farci gonfiare il petto di orgoglio e, a posteriori, è piuttosto bizzarro che nel Mondiale perso cantavamo una canzone italiana mentre in quello vinto nel 2006 siamo andati di po-po-po-po-po-po-po, prendendo in prestito la chitarra sghemba di Jack White.

Tanto per contestualizzare un attimo che accade nell'estate del '90, quella dell'ubriacatura generale e degli appalti truccatissimi, in classifica dietro l'inno dei Mondiali ci sono Vattene Amore di Minghi e Mietta, Another Day in Paradise di Phil Collins, Sotto questo sole di Baccini e i Ladri di Biciclette e Vogue di Madonna. Un bel po' d'italiani in classifica tra gli album: Lucio Dalla con Cambio, Eros Ramazzotti con In ogni senso, Marco Masini col suo debutto omonimo, il live Fronte del Palco di Vasco RossiLe nuvole di Fabrizio De André, Persone silenziose di Luca Carboni e la raccolta Gli anni '80 di Antonello Venditti. Seguono Mango con Sirtaki, Fabio Concato con Giannutri, Oltre di Claudio Baglioni e La sposa occidentale del Lucio Battisti sperimentale. Possiamo affermare con assoluta certezza che ci sono stati periodi più bui per i nostri artisti. 

Gli azzurri a Italia '90
Gli azzurri a Italia '90

Anche la nostra nazionale era una All Stars di nomi diventati ormai mitologici: Zenga, Baresi, Bergomi, Ferrara, Maldini, Vierchowood, Ancelotti, Berti, Donadoni, Mancini, Giannini, Vialli, Serena, Carnevale, Schillaci e Baggio. Vengono un po' di brividi a pensarli tutti insieme, se poi ci mettiamo impietosamente a paragonarli a Zaza e De Sciglio. In panchina Azelio Vicini, che verrà criticato aspramente per la gestione della semifinale, ma tanto il tifoso italiano è così: se avesse vinto sarebbe diventato eroe nazionale come già Bearzot e in futuro Lippi

L'Italia del 1990 non si è ancora scrollata di dosso la pesante patina glitterata e naif degli anni '80 vissuti all'americana, tra palestre e yuppies, paninari e maggiorate ossigenate, eppure quei rigori sbagliati e i pianti per le strade dei tifosi azzurri, sembravano un presagio di quello che di lì a poco avrebbe trasformato del tutto il decennio: la Prima Repubblica alla sbarra per il processo Mani Pulite, la crisi finanziaria che partì dal Messico e prese tutto il mondo occidentale, l'atroce Guerra dei Balcani a due passi da casa nostra, che segnò la fine della Jugoslavia e durò per quasi tutti gli anni '90, causando la morte di oltre 100.000 persone, la discesa in campo di Silvio Berlusconi politico.

Salvatore Schillaci, per tutti Totò
Salvatore Schillaci, per tutti Totò

Il crollo del Muro di Berlino nel 1989 e la fine dei regimi comunisti nell'Europa dell'Est avrebbe portato l'anno dopo i Mondiali all'esodo di 430mila albanesi nel nostro Paese, che per chi viveva in povertà sembrava davvero l'America, complici le televisioni di Berlusconi che trasmettevano un'immagine tutta lacca e steroidi dell'Italia al di là dell'Adriatico. 

Prima che il mondo cambiasse definitivamente, l'Italia rimaneva ancorata alle sue virtù, ma anche ai suoi vizi, e potete immaginare quanta corruzione ci sia stata per costruire gli stadi che avrebbero dovuto ospitare i tifosi da tutto il mondo. "Vietato fare figure di merda", questo era il mantra, e intanto i miliardi di lire passavano di mano in mano senza troppi controlli, seguendo quella tradizione che sa un po' di Cosa Nostra. Un hotel di Milano costruito e mai aperto, una fermata della stazione di Roma usata una sola volta, Palermo in rivolta perché manca l'acqua: il Mondiale italiano, figlio della superbia di Craxi, è stato anche quello degli sprechi e del pressappochismo. Nessuna delle opere fu completata per tempo, mentre sono stati spesi seimila miliardi di lire di soldi pubblici per opere di cui è rimasto davvero poco, nel tempo.

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Eppure, basta guardare il goal di Roberto Baggio contro la Cecoslovacchia, in cui parte da centrocampo, vola sulla fascia, si accentra, scarta tutti e la mette dentro, con la voce esultante di Bruno Pizzul a fargli da contrappunto, per far salire di quei brividi che fanno venir voglia di uscire di casa e abbracciarsi con chi capita, di fare i caroselli fino a notte fonda e di gioire come ormai è da un po' che non possiamo fare. Prima che crollasse tutto, l'estate del 1990 ci ha regalato di quelle notti magiche che, a distanza di tempo, fanno sembrare anche la mascotte Ciao meno orribile.

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L'articolo 30 anni da Italia '90, le notti magiche prima del crollo di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-06-08 15:14:00

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