L'estate più dura delle discoteche italiane: "Dobbiamo resistere"

Chi non ha ancora aperto e non sa se lo farà, chi si aspetta un 10% del fatturato, chi contesta distanziamenti impossibili da applicare. Un viaggio tra i "locali da ballo" della penisola, stretti tra il Covid e gli insopportabili moralismi sull'inopportunità di concedersi un ballo

23/06/2020 - 09:40 Scritto da Simone Stefanini

Prendendo in prestito le parole di Claudio Cecchetto, che di nightlife se ne intende, l'estate non è tale senza le discoteche, ma le discoteche non possono vivere senza assembramento. La ragione per cui migliaia di ragazzi vanno a ballare è per stare in mezzo alla gente, e al momento le cose sono un po' complicate. L'Italia è spaccata a metà, con la Lombardia sempre ai box e la Puglia già ripartita: la notte tra sabato 20 e domenica 21, alcune discoteche del Tavoliere sono riaperte e sono circolati dei video sui social che hanno scandalizzato gli scandalizzabili, in cui si vede un sacco di gente ballare e divertirsi esattamente come prima dell'emergenza sanitaria. 

Basta leggere i commenti a un video di Repubblica in cui alcuni gestori di locali si dichiaravano pessimisti e prossimi al fallimento per capire che, dopo i runner e la movida degli aperitivi, i prossimi a essere lapidati sui social sono proprio i frequentatori di discoteche. L'ennesimo circo degli orrori di chi non ha mai frequentato un ambiente e ti dice come dovresti fare col tuo lavoro, quando va bene. Il resto sono i soliti insulti del cazzo, fatti da chi non ha una vita e gode a parlare di quella degli altri. Niente che non abbiamo già visto mille volte.

I commenti al video di Repubblica
I commenti al video di Repubblica
 

È chiaro che non c'è grande differenza tra un assembramento e un altro, tra una piazza affollata e una discoteca all'aperto piena, ma le regole per i locali notturni al momento sono molto restrittive: se normalmente il parametro dell'affollamento è di 1,2 persone al metroquadro, nel caso delle discoteche scende a 0,7 – nella regione Puglia – e, va da sé, tutti gli spazi devono essere assolutamente sanificati. 

I locali a capienza 3000 persone ora possono ospitarne al massimo 2000, ma non esiste alcun controllore che stia in pista a chiedere ai frequentatori – tutti con l'obbligo di mascherina – di rispettare le distanze. Per questo motivo, molte discoteche non hanno ancora aperto: prendere una maxi multa o farsi chiudere il locale è un attimo. Il problema più grande è cercare di far rispettare il distanziamento tra le persone, che dovrebbe essere per legge di due metri. Una regola che sa di fantascienza.

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Abbiamo raggiunto Giancarlo Bornigia, il proprietario del leggendario Piper di Roma, il padre di tutti i club, che si occupa anche della discoteca Jolie (ex Alien): "Mi auspico di poter ripartire a ottobre senza le attuali restrizioni che sono state previste per le discoteche all'aperto, specie senza l'obbligo di rispetto del distanziamento, perché a oggi non posso riaprire e non posso immaginare un guadagno nel brevissimo periodo". Parla anche dei lavoratori dei suoi locali, che sono tutti in cassa integrazione, anche se non tutti l'hanno ricevuta: solo in pochi hanno avuto gli stipendi dei mesi di marzo e aprile, ridotti del 50%.

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Ancora più pessimista Valerio Gronchi, direttore artistico della discoteca Tartana di Follonica (GR) e organizzatore di concerti e festival nella bassa Toscana. I divieti sono gli stessi: 2 metri di distanza in pista da ballo, sanificazione, non si può bere al bancone del bar. Al momento, per questi motivi la discoteca non ha ancora aperto. Gronchi ci spiega che potrebbero riprendere le attività a metà luglio, senza le formule per saltare i divieti – come "ristorante con cena danzante" –perché sono discoteca pura e spera che per quella data le misure di distanziamento siano meno restrittive, perché nessuno che lavori in questo ambiente ha la capacità di farle rispettare.

Anche loro hanno ridotto il personale, dal momento che il locale deve aumentare le spese per la sicurezza e ci saranno minori introiti legati al bar. Quando gli chiedo quanto pensa di poter guadagnare da questa estate, ride amaro: "Quanti soldi ci rimetteremo, vorrai dire! Non ci saranno guadagni, ci sarà movimento per non morire di testa, non per un tornaconto economico. Se non torna tutto alla normalità, la maggior parte dei locali notturni e delle organizzazioni di concerti fallirà. Oltretutto ci saranno problemi di ordine pubblico, che stanno già accadendo: ragazzi che dopo mezzanotte, senza un posto ufficiale dove andare, si ritrovano il luoghi del tutto privi di sicurezza, o in strada, e scatenano risse. Non che in discoteca non succedano, ma siamo attrezati con telecamere, personale di security e ambulanze per far sì che ci sia più controllo possibile".

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Marco Mannini è il titolare del Tenax, la storica discoteca fiorentina, e ci parla subito delle restrizioni come causa dell'impossibilità d generare profitti. Per tentare di salvare la stagione hanno fatto varie dirette streaming sui loro social e hanno intensificato la produzione del loro merchandising. Sono riusciti a bloccare l'affitto di location e uffici, dal momento che l'attività è ferma da marzo a luglio e il resto delle spese è stato pagato, ma, come ben sappiamo, per ora le aperture non riguardano i locali al chiuso come il Tenax. Benché il locale venga usato anche per alcuni concerti – l'anno scorso Myss Keta, Malika Ayane, Colle de Fomento e non solo –, l'economia si basa sulle serate di musica elettronica e sui party a tema.

Quste le sue considerazioni in merito: "Dobbiamo resistere, sperare che la politica non si scordi di noi, essere positivi e resilienti; ci stiamo muovendo per cercare delle alternative a livello di iniziative e di novità, ma in questo tragico momento dell’umanità non è affatto semplice: criticare chi ci governa è più facile per tutti. In tema d’affitti, il 60% del credito d’imposta che è stato dato a noi locatori per marzo, aprile e maggio è una misura che ti consente di sopravvivere un po', spero che lo possano allungare per i mesi successivi di giugno, luglio ed agosto, perché purtroppo nessuno saprà quando riapriremo: siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi ad aprire, questo è un triste dato di fatto".

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Fabio Nirta, dj calabrese famoso nella scena, ci descrive la situazione a casa sua: "La stagione è in divenire, nel senso che è soggetta alle regole del virus, prima che quelle decise e imposte dalla situazione attuale. Di certo c'è tra le strade gran voglia di divertirsi e, causa anche il numero ormai esiguo di malati, le persone hanno ricominciato a uscire e a riempire le piazze.

La paura è che ci sarà un accanimento verso gli assembramenti all'interno di strutture quali club, discoteche e lidi di intrattenimento o possibili concerti, mentre – cosa che fa piuttosto arrabbiare – nei classici luoghi di incontro pubblici tutto è concesso già da qualche settimana, senza troppi controlli. In regione si è festeggiata la Reggina in B, e basta vedere video e immagini di quei giorni di festa: i lungomare delle coste sono pieni di gente. Al momento non si registrano troppi casi, incrociamo le dita e confidiamo nel futuro, sperando che questi momenti di festa non vadano ad alterare una situazione al momento sotto controllo".

E i guadagni? Stessa cosa: "Posso dire con poca approssimazione che si guadagnerà circa un decimo dell'anno scorso, a meno che le cose non cambino o succeda un mezzo miracolo. Si resta aperti per dare sollievo, continuità, per non perdere l'abitudine a lavorare, e, soprattutto, perchè star fermi senza far nulla e senza creare non appartiene al nostro DNA. Nei lidi e nelle discoteche penso sarà diverso, fortunatamente per loro, ma non sarà lo stesso volumi di affari degli anni scorsi per nessuno. È un anno in rimessa, ma lo si sapeva. È triste accettare che in Italia siamo fermi ancora al concetto superato che la musica sia la fonte di ogni male. Mi sento impotente e mi fa rabbia, tanta".  

Questo il polso della situazione in giro per l'Italia, e non va meglio in Europa: a Ibiza, la capitale del divertimento continentale, la stagione è saltata del tutto, le discoteche non apriranno e non abbiamo idea delle ripercussioni che un anno senza musica, senza divertimento notturno e senza l'indotto da esso creato possano avere sul breve termine, a partire già dal prossimo settembre. È il momento della svolta, ignorare il settore in questo momento rischia di affossarlo definitivamente.

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L'articolo L'estate più dura delle discoteche italiane: "Dobbiamo resistere" di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-06-23 09:40:00

COMMENTI (1)

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  • valeraire 4 anni fa Rispondi

    Adoro la selezione naturale. Sgombrate, teste di cazzo. Volevate stase tutti insieme in disco appiccicati? Vi ritroverete nella fossa comune più grande e capiente della storia e non ci sarà mai nessuno che lo meriterà più di voi. E ora se non vi dispiace sgombrate dalla terra.