In America hanno Kanye West, noi per fortuna abbiamo Cosmo

Marco Jacopo Bianchi ha acceso gli Stati Popolari di Aboubakar Soumahoro con un discorso contro la "dittatura" culturale dei ricchi e a favore degli ultimi. È stato criticato duramente, ma ha ragione al 100%

Kanye West si è candidato alle Elezioni Presidenziali americane del 2020 con questo messaggio affidato al suo profilo Twitter: "Ora dobbiamo realizzare la promessa dell'America fidandoci di Dio, unificando la nostra visione e costruendo il nostro futuro. Corro per la presidenza degli Stati Uniti". Purtroppo per chi scrive, non ha alcuna importanza la promessa dell'America, né la fiducia nell'Altissimo, è stato sufficiente vedere come solo due anni fa appoggiasse Donald Trump per far perdere credibilità a ogni causa intrapresa dal rapper marito di Kim Kardashian

Capita che all'incirca nello stesso giorno, domenica 5 luglio, Marco Jacopo Bianchi in arte Cosmo prenda parola alla manifestazione di Stati Popolari, organizzata dal sindacalista Usb Aboubakar Soumahoro in Piazza San Giovanni a Roma per difendere lavoro, vita e diritti degli invisibili: braccianti agricoli, rider, precari, operai, disoccupati. Un evento politico ma non partitico, che mira al cuore degli sfruttati.

Nel video che ha condiviso dalla sua pagina Facebook, Cosmo appare molto emozionato, più di una volta incespica e si ferma, ricordando a tutti che questo non è il suo lavoro, ma nei quasi dieci minuti di intervento scritto affronta temi sensibili con una lucidità e una passione rari nell'ambiente. "Mi chiamo Marco, ho 38 anni, sono un musicista", dice dal palco.

"Negli ultimi quattro o cinque anni le cose si sono messe abbastanza bene e ho raggiunto un grado non enorme, ma soddisfacente, di quello che alcuni chiamano successo. Mi chiedo spesso cosa questo significhi, anche alla luce delle mie origini: sono nato e cresciuto in una famiglia operaia e ho maturato delle idee abbastanza chiare in merito. Sono arrivato alla conclusione che il successo è quello che la società sventola davanti agli occhi di tutti per far credere che se uno s'impegna ce la fa, che, se uno lo merita, può farcela con le sue sole forze. Tutto questo è ovviamente falso, questa società non è in grado di premiare tutti, non premia tutti quelli che lavorano e s'impegnano, e questa piazza è piena di esempi".

Un incipit in netto contrasto con la poetica del sogno americano. Cosmo è laureato in filosofia e stava in classe con Diego Fusaro. Fortuna che non ne sia stato influenzato in alcun modo. Continua: "C'è una terribile implicazione in tutto questo: se uno è responsabile delle proprie fortune, allora è responsabile del proprio fallimento. Se guadagni poco, se sei disoccupato, se sei povero, è colpa tua perché non t'impegni, quindi non te lo meriti. Questo non è solo un errore, è un orrore. Questa è un'ingiustizia spirituale che si aggiunge all'ingiustizia materiale. Come siamo arrivati a considerare il potere, i soldi, la bella vita come lo scopo di vivere in società, e a considerare la povertà come qualcosa di normale, qualcosa che inevitabilmente colpisce chi non lavora abbastanza o magari non ha i mezzi per raggiungere quel successo? Perché questa società non si scandalizza delle ingiustizie, invece di preoccuparsi del profitto e della crescita? È semplice, ha trionfato il punto di vista dei vincitori, dei ricchi e dei potenti, e sono stati dimenticati gli ultimi, quelli che sono alla base della società, quelli che permettono all'economia di stare in piedi. Quelli che con il loro lavoro costruiscono la ricchezza di altri".

Un affondo al successo e al neoliberismo, che hanno distrutto l'aggregazione e la solidarietà. Cosmo continua parlando del rapporto causa-effetto tra le sue affermazioni e il mondo della musica: "La ricerca ossessiva del successo, la celebrazione narcisistica della star, l'esibizione di grandi numeri, si sono svuotate di significato. Oggi all'arte va richiesto impegno, critica e, se necessario, aperta accusa di tutto il sistema di potere politico ed economico che negli ultimi anni ha quasi prosciugato il dibattito pubblico riguardo le ingiustizie".

Un discorso accorato ed emozionante, come non se ne sentivano da tempo, che non cerca facili cerchiobottismi ma va per la sua strada a costo di perdere sostenitori, come commenta nella didascalia social. Nella seconda parte del suo appello, il cantante parla di come, negli ultimi anni, le possibilità di aggregazione per i concerti o il ballo siano state ridotte ai minimi termini; di come i locali siano subissati di norme e regole sempre più stringenti a cui doversi attenere, di come non sia possibile lavorare per la maggior parte dei lavoratori del settore e di come la maggior parte dei gestori di locali non possa permettersi di rimettere dal proprio lavoro.

video frame placeholder

La musica e il ballo vengono sempre più confinati ai margini, fino ad arrivare all'illegalità, perché la società odierna non prevede il divertimento: la persona deve lavorare e tornare a casa, poi ripetere la stessa cosa il giorno dopo.  Mi perdoni Cosmo se ho parafrasato troppo, ma trovate tutto il discorso nel video che vi mostriamo. Finisce con: "Riprendiamoci le strade, riprendiamoci le piazze, riprendiamoci il futuro". Ora sono io ad essere emozionato, nella testa ho le note di Future Days dei Drink To Me, scritta da Cosmo prima di essere Cosmo, e sono felice che a prendere parola in Italia sia lui e non Kanye West.

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L'articolo In America hanno Kanye West, noi per fortuna abbiamo Cosmo di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-07-07 15:11:00

COMMENTI (1)

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  • nicola.stufano4 anni faRispondi

    Brava 'sta Deborah Serracchiani, farà strada