Il jazz spirituale di Tommaso Cappellato parla di noi e di questo pianeta in fiamme

Ha un titolo lunghissimo – "If You Say You are From This Planet, Why do You Treat Like You Do?" – e un messaggio di speranza il nuovo album del jazzista assieme al collettivo Astral Travel, edito da Hyperjazz. Con un omaggio a Harry Whitaker e alla poesia visionaria di Sun Ra

Tommaso Cappellato in studio, foto di Simone Settimo
Tommaso Cappellato in studio, foto di Simone Settimo

Si intitola If You Say You are From This Planet, Why do You Treat Like You Do? il nuovo album di Tommaso Cappellato e Astral Travel: il collettivo guidato dall'eclettico batterista, produttore e DJ anticonformista del jazz e che mette insieme improvvisatori della scena musicale contemporanea, da Fabrizio Puglisi al piano, Piero Bittolo Bon ai fiati e all’elettronica, Marco Privato al contrabbasso.

Il disco, edito per la Hyperjazz Records, la nuova etichetta indipendente di Raffaele Costantino – A&R –con Sergio Marchionni come label manager e Maurizio Bilancioni unisce sei brani che sono il risultato di improvvisazioni live-in-studio, decostruite in un meticoloso lavoro di post-produzione del producer Rabih Beaini e rese uniche dal duetto vocale formato dal jazz singer losangelino Dwight Trible e dalla cantante e compositrice Camilla Battaglia.

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If You Say You are From This Planet, Why do You Treat Like You Do? è un esperimento inedito e come tutta la produzione di Astral Travel è dedicata al pianista e arrangiatore Harry Whitaker, mentore e ispiratore di Tommaso, di cui si ricorda il capolavoro spiritual Black Renaissance, Body, Mind, and Spirit composto nel 1976 all'età di 26 anni. Musica che riesce con inedita attualità a parlare delle condizioni del mondo in cui viviamo, sollevando un interrogativo collettivo sulle sorti della specie umana.

Oltre a Harry Whitaker, l'album si ispira e rappresenta un omaggio al pensiero di Herman Poole Blunt, meglio conosciuto come Sun Ra, pianista tra le figure più controverse del jazz contemporaneo

A differenza di qualsiasi altra rivisitazione o riproposizione della musica di Sun Ra, le sei composizioni inserite nell'album si ispirano alla poesia del genio dell'Alabama e in particolare ai suoi testi poetici, raccolti nel libro This Planet Is Doomed: The Science Fiction Poetry of Sun Ra. Musicisti e giornalisti molto raramente intervistarono il jazzista-filosofo sull'argomento, ma una delle attività principali di Sun Ra era proprio la poesia. Iniziò a scrivere a nove anni "assumendo la posizione di uno scienziato proveniente da un'altra dimensione", raccontò poi.

This Planet Is Doomed: The Science Fiction Poetry of Sun Ra - foto di Sergio Marchionni
This Planet Is Doomed: The Science Fiction Poetry of Sun Ra - foto di Sergio Marchionni

Sonny – anche così si faceva chiamare – inseriva poesie sulle copertine degli album, nei programmi dei concerti e nei booklet della Saturn, la sua etichetta. In alcuni momenti affermò addirittura che la poesia fosse la parte più importante del suo lavoro e la musica invece un protesto per attirare l'attenzione del pubblico.

Le sue poesie sono il risultato di una profonda immedesimazione nel soggetto e non a caso la dimensione è sempre la prima persona singolare: parlano del bisogno di un altro mondo per una convivenza diversa, della necessità di un'altra mente per guidare il pianeta, del bisogno di un altro essere umano per preservarlo e della necessità di un'altra lingua per comprenderlo. A chi non le capiva, Sun Ra diceva "These poems are for tomorrow".

Scoprire traccia dopo traccia i simbolismi contenuti in If You Say You are From This Planet, Why do You Treat Like You Do? del progetto Astral Travel vuol dire accogliere l'invito di Sonny ad attraversare altre dimensioni, attualizzando il suo messaggio di speranza per un altro genere umano e di fiducia nelle possibilità del futuro.

Abbiamo incontrato Tommaso Cappellato e Sergio Marchionni di Hyperjazz, per comprendere meglio la genesi, il concept e lo sviluppo di questo progetto, dal punto di vista sia di un musicista sia di un label manager. Partiamo da Tommaso.

Come nasce il progetto Astral Travel?

Astral Travel è un progetto nato come tributo a uno dei miei mentori più significativi, il pianista e compositore Harry Whitaker. Si tratta di un organico che esiste dal 2012, con un primo disco intitolato Cosm’ethic, pubblicato da Jazz Re:freshed Records nel 2013.

Chi eri prima di Cosm'ethic?

Fino al 2013 il mio percorso artistico si era basato sulla produzione di progetti, che vertevano per lo più verso il jazz moderno. Mi ero formato a New York, dove avevo approfondito gli stilemi della tradizione Afro-Americana. Tornato dagli Stati Uniti alla fine del 2005, ho conosciuto Rabih Beaini, producer e DJ di elettronica sperimentale, originario del Libano e all’epoca residente a Venezia. Con lui ho intrapreso una fruttuosa collaborazione culminata, in una prima fase della nostra amicizia, con l’apertura del club locale Elefante Rosso. Era il 2009, e io ricoprivo la veste di consulente artistico per la parte riguardante il jazz.

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Quali artisti sono passati dal palco di Elefante Rosso?

Il locale, situato poco fuori Venezia, era uno spazio concettuale che, grazie alla profonda conoscenza e intuito di Rabih, ha riunito moltissimi artisti internazionali provenienti dagli ambiti stilistici più disparati: Mark de Clive-Lowe, Tawiah, Hamid Drake, William Parker, Donato Dozzy, Dego, Volcov, Paul Randolph, Patrick Gibin, Fabrizio Puglisi, Underground Resistance, Sandra Nkakè e tanti altri.

Cosa ti è rimasto di quella esperienza?  

Il locale è rimasto aperto circa un anno e per vari motivi è stato costretto a chiudere, ma cito la comparsa di questo posto come un passaggio importantissimo per me. Oltre ad aver incontrato personaggi determinanti per lo sviluppo del mio percorso, sono riuscito a comprendere attraverso questa fase che il mondo del jazz e la musica elettronica sono due mondi effettivamente conciliabili. L'unione tra questi due mondi sono fonte di ispirazione e di possibilità creative infinite. Da quel momento ho cominciato anche a percepirmi in un modo diverso, non più esclusivamente dal punto di vista dello strumentista esecutore, ma anche come producer.

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Parliamo di If You Say You Are From This Planet, Why Do You Treat It Like You Do: cosa ti ha spinto a confrontarti con il lato poetico e filosofico di Sun Ra?

Da molto tempo sono appassionato di temi riguardanti la spiritualità e la metafisica. Penso che molti musicisti lo siano, perché la musica è un mezzo per comunicare con altri mondi. Attraverso la musica si può parlare di realtà utopiche altrimenti poco immaginabili se si rimane costantemente in una sfera troppo materialista. Le frequentazioni con autori, filosofi e scrittori che parlano di questi argomenti sono state moltissime, e ad un certo punto mi sono ostinato a ricercare quali tra i musicisti sensibili a queste tematiche avessero anche scritto dei testi che esprimessero le loro visioni in concetti: John e Alice Coltrane, Pharoah Sanders, Archie Shepp per citarne alcuni.

Come hai conosciuto Sun Ra?

Avevo già letto varie biografie di Sun Ra, ma non avevo ancora trovato testi scritti da lui, sino a quando mi sono imbattuto nel libro This Planet Is Doomed nella storica libreria Strand Books a New York. È stato tutto abbastanza casuale e non ero assolutamente alla ricerca di contenuti per un disco, ma quando ho letto queste poesie – stiamo parlando del 2015 –, ho sentito una forte pulsione a riprendere in mano il progetto Astral Travel. Allora ho coinvolto Dwight Trible, con cui avevo da poco collaborato a Los Angeles, e tutti i musicisti che hanno partecipato al disco, compreso Rabih Beaini alla post-produzione. Proprio lui che qualche anno prima aveva fatto costruire un sole di metallo ispirato a Sun Ra e l'aveva posto sopra il palco dell’Elefante Rosso.

Astral Travel - foto di Sergio Marchionni
Astral Travel - foto di Sergio Marchionni

Cosa lega Sun Ra al nuovo album di Astral Travel?

I temi affrontati nelle poesie di Sun Ra, che denunciano lo stato attuale del pianeta e la coscienza collettiva dell’uomo, la diseguaglianza, la stupidità, il razzismo. Se non si parla di questi temi non si cresce e le cose non cambiano, quindi ho sentito fosse arrivato il momento di usare la musica e un'uscita discografica per portare alla luce certe questioni.

Le poesie di Sun Ra sembrano una profezia dei tempi che stiamo vivendo. Cosa ne pensi?

È vero. La casualità della temporalità riguardante l’uscita di questo progetto discografico ha lasciato basite tutte le persone coinvolte, ma onestamente sarebbe stato altrettanto attuale anche se non fosse successa alcuna pandemia. L’importanza di questi temi e l'importanza di continuare a parlarne sempre può far sì che la coscienza collettiva cominci a pensare che sia possibile cambiare attraverso l'immaginazione di un mondo migliore. Il "sistema" e conseguentemente le news da esso veicolate sono dei guinzagli per le menti, ma se l'uomo si rendesse conto di quale potere creativo risiede nella propria mente e dunque nello spiegamento di realtà altre, smetterebbe immediatamente di dare attenzione a informazioni nocive alla salute psicologica e si concentrerebbe esclusivamente sulla creazione di un habitat migliore per sè stesso e gli altri.

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Quali musicisti si avvicinano alla sensibilità e alla visionarietà di Sun Ra?

È difficile paragonare artisti contemporanei a una figura quale Sun Ra. La sua longevità artistica, integrità concettuale e lungimiranza nella visione lo rendono piuttosto inarrivabile. Detto questo ci sono delle artiste che tendono verso lo stesso tipo di ispirazione. Partendo dalle più prolifiche e presenti sulla scena da più tempo mi vengono in mente la flautista e compositrice Nicole Mitchell, che ha sempre affiancato ai suoi dischi e progetti meravigliosi – tra cui Bindu e Black Earth Ensemble – un messaggio che ha a che fare con l’ascensione spirituale e la denuncia di divisione razziale. Anche la geniale Georgia Anne Muldrow si concentra sugli stessi temi ma con un output musicale totalmente diverso dalla Mitchell. Penso anche alla poetessa Moor Mother e agli Irreversible Entanglements, a Angel Bat Dawid & Tha Brothahood – entrambe sotto l’ombrello della label di Chicago International Anthem –. Alla cantante, flautista e beat maker Melanie Charles o alla sassofonista Hailey Niswangher: tutte artiste che nonostante la recente comparsa sulla scena e ai pochi album all’attivo emanano una potenza espressiva e visionaria pari a pochi. Penso il loro output sia entusiasmante e non vedo l’ora di vedere come si svilupperà. In ambito italiano l’artista a cui penso è Alessia Obino che fra pochi mesi pubblicherà un disco meraviglioso per la label New Interplanetary Melodies.

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Sulla linea dell'improvvisazione live-instudio, come avete lavorato per la registrazione dell'album?

Ho adottato un metodo compositivo abbastanza tipico delle mie ultime uscite. Oltre a Dwight Trible, ho chiamato in causa la cantante Camilla Battaglia, Marco Privato al contrabbasso, già presente nella prima formazione del progetto, Fabrizio Puglisi al piano, rhodes e sintetizzatori e Piero Bittolo Bon ai fiati e all’elettronica. Sono tutti musicisti con una caratura e una personalità artistica spiccate e abituati all’improvvisazione. Ho prenotato due giorni in uno dei miei studi preferiti, il Duna Sound vicino Ravenna, e abbiamo deciso unicamente i testi delle poesie che Camilla e Dwight sarebbero andati a declamare. Per il resto è stato tutto improvvisato collettivamente senza nessuna direzione o preconcetto.

Quali sono i "privilegi" di un metodo del genere?

Questo è un processo che a me piace molto perché la magia del momento fa emergere una musica che sarebbe impossibile scrivere. Allo stesso tempo la tecnologia ci consente di intervenire in post-produzione e grazie all'isolamento di ogni voce e strumento è possibile arrangiare il contenuto come meglio si crede. Questo processo l'ho affidato a Rabih Beaini, che è un maestro nel rielaborare musica altrui e nel dare un valore aggiunto alla storia che si cerca di raccontare. Basta pensare a tutta la discografia della sua Morphine Records che include artisti quali Senyawa, Charles Cohen, Pauline Oliveros, Pierre Bastien e molti altri artisti della scena sperimentale.

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Da dove deriva la scelta stilistica voce maschile + voce femminile, nel jazz piuttosto rara?

Non è stata una scelta casuale. La profondità della voce di Dwight e il timbro cristallino della voce di Camilla rappresentano due poli di attrazione divergenti e vorrebbero rappresentare la dicotomia di tutto il creato. Non si può dire che uno sia positivo e l'altro sia negativo, piuttosto che rappresentino due estremi di uno stesso organismo. La vita è piena di queste estensioni e mi piaceva rappresentarlo con il suono.

Nel tuo mondo c'è anche la radio. Di cosa ti stai occupando?

È da qualche anno che svolgo selezioni, podcast e programmi su varie webradio. Per Rocket Radio, che ha base a Verona, ho appena completato una serie di dieci episodi intitolata Eternalrhythm: una selezione in vinile di varia durata, dalle tre alle cinque ore. Altro progetto radiofonico in ballo è Outerviews, un podcast per la webradio losangelina DubLab. Era da tempo che volevo svolgere un programma monografico su personalità musicali che sono per me fonte di ispirazione e quando l’opportunità si è presentata su Dublab Radio non ho potuto rifiutare. Lo scopo del programma è dare luce a figure che hanno un'influenza importante sulla scena, ma il cui nome spesso non riverbera a livello internazionale. Ho dedicato il primo episodio a uno dei miei mentori che ho citato prima, Harry Whitaker, mancato una decina di anni fa. Attualmente sto lavorando sulla prossima puntata, con un’intervista annessa, che riguarda un'altra figura per me importantissima: il batterista Michael Carvin, con cui ho studiato per vari anni durante la mia lunga permanenza a New York. 

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Ti sei sempre diviso tra Stati Uniti e Italia. Dove hai deciso di rimanere?

A gennaio 2020 mi ero trasferito permanentemente a Los Angeles, ma l’emergenza causata dalla pandemia ha fatto si che sia dovuto tornare in Italia per stare vicino alla mia famiglia. Tornerò non appena sarà possibile, perchè da poco sono entrato a fare parte di un'ottima agenzia con base a Portland, con il prospetto che ci saranno parecchie collaborazioni.

Progetti futuri?

In autunno uscirà un disco in trio con Mark de Clive-Lowe per Mother Tongue Records, prodotto da me e il bassista Andrea Lombardini. L’idea è scaturita durante un viaggio in Svizzera, dove abbiamo suonato con Mark. È un disco più acustico ed intimo rispetto al suo solito ma pur sempre carico di energia. Un altro lavoro di cui vado molto fiero è il materiale registrato in 25 giorni di residenza artistica presso lo spazio culturale e multimediale Pioneer Works a New York a settembre del 2018 e a cui hanno partecipato vari ospiti tra cui Jaimie Branch, Val Jeanti, Afrikan Sciences, Shahzad Ismaily, Michael Blake e altri artisti della scena newyorkese. Sono quasi alla fine del missaggio e inizierà presto la fase di ricerca per una collaborazione discografica negli Stati Uniti.

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Sergio Marchionni è il label manager di Hyperjazz Record, etichetta indipendente di Raffaele Costantino, che ha firmato If You Say You are From This Planet, Why do You Treat Like You Do? di Tommaso Cappellato e Astral Travel. Ora tocca a lui rispondere alle nostre domande su questo progetto e su questo nuovo "spiritual jazz".

Qual è stato l'iter che ha portato l'album alla release?

Abbiamo iniziato a parlare di questa release con Tommaso prima della nascita ufficiale di Hyperjazz, quindi più di un anno e mezzo fa. Il disco intercetta alla perfezione il linguaggio musicale che stiamo cercando di sviluppare e concretizza alcune delle idee alla base del pensiero targato HJ. Unione di intenti totale quindi, anche con il team di Goodfellas che distribuisce in esclusiva i nostri dischi e con il quale condividiamo la genesi della label. Trovato l’accordo con il management e la famiglia di Sun Ra per l’utilizzo dei testi delle poesie, abbiamo sviluppato il piano editoriale e quello pubblicitario. La pandemia ha complicato le cose e dilatato i tempi, ma siamo comunque riusciti a portare a compimento tutta la pianificazione originaria. Il vinile è stato stampato da Mother Toungue a Verona, con la stupenda copertina disegnata da Raimund Wong.

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Perchè avete affiancato all'album un booklet inedito che raccoglie le poesie di Sun Ra?

L'artwork e i contenuti sono fondamentali per Hyperjazz. In questo caso era importante far conoscere agli ascoltatori i testi delle poesie che hanno ispirato il disco, soprattutto perchè i temi affrontati nei componimenti sono ancora davvero attuali. Il contenuto del booklet aiuta, quindi, a contestualizzare maggiormente il lavoro di Tommaso e degli artisti da lui coinvolti e a trovare magari una chiave di lettura diversa da quella data dal solo ascolto della musica. In generale, i contenuti extra servono a dare un altro punto di vista al fruitore e/o a completare la sua esperienza d'ascolto. Quando ci sono validi argomenti, credo sia giusto rendere partecipe l’ascoltatore di tutto il percorso artistico di un’opera musicale e magari aiutarlo a comprenderne meglio il significato o, semplicemente, fargli scoprire qualcosa di nuovo e interessante.

Che ruolo ha un label manager in un'etichetta?

Il ruolo di un label manager è fondamentalmente quello di raccordo e coordinamento tra i vari soggetti principali coinvolti in una release: artisti e loro management, stampatore, distributore e altre parti attive. Deve assicurarsi il rispetto della schedule approvata, coordinare le varie fasi e – in una label piccola e indipendente –spesso si occupa anche di studiare il piano editoriale e quello pubblicitario. Il laber manager tiene anche direttamente i rapporti con i media o l’ufficio stampa. Insomma, deve essere attento ad ogni dettaglio affinché tutto vada secondo una pianificazione attentamente studiata all’inizio dei lavori, cercando di azzerare i ritardi ed evitare problemi che spesso sono la causa più o meno diretta anche di perdite economiche

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Chiedo anche a te: progetti futuri?

A breve uscirà in digitale un altro EP di DJ Knuf, estratto da un lavoro più ampio dedicato all'hip house e ai suoi pionieri. Poi, sarà la volta di un nuovo debutto, quello di un giovane produttore italiano accompagnato da una delle voci più belle di Los Angeles. Stiamo anche lavorando a due compilation che speriamo vedano la luce nel 2021 e al nuovo materiale di Go Dugong e Phresoul.

Il prossimo 16 luglio è in programma un evento con il quale riprende la stagione Black And Forth di Jazz:Re:Found. Tommaso Cappellato si esibirà in un concerto in diretta streaming insieme al suo Collettivo Immaginario, un live ensemble che ha esordito dal vivo a Los Angeles nel gennaio del 2019 e si propone di esplorare nuovi paradigmi musicali, evocando quel mondo elettroacustico dei primi anni '70 in cui suoni ancestrali e ritualistici si fondono con l'estetica della sintesi moderna e l'improvvisazione d'avanguardia. I riferimenti musicali sono chiari: Lonnie Liston Smith, Harry Whitaker, The Meters, Piero Umiliani, Azymuth, Milton Nascimento, Kraftwerk e Flying Lotus.

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L'articolo Il jazz spirituale di Tommaso Cappellato parla di noi e di questo pianeta in fiamme di FabMonTro è apparso su Rockit.it il 2020-07-09 12:00:00

Tag: jazz album

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