Metropolis di Fritz Lang è un perfetto disco dal vivo

Sulle orme dei Kraftwerk, Half/Redo, chitarrista degli Arturo Fiesta Circo e dei Grenouille, è riuscito a trasformare il capolavoro del cinema muto in un album post rock. Il racconto di una serata unica all’Arci Bellezza

Un'immagine del film che potrebbe essere scambiata con un momento di pogo in un concerto rock
Un'immagine del film che potrebbe essere scambiata con un momento di pogo in un concerto rock

Quando si parla di cinema muto di solito, anche nei contesti più ameni e insospettabili (tipo davanti un boccale di birra all’ora dell’aperitivo), ci si divide sempre in due fazioni: ci sono gli amanti del genere, quelli che hanno visto tutti i lungometraggi, da Aurora a Settimo Cielo, e poi ci sono quelli che appena vedono mezzo frame di Cabiria iniziano ad averle le convulsioni per il senso di repulsione. Eppure tutti, fautori e oppositori, riconoscono che Metropolis, il capolavoro fanta-distopico di Fritz Lang, sia stata un’opera seminale a 360 gradi nella cultura pop: da Superman ai Queen, passando per droide C-3PO di Star Wars.

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Logico quindi che, quando abbiamo saputo che all’Arci Bellezza di Milano si stava organizzando una proiezione sonorizzata dal vivo affidata a Half/Redo, ci siamo letteralmente fiondati: un po’ perché, come perfettamente sapete, in un periodo come questo non è facile trovare qualcosa da fare di sera, e un po’ perché ci ricordavamo un’operazione molto simile qualche anno fa al Carroponte (che se ci pensiamo oggi ci pare davvero passata un’era geologica).

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Il chitarrista degli Arturo Fiesta Circo e dei Grenouille non ha deluso le aspettative e per comprenderlo ci è bastato veramente poco. Già perché solo all’intro, quando è comparso sullo schermo il motto/morale del film “Mittler zwischen Hirn und Hände muss das Herz sein/ Il mediatore fra il cervello e le mani dev'essere il cuore!” non c’era scelta migliore per sonorizzare Metropolis di affidarsi a una chitarra. Half/Redo, grazie ai suoi effetti e riverberi che ha letteralmente fatto esplodere mentre le scene di Lang venivano proiettate, era la perfetta incarnazione della mediazione, operata dal cuore, tra le mani e il cervello. 

Half/Redo, completamente in solo, ha dato vita a uno spettacolo totalizzante che, invece di distrarre rispetto alle artigliate vicende del film, l’hanno come sottolineato, rese più evidenti, rimarcando appunto i passaggi più concitati. Facciamo un esempio. Ad un certo punto Freder Fredersen, figlio di Joh, imprenditore-dittatore di Metropolis, nella ricerca di Maria, una sorta di profetessa di un futuro armonioso, si avventura nelle viscere della terra, nella cosiddetta città degli operai. Qui assiste a una delle scene più impattanti della storia del cinema. Gli operai vengono completamente spogliati dal loro far parte della congrega degli esseri umani per diventare ingranaggi di un meccanismo superiore, un dio-macchina che tutto fa e tutto compie per una e una sola ragione: il profitto.

E allora, quando un operaio, distrutto quasi a morte per l’infinito turno di dieci ore si accascia al suolo e non riesce più a controllare una valvola di sicurezza, ecco il disastro. Il meccanismo si inceppa e le macchine si rompono: un’enorme fiammata divampa, alcuni operai bruciano, altri si gettano dagli altiforni in cerca di una disperata via di fuga. E poi, quando il peggio sembra passato, ecco la visione di Freder: Lang, con un passaggio di inquadratura visionario, fa ergere dalle viscere delle macchine una colossale statua di Moloch, il dio pagano dei Fenici, al quale, secondo la tradizione, venivano fatti sacrifici umani. Mentre questa scena si compie, Half/Redo aveva notevolmente alzato i giri della sua chitarra, grazie ai riverberi del suo pedale magico, dando vita a un ritmo martellante e mostruoso, come se ci fosse un’intera orchestra di pistoni e bielle che suonavano all’unisono con le immagini di Lang.

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È stato qualcosa di forte, fortissimo, specialmente perché, poco prima, si era assistito a melodie quasi dream-pop per raccontare le scene ambientate nei cosiddetti “Giardini eterni”, il luogo ameno dove i ricchi nobiliari di Metropolis erano soliti passare il tempo tra esercizi fisici, gare di sport e tenzoni amorose. Ecco allora che grazie alla chitarra, alla magica chitarra di Half/Redo abbiamo, una volta di più, (ri)scoperto il potere mitopoeitico del cinema, unito al sonore e, segnatamente, alla musica. Non lo avremmo mai detto ma, da oggi possiamo dire che Metropolis di Fritz Lang è anche uno splendido album di post-rock dal vivo.

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L'articolo Metropolis di Fritz Lang è un perfetto disco dal vivo di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-10-08 11:11:00

Tag: cinema

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