Adriano Viterbini Goldfoil 2013 - Strumentale, Acustico

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Dimenticate per un momento i BSBE, e seguite Adriano fino alla sorgente del Mississippi. Non ve ne pentirete

Dimenticatevi i Bud Spencer Blues Explosion. O ricordateveli, se preferite. Le mani di Adriano Viterbini sono sempre le stesse, si muovono sulla chitarra allo stesso modo. Ma non è solo lo strumento ad essere cambiato, slide, acustica, Weissenborn o National Style-O che sia.

Non è neanche il diverso mondo di riferimento, anche se sì, quello c'entra molto: e non parliamo solo di musica, ma di sensazioni, vibrazioni (buone o cattive), suggestioni. Quelle che Adriano fa passare sottopelle quando lascia risuonare le sue sei corde, senza nessun elemento che mitighi o diriga altrove il suo blues: blues inteso in senso lato, non come genere musicale. Come linguaggio universale, che da un porticato cadente accanto ai covoni ("No name's blues") in pieni anni '20, si parla fino al Sahara ventoso e mistico dei Tinariwen ("Blue man"); e che si esprime con quelle linee pentatoniche, sempre così uguali e così diverse, e con quegli standard ("If I were a carpenter", "You're my sunshine" nello "Stella south medley") che passano di mano in mano, di bocca in bocca, di cuore in cuore, e vi attingono nuova linfa, nuova vita.

Ed è proprio questa linfa, questa vita, a scorrere dai solchi (digitali) di questo meraviglioso disco di Adriano, che si presenta in punta di piedi, senza una parola o una nota superflua, come un ragazzino educato chiede la parola al tavolo dei grandi del blues, ma senza alcun complesso di inferiorità. Parla di ciò che sa, e lo fa con tutto se stesso, e se anche una volta o due ("Montecavo") si dilunga un po', è solo per l'entusiasmo giovanile, l'ebbrezza che si prova a misurarsi coi maestri: forti di una personalità che ormai lo consente, e allo stesso tempo pronti a ricavare il massimo da quest'esperienza.

Ecco che allora Adriano lascia da parte per un momento le soddisfazioni già ottenute (e per i BSBE non sono certo poche), e sceglie una strada diversa per esprimersi, risalendo il Mississippi fino alla sorgente. Per poi ripercorrerlo da capo, ancora ed ancora. E noi dietro.

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La recensione Goldfoil di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-04-27 00:00:00

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