Subconscio Destroy bad world 2002 - Sperimentale, Progressive, Metal

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Uno strano demo questo dei Subconscio, fatto di rock italiano con un pizzico di hard-rock progressive. Certo, nulla di scandaloso ci mancherebbe, e vi dirò (anzi scriverò), di più; inizialmente sottovalutato dal sottoscritto a causa dei vari ascolti superficiali e fugaci, alla fine dei conti sono ben contento di far conoscere questa band a tutti voi in maniera positiva.

Sei brani in tutto (di cui due cantati in italiano e i restanti in lingua inglese), che scorrono molto piacevolmente nel lettore cd. Non vogliono dimostrare niente questi quattro ragazzi provenienti dalla Calabria: niente virtuosismi d’alto livello, cambi di tempo impossibili o passaggi inarrivabili come il buon ramo della musica progressiva insegna, bensì brani basati sulla melodia e un arrangiamento molto puntiglioso.

“Self destruction” può rappresentare a mio avviso il pezzo più studiato musicalmente e quello più tecnico, mentre “I’m just sayin’ it for you” è una ballata un po’ troppo lenta e noiosa che si trascina in una melodia già mille volte sentita. “You can’t lie again”, invece, può considerarsi come quello più commerciale e semplice - quindi quello più orecchiabile e alla portata di tutti, carico di pathos, soprattutto sul finale, dove il pianoforte duetta con bellissimi accordi con la voce.

Il gruppo dal meglio di sé in “Hunted”, veloce, precisa e con un organetto che ricorda gloriosi gruppi del calibro di P.F.M. o Le Orme, ma anche la più lunga fra tutte come durata e che ha poche parti di cantato (il tutto per far risaltare le qualità tecniche di tutti i musicisti rimaste un po’ nascoste nei brani precedenti).

“Clone” e “Preda” sono le due canzoni cantate in italiano, e grazie alla bellissima voce di Simone Miceli (che cura e suona anche le parti di basso), il tutto rimane subito e facilmente impresso nelle nostre menti. Anche la registrazione è molto buona, e la tecnica strumentale ci pare di pari livello, qualità che difficilmente si sentono nella maggior parte dei demo che arrivano.

Complimenti perciò a questo giovane gruppo del Sud-Italia che, assieme a pochi altri, tiene vivo il ‘ramo’ sempre più sottile del metal suonato nelle sue molteplici forme nella profonda punta dello Stivale. Rimaniamo in attesa del prossimo lavoro!

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La recensione Destroy bad world di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-02-22 00:00:00

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