Sikitikis Fuga dal deserto del Tiki 2005 - Stoner, Rock, Pop

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Assume finalmente una forma concreta lo sforzo discografico di Max Casacci. Con l'aiuto della EMI, Casasonica mette definitivamente piede nel mondo dei dischi nella veste di etichetta. Non si può che accoglierla con simpatia e rispetto, anche se il suo disco d'esordio è un'immensa delusione. Dispiace dirlo, ma questi Sikitikis combinano davvero un pasticcio. Li avevo conosciuti quando rubavano i contorni alle colonne sonore degli erotic-b-movie e dei serial polizzieschi anni '60. Una sexy lounge cinematografica e dall'intrigante retrogusto vintage. Purtroppo i dodici brani di "Fuga dal deserto del Tiki" stravolgono i lineamenti di quell'interessante progetto, lasciandolo annegare in un mare di rock senza la minima ispirazione.

Per quanto mi riguarda, nell'anno 2005 non è possibile aprire un disco con la garage version di una b-side dei Negrita. Intonare "voglio un amore nucleare yeah yeah, dammi un amore nucleare hey hey" è roba che annienta ogni buon proposito di ascolto. Le cose non migliorano nel resto del disco, nonostante le tante variazioni cromatiche. I quattro sardi le tentano un po' tutte. Rock'n'roll canterino. Surf core melodico. Sperimentazioni stoner giustappena punkerecce. Trallallero psichedelici da grande colonna sonora (peraltro unici momenti validi del disco). Insomma, vanno a zonzo quà e là con sublime abilità strumentale e bravura cristallina nel costruire fraseggi apparentemente emotivi. Riescono ad essere intensi pur senza avere neanche una chitarra (basso, batteria, voce, gingilli), ma scordandosi di mettere in gioco un solo barlume di Idea capace di renderli gradevoli. Si dimenano così tanto, da restare immobili. Un po' Queen of the stone age e un po' Fasten Belt. Un po' Morricone e un po' Ladri di Biciclette. Un po' Stooges e un po' Adriano Pappalardo.

Anche la roca impostazione vocale risente di un'enfasi vecchia e stucchevole. Se il tentativo era un tributo ai primissimi rockers italiani, forse bisognerebbe riascoltarsi Clem Sacco e rubargli l'ironia, perchè qui il riferimento più vicino è Paolo Belli (e non vuole essere un complimento). L'imbarazzante cover di "L'importante è finire" di Mina non fa che acuire il senso di depressione per un disco che fallisce in pieno, nonostante una produzione accurata, che mette in mostra le grandi risorse di Casasonica.

Insomma, e' possibile che io abbia sbagliato zona di ascolto, ma questo disco è davvero tanto brutto.

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La recensione Fuga dal deserto del Tiki di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-02-03 00:00:00

COMMENTI (4)

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  • dadanti 18 anni fa Rispondi

    no ? ma ascolta meglio.

  • dadanti 18 anni fa Rispondi

  • dadanti 18 anni fa Rispondi

    :=aUBbubuabAAUuauubAunon sei molto carino con loro meno male che hanno comunque un gran seguito ascoltali live

  • utente0 18 anni fa Rispondi

    concordo con la recensione