Redzoo Spring.150 2005 - Psichedelia, Indie, Elettronica

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Torno a occuparmi, dopo "Escaped music", di Salvatore Rizzo alias Redzoo, bizzarro inafferrabile home music maker. Non dico un'occasione mancata ma siamo lì: prima di me l'ha recensito Francesco Saliola, sicché sarebbe stata interessante una terza prospettiva critica.

Invece eccomi qui, una volta di più disarmato e sgomento. Chissà se troverò mai parole adeguate per la musica di Redzoo, nome d'arte che mi ha suggerito dapprima stragi animali, e che ora associo meno drammaticamente al cognome storpiato del suo titolare. Elettronico è il genere, radicale la parola adatta. A partire dall'album, i numeri 1-5-0 ricorrono e si rincorrono seguendo una rotta organica, circolare: 15 pezzi di 1:50 tranne l'ultimo di 15 minuti. Fosse questo l'arcano, sarei felice. Ma siccome me la vedo con un manipolatore di suoni che ricava da samples collage impossibili, devo patire. Ascolto una traccia di basso strozzato-chitarra abrasiva-tasti carezzati di piano. Passaggi sospesi di organo e synth delirante che pare una mosca impigliata in una ragnatela. Un vespaio d'inclassificabili effetti con drum machine sostenuta. Note sinistre di synth con voci convulse che si rimbalzano addosso. Poi leggo i titoli: "Red spring", "Water like mirror", "Wake up!", "Springtime", "Moon in april". Ah. Ma cosa? E perché? Allora comprendo. O meglio, mi adeguo: la musica è specchio di quello che hai dentro. Connubio di stati d'animo e arte. Di Festa Mobile e Terra Promessa. Come pura "Primavera" che ispira. O "Luna d'aprile" che regala emozioni. O "Acqua così trasparente che ti ci vedi riflesso". E la melodia? Una ritmica lineare? Si ravvisano, certo, però sono appena accennate. Ed è un peccato, perché Redzoo le conosce ma si ostina a lasciar la materia irrisolta. Come in "Truck", con moog striato a braccetto di percussioni tribali (!); "2 face people reprise" e i suoi teneri accordi da western crepuscolare; la conclusiva "East greek wind" concentrato magmatico di follia strumentale. Talmente ardito da prendersi gioco della macchina elettronica per poi violentarla. E intelligente da capire che allungando i pezzi, li renderebbe intollerabili. I suoi lavori sembrano sessioni a porte chiuse o improvvisazioni estreme di acid jazz letargico. Ideali per la colonna sonora di un thriller metafisico. Anzi, ambientato nello spazio. Che dico, in un pianeta dove umani e alieni vanno d'amore e d'accordo. Insomma, se volete fare 4 passi nella pura astrazione, Redzoo è quello giusto.

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La recensione Spring.150 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-02-08 00:00:00

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