“Lockdown”: una spina nel cuore del nostro tempo
Negli ultimi tempi troppa banalità è spacciata per impegno, spiando tra le finestre di appartamenti chiusi durante la quarantena. Lo spettacolo della musica accade quando si fanno dischi perché gli artisti li sanno fare e non solo perché qualcosa di urgente li obbliga a realizzarli; errata la convinzione che più c’è abitudine al dolore e più le canzoni trovano ispirazione. Giordano ci prova a dire la sua in un momento buio per tutti, girando sopra le idee con garbo, abituato a non fidarsi troppo del sole quando sta per piovere. La pioggia è durata a lungo, in verità, e il tentativo di guardare le stelle, durante mesi di violenti temporali, è risultato impossibile. E nello star sospeso, aspettando che il cielo tornasse a proteggerci di notte con la sua coperta trapuntata di lucette e a svelare il sole di giorno, ha realizzato un piccolo ep. Cinque esempi di folk rock, in una sorta di monologo solitario un po' incerto, ci raccontano i difficili giorni del “Lockdown”.
Da una piccola stanza, una voce si carica di emozioni nella foschia di pensieri che catturano la memoria. Sulle note di una chitarra, passeggiate tra le pieghe dell’anima riportano in versi la sofferenza dell’isolamento forzato e la voglia di vita (“Lacrime al sole”), l’insicurezza di un amore che non dà pace (“Cuore in affitto”, “L’ultimo bacio”) perché brucia ancora nelle vene (“Una rosa al giorno”), la speranza di tornare a guardare le stelle per sentirsi nuovamente vicini (“Nell’immensità del cielo”).
La confezione, in alcune canzoni (“Cuore in affitto”, “Nell’immensità del cielo”), è all’altezza dei piccoli tesori che si scoprono negli scaffali nascosti di certi negozi, in altre è più ordinaria, meno ricercata e spontanea (“L’ultimo bacio”, “Una rosa al giorno”). Ma Giordano va ascoltato, se non altro per essere certi che il suo ep abbia davvero qualcosa da dire al di là dell’urgenza del momento.
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La recensione Lockdown di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-07-27 16:51:25
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