Ardecores/t2005 - Folk

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Gli Zu, Geoff Farina dei Karate più un pezzo della scena folk-blues romana. Li metti assieme ed ecco gli Ardecore, che a immaginarli quasi non ci riesci: il jazz-core da conciliare con l’indie-rock, la tradizione a panino con l’avanguardia, il rumore e il caos compagni di merende della musica delle radici… Roba che se vai in sala di registrazione finisce a pugni.

Poi, però, scopri che alla base di un’accozzaglia del genere non c’è la ricerca a tutti i costi ma la semplicità della canzone romanesca, quella resa celebre nell’epoca del giradischi da immondi mestieranti del calibro di Lando Fiorini e i Vianella, gente che nel corso degli anni ne ha fornito un’immagine edulcorata e commerciale, da cartolina. La differenza tra gli Ardecore e gli artisti di cui sopra comincia proprio dal modo di impossessarsi della memoria storica del popolo romano, quello del dimenticato Romolo Balzani per esempio, dal dargli una dignità, un modo per uscire fuori dal ghetto della caricatura. Sono e saranno sempre stornelli, ma la loro interpretazione questa volta è struggente e poetica, come si conviene a storie d’amore e di coltello, di tragedie e di amori finiti male, tradimenti e violenze. Dove si muovono barcaroli, carcerati, condannati alla pena capitale e ogni genere di maledetti dalla vita.

Da questo punto di vista nulla da eccepire agli Ardecore, il cui merito più evidente è quello di aver sdoganato una forma di canzone da sempre ritenuto patrimonio esclusivo di una tradizione ammuffita. Deluso, invece, chi si aspettava un po’ più di coraggio nella costruzione musicale delle canzoni: con l’eccezione della lentezza ipnotica di “Lupo de’ fiume”, delle atmosfere da film alla Quentin Tarantino di “Eco der core” e di quelle alla Jim Jarmush di “Fiore de gioventù , c’è ben poco sperimentalismo, meno di quanto ci si possa aspettare dopo aver dato un’occhiata alla line-up del gruppo. Forse radicalizzare un pelino i suoni e sentire la storia di un barcarolo in chiave indie avrebbe fatto tutt’altro effetto.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-12-15 00:00:00

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