Mon Turin

Mon Turin

DeaR

2022 - Strumentale, Sperimentale, Classica

Descrizione

“Mon Turin” è una suite di brani dedicati alla città di Torino e ad alcuni momenti importanti della mia vita in essa vissuti. Il titolo è in francese perché fin da bambino ho sentito la “francité” di Torino e del Piemonte. Io, con la mia famiglia, abitammo per ventitré anni nel quartiere del “Piccolo Parigi”, com'era detto il Cit Turin, a pochi metri da quella piazza Statuto nota per essere il vertice del triangolo della magia nera con Londra e San Francisco. E anche nota perché, dagli anni '80 a tuttora, ritrovo dei mods creato dalla band degli Statuto. Si tratta di una suite di brani “classicheggianti” perché da ragazzino, dopo essermi innamorato della musica classica del primo Novecento, desiderai poter fare anch'io della musica come quella che andavo scoprendo di Stravinsky, Bartòk, Prokofiev, Shostakovic, Ravel, Debussy, Hindemith, Satie e altri ancora. Era una musica straordinaria che mi affascinò profondamente. Ma purtroppo non potei studiare la musica, tanto meno a quei livelli, né permettermi un pianoforte, come avrei tanto desiderato. La mia famiglia non poteva permettermelo economicamente. Cercai di rimediare da autodidatta, ma potei disporre solo di una chitarra, con la quale scrissi invece canzoni rock, sognando un futuro riscatto (apparentemente) più abbordabile. Il primo pianoforte lo ebbi molto in là negli anni e solo nel 2010 iniziai a comporre qualcosa che ricordasse di quel vecchio sogno, quello cioè di diventare anch'io un compositore di musica classica, che in qualche modo lo appagasse. Da quel momento iniziò la composizione di questa suite, che ha richiesto quindi dodici anni tra abbandoni e riprese. Il risultato è qualcosa di molto naïf, lungi dal considerarsi all'altezza non pure dei compositori anzidetti, ma anche solo di essere pubblicabile. Tuttavia mi pare infine una bella musica con un imprevisto valore aggiunto appunto di naïveté che accosterei alla outsider music. E oggi c'è molto affetto e interesse verso i musicisti cosiddetti outsider, partendo dall'alto da Moondog a Harry Partch a Syd Barett giù fino ai più sgangherati come Daniel Johnston o Wesley Willis. Perché dunque non esserne anch'io degno? Non posso essere anch'io un “outsider”? Questa non vuole essere in alcun modo una musica pretenziosa, ma solo un modo per me di chiudere quel sogno vagheggiato da ragazzino. Ora che sono “grandicello”, con qualche possibilità in più, è giusto tornare indietro a darmi una mano. Non sono un pianista degno di questo nome, ma infine penso che questa musica sia bella così com'è. Nati per solo pianoforte, negli anni questi quadri musicali si sono arricchiti di altra strumentazione vagamente cameristica od orchestrale.

Credits

COMMENTI

Aggiungi un commento avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia