Nato alle 5:35 del mattino del 30 marzo 2007, dopo una notte di bicchieri vuoti e pensieri pieni, il nuovo singolo di Simone Pittarello – “Saran campi verdi da dimenticare” – è uno di quei pezzi che non invecchiano: si evolvono. Negli anni ha cambiato pelle più volte, fino ad arrivare a questa versione definitiva, suonata interamente dallo stesso Pittarello tra le mura della sua casa-studio di Padova, con pianoforte, chitarra, contrabbasso, organo e tromba. Tutto suonato a mano, niente plug-in a salvarci dal dolore. Il brano racconta, con cruda sincerità e una certa poesia disillusa, cosa resta di noi dopo certe perdite. Quelle che azzerano il paesaggio, che svuotano il cielo:
“A che serve questo cielo? A che servono le stelle?
Se ti ho persa per davvero, non han più senso neanche quelle.”
Eppure non è solo una canzone triste. È un pezzo che, pur affondando le mani nella malinconia, alza un sopracciglio ironico, come a dire: ci siamo passati tutti, no? C’è un sarcasmo gentile che affiora tra le note, una specie di rassegnazione elegante, che preferisce suonare dal vivo i propri demoni invece che farli mixare da altri.Un lento intimo e corposo, che non grida mai, ma ti costringe ad ascoltarlo. Una ballata sospesa tra carne e spirito, dove la nostalgia si fa vibrazione, e la mancanza diventa una sorta di quieta bellezza. Un invito a rallentare, in un mondo che va sempre più veloce ma dice sempre meno.

SARAN CAMPI VERDI DA DIMENTICARE
Simone Pittarello
Descrizione
Credits
Simone Pittarello:
Piano, organo, basso, chitarre, voce, cori, tromba
Video: Riccardo "Paco" Mazzucato
Foto copertina: Pramila Ishtar
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