Sham

Sham

Alaa Arsheed

2015 - Etnico, Elettronica

Descrizione

Alaa Arsheed è un talentuoso musicista siriano fuggito in Libano nel 2011 a seguito della guerra, con il sogno di suonare in Europa.
Fabrica viene a conoscenza della sua storia tramite un tweet di Alessandro Gassmann che lo incontra mentre sta girando un documenta-rio sui rifugiati in Libano e Siria per conto di UNHCR.
Fabrica quindi decide di aiutare Alaa a realizzare il suo sogno: lo ospita per alcuni mesi durante i quali, insieme a Fabrica Musica, viene prodotto Sham (“Damasco” in aramaico), un album di otto brani che si ispirano alla sua storia personale. As-suwaida è dedicato alla città natale di Alaa e alle sue montagne ricche di alberi di mele; Bab Toum, il cuore pulsante della vecchia Damasco, ricorda il profumo dei suoi gelsomini; Oriental mosaic è un inno alla musica siriana di un tempo; Time of Change celebra il coraggio del popolo siriano; Alpha è un omaggio alla galleria d’arte della famiglia Arsheed andata distrutta durante la guerra; Waves per non dimenticare il drammatico esodo del popolo siriano; Palmyra in onore dell’antica città distrutta da Isis. Chiude l’album Hope, un moto di speranza per una Siria finalmente libera e in pace.

"Alpha era un luogo d’arte e un caffè creato dalla famiglia Arsheed nel 2006 ad As-suwaida, in Siria”, racconta Alaa. “Abbiamo ospitato circa 65 mostre e organizzato 60 eventi culturali di musica, racconto, filosofia, poesia, documentaristica, spesso opera di giovani artisti. Il nostro motto era l’arte è per tutti. Io e la mia famiglia lavoravamo sodo quotidianamente per mantenere e migliorare ciò che avevamo sempre sognato. I miei fratelli e io volevamo fondare un quartetto. Io e mia sorella Kinda suoniamo il violino, mio fratello Hayan la viola e la più giovane, Marwa, il violoncello. Ma sfortunatamente non ci siamo riusciti. Nel 2011 è scoppiata la guerra e io sono scappato in Libano dove ho cercato di continuare i miei studi al conservatorio. Dopo cinque mesi mi è arrivata una terribile notizia: alcuni gruppi che com-battono contro l’arte e la libertà avevano attaccato Alpha e l’avevano distrutta. E avevano anche arrestato mio padre. Sono stato costretto ad abbandonare tutti i miei progetti in Libano e tornare in Siria per far liberare mio padre. Per la nostra sicurezza non abbiamo riaperto Alpha. In realtà non ne eravamo nemmeno in grado, per motivi economici. Così, io e mio fratello siamo andati in Libano a cercare un lavoro, trascorrendo un periodo molto duro. Per sopravvivere ho suo-nato in molte band, eventi, concerti. Ho insegnato violino ai bambini nei campi profughi e creato una street band a Beirut, nella speranza che il mondo prima o poi si riscopra unito e le divisioni scompaiano.
La mia vita stava trascorrendo nell’incertezza, quando ho incontrato Fabrica che mi ha dato la possibilità di cominciare qualcosa di signifi-cativo. Ora posso gridare al mondo il mio messaggio: l’unica religione per cui dovremmo veramente combattere è l’amore. Unicamente la religione dell’amore”.

Alpha è anche il nome del videoclip realizzato da Christian Coppe, motion graphic designer di Fabrica, per presentare l’album. “Parlando con Alaa Arsheed”, racconta Christian, “sono venuto a conoscenza di Alpha, galleria d’arte, luogo di incontro e cultura creato dalla sua fa-miglia, distrutto dal regime siriano. Ho trovato molte similitudini con quello che sta succedendo in Medio Oriente e con la distruzione da parte dei miliziani dello Stato Islamico di vestigia del passato come la città di Palmira, il monastero cattolico di Mar Elian, entrambi in Siria, e il Museo di Ninive a Mosul in Iraq. Nel video ho voluto raccontare lo scempio culturale e artistico a cui stiamo assistendo in questo periodo e la follia di radere al suolo non solo il presente, ma anche l’essenza stessa di questi Paesi”.
Le clip sono state rielaborate esteticamente con After Effects e ap-positamente “sporcate”. Tra una demolizione e l’altra appare Alaa con il suo violino, un segno di speranza per un futuro libero da guerre e violenza.
Videoclip Alpha: vimeo.com/145611733

L’opera protagonista della copertina di Sham è Ritratto di Abou al Ba-raar, combattente dell’Isis di Fares Cachoux, un artista franco-siriano nato a Homs, in Siria. Ha studiato Arte Contemporanea e Co-municazione Visiva a Parigi. Molto impegnato nella causa siriana, rappresenta nelle sue opere le figure misteriose e inquietanti dei combattenti dell’Isis. Ritratto di Abou al Baraar, combattente dell’Isis è parte della collezione dedicata alla Siria di Imago Mundi, il proget-to globale di arte contemporanea promosso da Luciano Benetton.
imagomundiart.com/

Credits

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