A livello sonoro, ma anche tematico, il fulcro di Make It Better è costituito dal ritmo: l’album si svolge in un immaginario “beat club” che è al tempo stesso luogo di liberazione, divertimento, aggregazione e che dà anche titolo al singolo apripista, Beat Club per l’appunto, disponibile dal 15 gennaio 2021 e accompagnato da un lisergico videoclip creato da Zannunzio, autore anche dell’artwork. “È un luogo fisico e concettuale”, afferma la band. “Fisico perché è visualizzabile tramite le sue stanze, i suoi corridoi, le sue sale da ballo, e concettuale perché rappresenta gli argomenti di cui è permeato il disco: il desiderio spasmodico di un ambiente a cui appartenere, la volontà di puntare a migliorare se stessi e ciò che ci circonda e, soprattutto, la celebrazione di una gioventù che vive la musica come strumento salvifico, alla costante ricerca di un modo, e quindi di un luogo, per lasciarsi alle spalle le preoccupazioni di un futuro incerto”.
Questi input sono sviluppati da quattro ragazzi – Christian Bindelli alla voce e alla chitarra, Andrea Verrastro al basso, Andrea Fantuzzi alle tastiere e Andrea Sordi alla batteria – che partendo da Mantova esprimono la loro visione di “beat music” grazie a un sound magnetico e nervoso. L’utilizzo del “beat” caratterizza l’umanità sin dagli albori e ha attraversato i secoli cambiando forma ma non sostanza. In Make It Better il “beat” è raccontato come uno spirito impersonale che avanza, freddo e impassibile al pari delle linee vocali, e guida la band verso una sorta di emancipazione artistica. Il beat è anche un mezzo per fare gruppo e purificarsi dalle “responsabilità” della vita reale e della transizione dalla gioventù all’età adulta, in sintesi dalla paura di non “essere all’altezza”. Trovando rifugio nella musica, con il legittimo sogno di farne addirittura un lavoro, oppure semplicemente uscendo per “bere e ballare con gli amici” (“I wanna get drunk, just keep dancing with my friends”, dalla title track Make It Better).
Al ritmo fa però da contraltare la melodia, spesso affidata alle tastiere, e di certo non secondaria, anzi. “Lo strato del ritmo ‘sotterraneo’, martellante e monotono, serve per sorreggere una componente melodica più mobile e quasi oscillante. Questo connubio è molto importante per la composizione dei nostri pezzi; ed è chiaramente qualcosa che ricerchiamo anche nella musica che ascoltiamo”. A tal proposito, gli a/lpaca non nascondono le influenze presenti in Make It Better: il loro psych-rock capta i segnali della Londra anni Sessanta di Pink Floyd e Soft Machine (omaggiati indirettamente nel brano I Am Kevin Ayers), li mescola con il krautrock teutonico di Neu! e Can, e infine aggiorna il tutto con l’esempio moderno di Thee Oh Sees e King Gizzard & The Lizard Wizard. Il risultato suona ieratico e adrenalinico, rigoroso e selvaggio, assolutamente irresistibile.
“Take the time for the beat and this time make it better”, come recita la title track dell’album, è dunque un ritornello, una dichiarazione d’intenti, un manifesto. In una sola frase, gli a/lpaca ci dicono del loro stile di fare musica e della voglia di rendere la musica una missione. Una prospettiva ambiziosa, è vero, ma tutt’altro che campata per aria. Perché gli a/lpaca in questi anni si sono dati anima e corpo per “prendere il beat e migliorarlo”, pubblicando alcuni EP tra 2018 e 2020, e hanno suonato in lungo e in largo per l’Italia, come ben sa chi ha avuto già la fortuna di incontrarli in quelle esplosive circostanze. Make It Better è stato registrato nel corso del 2020 da Davide Chiari presso La Buca Recording Studio di Montichiari, Brescia. Il missaggio è stato realizzato da Marco Degli Esposti, il mastering è a cura di Lorenzo Caperchi. In un mondo in cerca di guarigione, gli a/lpaca lanciano il loro invito alla bellezza, alla condivisione, al ballo: “Sometimes I live the past but I know beat is my place”.
“Laughter” è il secondo album degli a/lpaca, in uscita il 16 maggio 2025 per Dischi Sotterranei (Ita), Sulatron (Ger) e Sour Grapes (Uk)
Dopo il folgorante esordio “Make It Better” e le centinaia di date che sono seguite, gli a/lpaca (post-punk/kraut | Mantova) pubblicano il secondo album “Laughter” in uscita per Dischi Sotterranei (Ita), Sulatron (Ger) e Sour Grapes (UK).
In questi quattro anni spesi a incendiare i locali e i festival europei, britannici e americani (da rimarcare la partecipazione al SXSW di Austin, Texas), gli a/lpaca hanno continuato a scrivere musica, cambiando in parte pelle a livello di sound – meno “psych”, più elementi elettronici – ma rimanendo fedeli alla matrice kraut e all’anima “sonica” che ne rappresentano due dei tratti distintivi. Anche le tematiche, in un certo senso, si sono evolute: “il concept dell’album – raccontano – è probabilmente una continuazione di “Make it Better”. Con la differenza che il rimedio momentaneo alla vita, ciò che salva per un po’, non è più la musica, il club, il concerto e un mondo artistico da scoprire e vivere, ma solo la presenza degli amici, dell’offuscamento delle bevute e delle “risate” che allontanano le responsabilità e il quotidiano”.
Il processo che ha portato alla selezione delle canzoni da inserire nell’album è stato lungo e tortuoso: basti pensare che diversi brani sono stati registrati all’Happenstance Recording Studio di Marco Degli Esposti (che già si era occupato del mix di “Make It Better”) tra l’estate e l’autunno del 2023, altri ancora nello studio casalingo di Andrea Verrastro prima ancora, nel 2021 e 2022. “Il repertorio è nato principalmente in sala prove, – raccontano – sia attraverso improvvisazioni, sia con idee portate “da casa”. È stato però ultimato in studio di registrazione, dove abbiamo chiuso definitivamente e riarrangiato diversi pezzi. Ne abbiamo registrati 15/16, ma alla fine ne abbiamo messi 11 nell’album. Uno di questi (“laughter, us us”, che nasce a breve distanza dalle registrazioni di “Make It Better”) è stato registrato mesi dopo la fine delle prime sessioni di registrazioni, perché ci siamo resi conti che uno dei pezzi registrati e che doveva far parte della tracklist non era abbastanza pronto e “giusto” per l’album”.
Rispetto al disco di esordio, d’altronde, gli a/lpaca sono cresciuti sia anagraficamente che come artisti, hanno fatto esperienze e conosciuto persone che ne hanno influenzato il modo di pensare e di scrivere musica. “Abbiamo ascoltato molta musica sperimentale ed elettronica e conosciuto anche molte persone di questo mondo “underground”. Gli artisti che ci hanno influenzato di più sono i total control, la scena di Roma Est, Dean Blunt e tanti altri musicisti di cui ci piace l’attitudine, tra cui Tiziano Sgarbi (Bob Corn) e Luca Tanzini. Ovviamente abbiamo continuato ad ascoltare anche molto punk e cose più affini al nostro genere. Abbiamo anche organizzato concerti per due anni all’Arci Tom e questa esperienza è stata indubbiamente importante per l’approccio ai nuovi pezzi. Il fatto che ci abbiamo impiegato così tanto a realizzare questo secondo album dipende dal fatto che il percorso, tra alti e bassi, tra pezzi che ci convincevano e altri che ora non ci interessano più, è stato tutto sommato naturale. Abbiamo voluto proporre qualcosa di più eterogeneo, rimanendo però fedeli al nostro modo di comporre, basato molto sulla melodia, riff e sulla ripetizione”.
Questa eterogeneità si riverbera in un repertorio più vario a livello stilistico, contraddistinto da elementi di novità come l’utilizzo della drum machine o a un minore protagonismo della chitarra, in favore del suono del basso. Anche i testi si sono in qualche modo evoluti, anche grazie all’intervento “esterno” di Nicolas Pedrazzoli e Laura Bindelli.
“Siamo convinti che da questo album emergano i vari lati delle nostre personalità. Non ci riferiamo soltanto alla passione innata di scherzare su qualunque situazione ci venga proposta dal caso o a un certo tipo di disagio nei confronti della vita, ma anche a qualcosa di un po’ più profondo. Ci sono pezzi carichi di rumore (“Evil Pawn”, “Balance”) e suoni apparentemente disconnessi (il finale di “Brano Fantuzzi”) ma che denotano una ricerca, o meglio una sperimentazione, necessaria per stare bene. Ancora, “Kyrie” sin dal titolo ci riporta a un aspetto più spirituale. Anche gli ultimi due pezzi in scaletta cambiano, vertendo su toni apparentemente più dolci. “Laughter” è qualcosa con cui ci confrontiamo, capiamo e accettiamo tutti i lati che ci contraddistinguono e ci uniscono”.
“Laughter us, us” sarà disponibile su tutte le maggiori piattaforme di streaming, nonché nei formati vinile e musicassetta.
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L'articolo Biografia a/lpaca di a/lpaca è apparso su Rockit.it il 2025-05-13 10:28:11