Baci dalla provincia: Capra racconta Zocca

La nostra guida turistica di oggi è Capra, che ci porta nel paese di Vasco Rossi

Zocca
Zocca

Come sono le piccole realtà di provincia o le città italiane poco famose, viste dagli occhi dei musicisti che ci abitano o che ci sono cresciuti? Lo abbiamo chiesto direttamente a loro, che per una volta, invece di suonare diventano guide turistiche piuttosto particolari. Oggi Capra dei Gazebo Penguins ci porta a Zocca, provincia di Modena.

Qual è il luogo della tua città da visitare assolutamente?
Fondamentalmente le “cose” da vedere sono esperienze per chi fa trekking. Anche domenicale, non per forza roba da professionisti dello scarpone.
Una gita sul Sasso della Croce - una delle tre mastodontiche vette di arenaria che danno il nome al Parco dei Sassi di Roccamalatina – secondo me merita davvero. Così ti sale l’appetito e vai in uno dei posti che ti consiglio alla prossima domanda.

E poi, vabbé, una meta di pellegrinaggio abbastanza assidua è la casa di Vasco.

In ogni stagione capita gente che cerca la casa di Vasco, situata nella ribattezzata “via del FAN”

e che magari si è fatta centinaia di chilometri per, boh, vederla. Li trovo spesso fermi davanti al cartello ZOCCA a farsi le foto o lasciare una dedica, e mi viene sempre in mente quella volta che - dove ora c’è una lavanderia - avevano allestito una mostra su Vasco, e non avendo questo gran materiale oltre alle foto, c’avevano messo pure il vecchio cartello di località poi sostituito perché diventato illeggibile.

Quando ancora non sapevo dove fosse casa di Vasco (ci sono passato credo 3 anni dopo che mi sono trasferito qua), capitò che un paio di ragazzi chiesero anche a me, a passeggio per il centro, dove fosse; e alla mia risposta “Mi spiace, non ne ho idea” mi hanno guardato come si guarda uno che picchia un cane. Ho poi notato un paio di volte che i localz danno indicazioni errate agli ignari avventurieri del rock - ancora non mi spiego il perché. Evidentemente la voce deve essersi sparsa, perché i fan, armati di immancabili bombolette, si sono lasciati i loro tag tra adepti per non farsi gabbare dal popolino e trovare l’agognata meta.



Vasco comunque è abbastanza ovunque, non fai in tempo a voltarti che trovi un suo simulacro. Non credo che in altre città esistano gli accendini di Vasco, per dire.

Incredibile affluenza hanno poi due eventi
A) la Festa della Libertà in agosto: un festival di musica che dura 2 giorni con annesso popolatissimo campeggio, situato in un posto dal nome meraviglioso “Treppi della ruzzola”, tra cime e boschi, dove partecipano ogni tipo di band (c’è un concorso credo a cui occorre iscriversi) e che porta migliaia di persone in montagna e livelli di alcool supremi.
B) La festa della Castagna nei weekend di ottobre, con mercatini per il centro di Zocca, stand con le classiche tipicità montanare e caldarroste + vin brulé senza limiti di sorta.



In quale posto si mangia meglio?
Tutti i martedì mattina faccio un giro tra caseifici e mulini per acquistare formaggi e farina, e mi fermo sempre in centro a Zocca per uno spuntino di mezzogiorno. Il centro di Zocca, in quanto a tristezza, credo non abbia nulla da invidiare ad un sacco di altre città quali Carugate o Casalpusterlengo.

Quasi tutti i bar ospitano anche per pranzo, in ambienti piccoli e tavoli apparecchiati poco, e se vuoi prenderti una crescentina o del gnocco fritto difficilmente ti sbagli. I miei preferiti sono il Bar Cimone, il bar di fronte al bar Cimone quando il bar Cimone è chiuso (non credo nemmeno abbia un nome) o il circolo degli anziani – anche se qua sono lenti da far passar la fame. Per un pasto più strutturato però le alternative sono succulente. C’è il ristorante Cantacucco, situato sulla mezza costa che va da Samone a Zocca, che è un locale con più di 40 anni di storia, caratterizzato da una non trascurabile austerità un po’ burbera del gestore, ma con certi piatti da giù di testa.
Un altro storico locale è il ristorante La Santina a Roccalamatina: sempre incentrato sulla tradizione (pasta ripiena, cacciagione, crescentine e gnocco fritto), che consiglio per i pranzi perché si trova agevolmente posto ed è sempre aperto.
Il mio preferito resta comunque l’osteria Acqua Solforosa a Montecorone di Zocca, alla fine di una stradina impensabile che non arriva a nulla se non ad un laghetto artificiale per pescatori estivi. Ambiente spartano ma accogliente, un buffet rigoglioso, un menu invariato da sempre, il miglior gnocco fritto che si possa pensare e dei tortelli verdi ai funghi che non mi stancano mai. Prezzi da tornarci il giorno dopo.



Se invece si vuole stare su qualcosa di più leggero o urbano, mi sposterei ancora più a monte, in una minuscola frazione chiamata Montalto dove degli eroi hanno aperto una pizzeria nella vecchia scuola del borgo, e infatti si chiama La Vecchia Scuola, dove fanno una pizza notevole e una selezione di birre assolutamente incredibile per queste altezze.
Credo sia una delle pizze migliori ch’io abbia mangiato. Dopo quelle che facciamo a casa nostra, chiaramente.



Qual è la storia o leggenda metropolitana più assurda che si racconta nella tua zona?
La storia più assurda ch’io abbia mai sentito da queste parti è capitata ad una mia amica che stava facendo una passeggiata in solitaria per boschi.
Si imbatte in una casa abbandonata, e lei è una di quelle persone con l’istinto dello scuriosamento e quindi entra. L’avrei fatto anch’io, chiaramente.
Dopo aver scuriosato un po’ trova un quaderno in un armadio. Sfogliandolo, nelle prime pagine c’è un elenco di nomi, grafia da scuole elementari. I nomi le ricordano qualcosa. Ci pensa un po’ su e dopo un attimo l’illuminazione: sono tutti nomi e cognomi di persone che erano in classe con lei… Evidentemente è il quaderno di qualcuno che era in classe con lei. Scorre con più attenzione la lista e comincia ad associare volti ai nomi e a ricordarsi la classe, la scuola, quegli anni. Eppure, manca il suo nome. Nell’elenco non c’è il suo nome. A quel punto le è venuto un po’ di gelo nel sangue, ha lasciato il quaderno ed è uscita di corsa. Poi qualche giorno dopo è tornata alla casa per controllare meglio, ma il quaderno non c’era più.
Sarebbe da venderlo a Pupi Avati come incipit di un horror montanaro stile "La casa dalle finestre che ridono".

Descrivi in tre parole la gente del posto.
Montanara, montanara, montanara.

In quale negozio di dischi ti sei fatto una cultura musicale?
A Zocca non c’è nessun negozio di dischi e non si trova nessuna rivista musicale (lo dico con cognizione di causa che una volta un amico mi scrisse dicendo che su Blow Up c’era una foto a mezza pagina di un nostro concerto e volevo averlo per vanità e per tramandarlo alla stirpe: dopo un accuratissimo setaccio l’esito fu un nulla di fatto e tanti occhi sgranati come se chiedessi l’eroina) A Correggio invece, da dove vengo, c’era uno storico negozio di dischi, il nome non lo ricordo, ma tutti dicevamo “da Gigi”. Uno di quei posti dove c’era la tenda nera che separava il reparto Vietato ai Minori, e attorno alla quale, in età da scuole medie, passavamo certe mezz’ora scartabellando a caso sperando che qualcuno entrasse e la scostasse anche solo per 4 secondi.

Cosa fai il sabato sera?
Sembra una frase di circostanza, ma non posso che ribadire anch’io che i montanari sono veramente diffidenti. Intessere relazioni di fiducia è un processo che dura anni. Gli amici e le amiche più stretti ce li siamo fatti in una cerchia di persone che, come noi, sono detti piangiani, ovvero gente di pianura trasferitasi in montagna. Solo negli ultimi anni abbiamo cominciato a sfondare verso autoctoni montanari. Montanaro non lo diventi mai. O ci nasci, o pace. Ecco perché nell’intera vallata conosco molti più ristoratori che coetanei.

Per dire: quando ci siamo trasferiti qua otto anni or sono, al bar di Samone – che è il borgo più vicino a casa nostra, uno di quei borghi dove tutti sanno tutto di tutti – ci avevano dato un inverno di tempo prima di scappare di nuovo in città. Li abbiamo fottuti, tiè. Insomma, al sabato sera non ho un punto di ritrovo, o qualcosa che gli assomigli. E, in tutta sincerità, non lo anelo nemmeno. Mi è capitato qualche volta di finire in uno dei pub di Zocca, e non mi si è staccato di dosso un senso di disagio per tutta la permanenza all’interno. D’estate è un po’ diverso, il paese si anima di più e l’occhio degli operatori del terziario cittadino si fa più malleabile e aperto. Ma d’inverno resti un forestiero.
E quindi al sabato, quando non sono in giro a suonare, probabilmente sto a casa o andiamo a cena da qualche parte oppure sto a casa con Ester e Agnese esce per i fatti suoi.

Dove si ascolta / ascoltava la musica dal vivo?
Ogni tanto vedo che suona qualche cover band al Bibap a Zocca, che è uno dei locali storici della biografia di Vasco.

Che io sappia, a parte la Festa della Libertà, non c’è questo gran fermento di eventi o proposte di musica – in particolare di musica che mi interessi. Ma c’è anche da dire che forse non sono nel giro giusto per saperlo. Per dire: l’altra sera abbiamo suonato al Covo a Bologna, e ho conosciuto un ragazzo che mi ha detto che d’estate gli capita spesso di organizzare concerti hardcore nella casa di un suo amico a Lame di Zocca. Ecco, vedi: io non ne sapevo una fava. È da un paio d’anni che provo ad organizzare qualcosa qua in montagna, ma alla fine col fatto che l’unica stagione papabile è quella estiva, e che d’altro canto con la banda nelle ultime estati siamo sempre stati in giro a suonare quasi 4 giorni sì e uno no, non se n’è fatto nulla. Ogni anno comunque un paio di concerti li facciamo a casa nostra, magari in occasione di una festa o di una 24 ore di pizza. È il massimo che son riuscito a quagliare per ora.

Dove hanno la sala prove le band del paese?
C’è una scuola di musica molto attiva, in tanti si fanno le ossa lì e pure le prove. Ma per lo più, chi suona, lo fa a casa di qualche membro della banda. Alla fine qualcuno che vive isolato nella tua cerchia di amici lo trovi, e la cosa più comoda è trovarsi lì e suonare. Ma di band che suonino con un minimo di continuità da queste parti, che io sappia, “si contano sulle dita di una mano mutilata” (V. Nabokov).

Quale band è diventata punto di riferimento per gruppi locali?
L’unico e inimitabile.

video frame placeholder

---
L'articolo Baci dalla provincia: Capra racconta Zocca di Alice Tiezzi è apparso su Rockit.it il 2015-10-16 16:10:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia