Siete pronti all'era del post prog?

Orchestrazioni, strumenti elettrici e partiture complicate: le opere di Iosonouncane e Laszlo De Simone, ma anche – ciascuno a modo proprio – Francesco Bianconi e Lucio Corsi paiono segnare un nuovo corso per la canzone d'autore in Italia. Che torna a guardare agli anni '70 e a riempirsi di note

Francesco Bianconi, Alberto Ferrari dei Verdena, Lucio Corsi, Iosonouncane e Andrea Laszlo De Simone, fotoscioppati sopra la copertina dei King Crimson
Francesco Bianconi, Alberto Ferrari dei Verdena, Lucio Corsi, Iosonouncane e Andrea Laszlo De Simone, fotoscioppati sopra la copertina dei King Crimson

Il prog, o rock progressivo, non è nato in Italia, ma ha portato molte band del nostro Paese a fare il salto talmente alto da suonare in tutto il mondo e diventare vere e proprie star. PFM, Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme su tutti, gente che veniva dal beat e che è stata stregata dalla visione assolutamente nuova offerta dai King Crimson di In the Court of the Crimson King del 1969, per molti il nobile iniziatore del genere.  Un tripudio di composizione eclettica, di brani fuori da ogni canone, con repentini cambi di ritmo e atmosfera, in cui la difficoltà tecnica era notevole così come la lunghezza delle canzoni, spesso raccolte in concept album in cui ogni canzone componeva un pezzo della storia complessiva.  

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Gli Area, i Goblin, i New Trolls, gli Osanna, pure i Pooh di Parsifal (1973), hanno fatto parte della scena che vedeva i musicisti italiani tra i più bravi e creativi del mondo, ma questo non è un Bignami sulla gloriosa storia del nostro prog, quello lo trovate qui, ad esempio. Arriviamo al dunque: dopo lo tsunami itpop dalle origini di alto lignaggio (Dalla, Vasco, Carboni e tutti gli altri), ridotte ai minimi termini dalle band degli anni '10 per entrare più lisce nelle playlist di Spotify, anche i musicisti italiani hanno deciso di voltare pagina per aggiornare una delle stagioni più luminose della nostra musica, quella in cui i cantautori flirtavano col prog.

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Basterebbero due canzoni per dare la dimensione della grandezza di questo connubio: La collina dei ciliegi di Lucio Battisti e Un ottico di Fabrizio De André: brani celebri, amati dai fan anche per la loro struttura non convenzionale e complicata, da scoprire volta per volta con ascolti nuovi e attenti. Negli anni '70, i cantautori che in passato erano abituati all'arrangiamento classico chitarra e voce o a quello più sanremese con l'orchestra, collaborano con le nuove band alla ricerca di un sound più attuale per le loro composizioni, che includa strumenti elettrici ed elettronici, cambi improvvisi di registro, parti improvvisate simili al free jazz e alla sperimentazione, altre psichedeliche, altre ancora monolitiche, tutte amalgamate nello stesso calderone magico che ha dato vita ad album e a collaborazioni irripetibili. Pensate che anche uno tutto d'un pezzo come Guccini girò l'Italia coi Nomadi, al tempo molto sbarazzini negli arrangiamenti. Un'onda bella e fortunata, che si infranse negli '80 con Il tuffatore di Flavio Giurato (1982), ultimo grande album di quella stagione.

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Oggi, dopo aver esaurito la spinta propulsiva sintetica degli anni '80 di ritorno, si riavvolge la pellicola di un decennio o due alla ricerca della creatività persa tra il ritornello catchy e la voglia di tormentone. Non è certo un caso se nella pubblicità di una famosa marca di auto, invece di Baby K c'è 21th Century Skizoid Man dei King Crimson, e non è un caso nemmeno se quella canzone sia stata coverizzata con grande sorpresa degli astanti, sul palco del MI AMI Festival 2018 dai Gastone.

Nello stesso anno anche il capostipite del nuovo cantautorato, Calcutta, se ne esce con un brano dal titolo Rai nel suo terzo album Evergreen, e spiazza tutti con una composizione che guarda al prog di quel periodo. Ancora nel 2018, in pochi si sono accorti che una delle ultime canzoni ascoltabili dei Thegiornalisti, Questa nostra stupida canzone d'amore, prendeva a piene mani da arrangiamenti alla Procol Harum invece che dal solito synthpop. Non erano neanche i primi. 

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I Baustelle di Fantasma (2013) e Iosonouncane con DIE (2015), hanno riportato il cantautorato a una forma progressiva, vuoi con orchestrazioni di alto livello, vuoi con pattern elettronici che si fondono a strumenti etnici. Due esempi di album amati da pubblico e critica, assolutamente fuori moda nel momento della loro uscita e diventati classici istantanei. Ancora, non sono stati i primi. Wow dei Verdena (2011), oltre a essere uno dei più apprezzati album rock della storia italiana, presenta molti lati in comune con la forma progressiva di composizione tipica degli anni '70, una formula che non prevede la noia né un brano simile all'altro. 

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Più recentemente, Andrea Laszlo De Simone con Uomo Donna (2017) prima e con la suite Immensità (2019) poi, si nutre dei '70 italiani e li elabora perfettamente in tema con la contemporaneità, aggiungendo una spazialità tipica degli Spiritualized che si sposa perfettamente col genere. Tutta la discografia di Giovanni Truppi, da C'è un me dentro me (2010) a Poesia e civiltà (2019) è decisamente ispirata alla libertà compositiva tipica del cantautorato prog: tempi dispari, strutture non convenzionali, metriche ricercate. Anche l'ultima emanazione de I Cani col brano Nascosta in piena vista (2018) ha un mood molto diverso dall'elettronica lo-fi da cameretta con cui ha iniziato la scena del nuovo cantautorato itpop nel 2011 e sembra esplorare il lato '70 della composizione. 

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Non ci stupiamo, quindi, se alla fine del 2020 troviamo, tra i nostri lavori preferiti dalle parti del cantautorato, Forever, il debutto solista di Francesco Bianconi, Cosa faremo da grandi di Lucio Corsi, Novembre, il nuovo singolo di Iosonouncane: lavori diversissimi tra di loro, che esplorano una parte del periodo '60-'70 italiano e internazionale, chi con l'accomagnamento sinfonico, chi col glam rock, chi con le strutture non convenzionali e con le spazialità eteree.

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Se pure gli Zen Circus, folk punkers da una vita, nel recente L'ultima casa accogliente confessano con pudore di aver preso ispirazione per qualche struttura dal prog, capite che l'era dell'itpop sintetico da classifica potrebbe essere definitivamente archiviata per un ritorno in grande stile al cantautorato di classe, che non punta alla vetta della playlist di Spotify, ma a durare quanto più possibile tra gli ascolti dei fan, evitando scorciatorie semplicistiche e tornando a giocare con la tecnica. 

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L'articolo Siete pronti all'era del post prog? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-11-26 11:59:00

COMMENTI (3)

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  • mario.miano.39 4 anni fa Rispondi

    Scusate ma ho dimenticato di aggiungere la chicca: da mesi siamo in condizioni psicologiche disastrate per questa cosa lì fuori. Adesso ci parlano di salvare il Natale come se fosse un cenone di 6 ore con i familiari a rendere migliori le persone e non a pensare di distribuire subito a tutti il vaccino. Ebbene a questi individui, quotidiani che sguazzano e virologi che devono avere le ospitate ovunque voglio dire: MANGIATE BENE SOLTANTO A NATALE, SOLTANTO DAVANTI A UN BICCHIERE DI VINO: che miseria una vita di merda per poi consolarsi con uno schifossisimo e industrialissimo pandoro

  • mario.miano.39 4 anni fa Rispondi

    Al di là di come sia interessante captare gli stimoli con cui muta il pop Italiano, credo che il FILTRO della critica debba poi andare in profondità. Faccio un esempio: è vero che tra le citazioni varie ci sono artisti e canzoni diversissime fra loro ma quello che conta è sempre il SONGWRITING" perché se guardiamo per esempio all'itpop escono cose di una qualità imbarazzante come pure cose geniali ma comunque seguono entrambe un filone.
    Mi permetto anche di andare ancora più sullo specifico dell'articolo: ho ascoltato "forever" di Bianconi e credo che tutto questo sfarzo di ospiti, sperimentazioni e miscele di lingue sia il punto meno credibile di tutta la sua carriera. Onestamente, pur carino ed interessante, mancano le canzoni ("la vita" o "il vangelo di Giovanni" sono grandissimi testi associati a un costrutto popolare formidabile). Alla fine, la cosa che nettamente preferisco di Bianconi solista è la cover di "la playa", un capolavoro assoluto, il perfetto esempio che quando c'è il SONGWRITING basta solo avere passione. E scusate ma tra la nuova di Andrea Laszlo e Iosonouncane c'è davvero un enormità: perché veramente scrivere un classico alla De Andrè ma rendendolo molto meno monocorde con agganci al Battisti (prog ovviamente!) e con una melodia che possono amare sia gli intenditori che i principianti, scusate ma è un vero MIracolo

  • risingphoenixbass 4 anni fa Rispondi

    In ambito prog credo che una bella sorpresa possano essere considerati i 2elementi, che a livello compositivo racchiudono tutti gli ingredienti che l'autore definisce prog dai tempi dispari all'uso intelligente dell'elettronica e con composizioni orchestrali davvero sopraffine... Ingredienti unici per una band davvero unica