Con “Flop” Salmo celebra il demone dell’errore (e ci manda affanculo)

Arrivato all’apice del successo, il rapper sardo è caduto come un angelo senza ali, abbattuto da pretese, ipocrisie e suoi sbagli. In risposta rivendica l’imperfezione e rifiuta la morale comune con un disco incredibilmente completo, pop eppure rabbioso. Non c'è spazio per altri numeri 1

La copertina di Flop
La copertina di Flop

È strano trovarsi ad affrontare una nottata per rincorrere Salmo. Il suo nuovo disco, Flop, annunciato nei giorni scorsi, arriva accompagnato dalla solita, febbrile retorica dell'hype, dagli spasmi di un countdown destinato a riproporsi, dalla psicosi collettiva che smuove una nicchia più o meno grande di persone nell'attesa di potersi gettare a capofitto nel consumo, più che nel godimento, di un'opera. L'effetto è sempre straniante, la sensazione di trovarsi a deformare la percezione di quello che passerà in cuffia mette in una posizione scomoda, soprattutto quando si crede che sia un lavoro scrivere per Rolling Stone (o per Rockit, nel mio caso). A cui va pure aggiunto il fatto che Flop viene annunciato da Salmo come "il mio peggior disco", a rafforzare un titolo già di per sé autoesplicativo: Salmo rivendica la possibilità di fallire, di rotolare a terra dopo aver toccato il cielo con un dito.

Nel frattempo, alla stazione Centrale di Milano, un auto con sopra un manichino di Salmo ha fatto la sua comparsa nel silenzio generale, proprio per accendere quella miccia che i tanti fan sono abituati ad associare alle mosse del rapper sardo (non vi sarete mica dimenticati i cartelloni grondanti sangue per annunciare il suo concerto a San Siro, no?). Curioso anche il momento in cui tutto questo cade: ancora non si è finito di parlare del suo scellerato live "clandestino" di quest'estate, soluzione sbagliatissima a un disagio reale che ancora non ha trovato un modo di risolversi (e il tempo sta scadendo), e tutta la polemica che ne è sorta sembra essere solo stata una botta di calore di ferragosto. 

Sono le 2 quando finalmente su Spotify compare il quadratino con il volto di Salmo nascosto in parte dal suo braccio, copertina di Flop ispirata dal dipinto L'angelo caduto di Alexander Cabanel. Una scelta molto precisa e chiara: tutto il disco presenta vari richiami alla religione, tra invocazioni a Dio, sindromi del Messia e immagini sacre che vengono tanto elevate quanto deturpate, ma a emergere più di chiunque altro è quel Lucifero che, nel suo sguardo rancoroso, mostra lo spirito aggressivo che, più di tutto, caratterizza il disco. Spirito che si manifesta fin dalle prime note di Antipatico, primo brano della tracklist, e che fa vibrare tutto l'album di una nevrotica energia che finisce con lo stordirci del tutto. Sì, Salmo è davvero tornato.

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È nelle tracce più cattive e livorose, tra hardcore, boom bap e rock furibondo, che splende il sadico sguardo di Salmo, pronto ad assalire la strumentale con tutte le armi a sua disposizione. Una rabbia che si traduce in barre sguaiate, violentissime, che a tratti sfociano nella blasfemia (attendiamo la polemichetta di Pillon/Adinolfi) e che mostrano quanto davvero il titolo Flop sia destinato a essere ribaltato, tanto è variegato e denso il disco. Un esempio è Criminale affronta il tema dello stato dei live post covid, totalmente dimenticato dai piani alti nella gestione della pandemia, e sembra voler essere un ulteriore modo con cui Salmo rivendica il suo concerto della discordia. Il criminale non è lui, per quanto inviti in maniera manco troppo velata a spararsi in bocca il suo interlocutore, ma chi è rimasto anestetizzato rispetto al dramma che la musica sta vivendo. Un'auto-assoluzione che traballa nel messaggio, ma che convince in pieno per attitudine, flow, grinta, crudeltà.

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In questa ira incontrollata è la lama di Ghigliottina a brillare, grazie anche all'intervento di uno spietatissimo (di meglio non potevamo chiedere) Noyz Narcos. E vista la tematica religiosa che permea il disco, non sembra un caso che gli unici altri due rapper che compaiono come feat. siano Marracash in La chiave e Guè Pequeno in YHWH: è come se Salmo, da angelo caduto, si rivolgesse a una sacra trinità del rap. Marra, Guè e Noyz, il meglio che la scena ha da offrire, per dimostrare quanto il fallimento che tanto gli è stato tirato addosso non l'abbia minimamente sfiorato. Ma in quello sguardo così carico di odio c'è anche una lacrima cristallizzata. Una lacrima che si snoda nelle tracce più romantiche, come Kumite, Marla e soprattutto L'angelo caduto, affidato alla voce della giovanissima Shari Noioso, in cui Salmo trova il modo di fermare momentaneamente le sue scariche di veleno per mostrare un lato più fragile. Un angelo caduto per davvero, che combatte tra i demoni interiori che lo divorano e una sofferenza che non riesce a richiudere del tutto dentro di sé.

E ancora: A Dio è una feroce invettiva con frammenti di preghiera su di un blues da delta del Mississippi (che Salmo, come Robert Johnson, abbia venduto l'anima al diavolo?), in Che ne so riecheggiano terrificanti urla – che ci sia un Taxi B a tradimento? – su cui viene portato all'estremo la vena distruttiva del disco, con tanto di sfregio a Padre Pio, Hellvisback 2 riprende quel frenetico e perverso rock 'n' roll di 5 anni fa declinandolo al 2021, mentre in Fuori di testa – no, non diverso da loro – veste i panni di un moderno Cristo autodistruttivo e nichilista.

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La vera chiave del disco è però nella doppietta Vivo e Flop. La prima, narrata dall'attore Josafat Vagni, fa una sorta di disamina della carriera – a suo dire, ormai finita – di Salmo rivolgendosi a lui. È come se la voce di un amico si prendesse in carico tutte quelle angosce, le inquietudini, i colpi di chi cerca di buttarti a terra quando hai raggiunto la cima. Flop è l'accettazione ironica di tutto questo: "Siete il vento, io la bandiera", dice con la certezza di chi si può permettere davvero di dire che sì, è ancora in vetta. Perché Flop è tale solo per chi vuole che sia così, quando fin dal primo ascolto è evidente che si tratta invece di un altro, grande disco, il più completo della carriera del rapper sardo. Come a dire: "Sì sì, prendetevelo sto flop, pure con questo continuo a mangiarvi in testa". E tocca dargli ragione.

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L'articolo Con “Flop” Salmo celebra il demone dell’errore (e ci manda affanculo) di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-10-01 10:30:00

Tag: album

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