Esistono cover che non esistono

Ovvero, 8 cover punk italiane che non c'entrano molto con l'originale

- immagine via christiepowers.wordpress.com

Ci sono canzoni che ci capita di capire solo quando le sentiamo eseguite da interpreti diversi da quelli originali. A volte è necessario che vengano stravolte del tutto. Così succede di incappare in qualche cover cazzona ad opera di una qualche band semisconosciuta e non riuscire più ad ascoltare l’originale. Quelle che trovate qui di seguito sono una serie di cover ad opera di alcune band che ruotano attorno a quella cosa felicemente confusa e varia che è il punk italiano. Perché stravolgere è meglio.

 

Noël – Perdono (Caterina Caselli)

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Non so perché ma c’è stato un periodo qualche mese fa in cui ero preso benissimo da "Perdono" di Caterina Caselli. Proprio mi gasavo a cantarla a squarciagola. Così una parte malata di me desiderava spingere al massimo quel potenziale di botta, facendola in chiave screamo o qualcosa del genere. Sono andato su YouTube e niente, i Noël l’avevano già fatto meglio di come potessi immaginare.

 

Nido Di Vespe – Il dritto di Chicago (Fred Buscaglione)

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Una band che si definisce grinding thrashcore più veloce possibile non può fare mossa più azzeccata di gridare una canzone-racconto che nessuno griderebbe mai come questo pezzo di Buscaglione. Dall’atmosfera gangster dell’originale si arriva a qualcosa di molto più perverso e sanguinolento.

 

Welt Am Draht – Sei parte di me (Zero Assoluto)

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Allora. Questa potrebbe essere la summa definitiva del concetto di cover. Grazie a questo brano ho capito che gli Zero Assoluto sono una delle cose più emo della storia d’Italia. Perché i giovanissimi Welt Am Draht (post-boyband based in Torrebordone, aivoglia) sono riusciti a interpretare corpo e anima questo inno anni zero, fottendosene veramente di tutto. (PS: Loro sono gli stessi che hanno coverizzato con risultati simili "Drogata schifosa" di Pop-X)

 

Die Abete – Ragazzo di strada (I Corvi)

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Questo pezzo dei Corvi (a sua volta cover tradotta dai Brogues), dagli anni '60 ad oggi è stata pluricoverizzata da gente come Vasco Rossi, gli Skiantos o i Calibro 35 con Agnelli. In tutto questo avvicendarsi di reinterpretazioni, però, ci sono voluti i Die Abete per far capire veramente alla tipa cosa voglia dire essere un poco di buono. E giù violenza.

 

Do Nascimiento – I fanti non piangono (Boys don’t cry – The Cure)

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Qui la componente stravolgimento è stata presa dal lato opposto. Quegli eroi dei Do Nascimiento hanno imbracciato ukulele e Google Traduttore e hanno fatto vedere a tutti quanto pop c’è dentro di loro. Ne viene fuori una cover con un tasso di originalità decisamente alto e di sicuro una validissima canzone dell’estate.

 

Action Dead Mouse – Love will tear us apart (Joy Divison)

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Come la precedente, questa cover esce dal magico repertorio di This is not a love song, che vi consiglio di approfondire se questa cosa delle cover dei gruppi punk vi sta interessando. È sempre curioso vedere come ti rigirano brani importanti come questo.

 

Il Buio – Inno generazionale di noi sfigati (Caso)

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Questo è uno di quei casi in cui la cover è più famosa dell’originale. Il pezzo è uno dei primi di Caso, quel cantautore che ha recentemente registrato un gran disco di nome "Cervino". Che in Caso ci sia tanto punk è appurato, soprattutto agli inizi. Il Buio ha solo voluto esplicitare il concetto con questo raffinatissimo tributo.

 

Gazebo Penguins – Wes Anderson (I Cani)

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Probabilmente l’avrete già sentita, ma per chiudere mettiamo questa cover-riassunto del "Sorprendente album d’esordio de I Cani". Dentro c’è tutto, dai filmini con Caterina ai gruppi sul post-patriarcato. Sui Gazebo e sui Cani non c'è invece molto da dire, del resto siamo su Rockit e loro suoneranno entrambi al MI AMI Festival (qui le prevendite)

 

 

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L'articolo Esistono cover che non esistono di Pietro Raimondi è apparso su Rockit.it il 2016-04-19 14:25:00

Tag: cover

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