Capire la Dark Polo Gang

Tra i protagonisti del nuovo rap italiano, la Dark Polo Gang è quella che fa più discutere. Forse perché è anche la più difficile da comprendere

Dark Polo Gang
Dark Polo Gang

A parte qualche piacevole ritorno e qualche formazione inedita, questo 2016 ci ha mostrato in modo chiaro e distinto l'ascesa di un certo tipo di suono lontano dalla tradizione del rap italiano, con delle peculiarità sia nell'estetica che nel linguaggio. Come Wayne sottolinea nella prima strofa di “Aldilà”, gli interessati oltre la Dark Polo Gang e Enzo Dong sono Sfera Ebbasta, Izi, Rkomi e Tedua. Una balotta che da sola ha saputo distinguersi e proporre in modo credibile un suono (quello trap) che in Italia ancora mancava, nonostante fenomeni come Yung Lean o Lil B abbiano iniziato ad emergere nel resto del mondo già intorno al 2012.

La Dark Polo Gang, più di ogni altro act di questa nuova scena, è riuscita a costruire il proprio successo grazie ad un immaginario fortemente fondato sul carisma di ogni singolo membro. Se la linea delle loro produzioni è dettata da una pochezza di contenuti (marchio di fabbrica per gli entusiasti, sintomo di una povertà creativa per i critici) e una strana approssimazione nel flow, ciò che sta facendo conoscere Side, Tony Effe, Wayne, Sick Luke e Pyrex è qualcosa di diverso, che li allontana dal resto del rap italiano e che per questo li rende unici.

Se questa nuova scena si è concentrata tra Genova e Milano, la DPG è invece originaria del Rione Monti, primo municipio di Roma. La scena hip hop a Roma è particolarmente avversa a suoni e attitudini non prettamente hardcore. Campioni dell'underground come i Colle der Fomento hanno sempre, volontariamente o meno, gettato una certa ombra sul resto del rap della capitale, una cosa che di conseguenza ha influenzato ed "educato" il pubblico a un tipo di corrente che difficilmente riesce ad inquadrare ed includere nuove proposte. Non è mai stato facile portare avanti un suono differente, capace allo stesso tempo di coniugarsi con il passato e introdurre temi nuovi e credibili: lo sanno bene gruppi come il Truce-Klan o i Brokenspeakers.

È proprio per questo che delle personalità particolari come quelle dei piskelletti dark, accompagnate da produzioni non canoniche come quelle di Sick Luke, hanno più successo a Milano che in casa. Una popolarità che, tra l'altro, non è arrivata immediatamente: è stato necessario far aprire a Sfera Ebbasta uno dei singoli di punta per portare all'attenzione di un pubblico più vasto ciò che ora è sotto gli occhi di tutti.

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Ciò che rende unica la Dark Polo Gang è il suo immaginario: un mondo all'interno del quale ogni personaggio rappa, canta, si muove e si veste a modo suo - in poche parole, vive.
La componente essenziale di questo "ecosistema" è ciò che essi stessi (probabilmente in uno slancio di autoironia non indifferente) definiscono "linguaggio alieno": comunicare per la Gang è possibile soltanto in modo ossessivo, ripetitivo e senza filtri, con la creazione di parole che funzionino da vero e proprio trademark. 

Se da una parte la ricerca di uno slogan identitario è qualcosa che li accomuna ad altri rapper (basti pensare a Ghali e il claim "Sto", che non a caso ha dato il nome alla sua linea di abbigliamento), dall'altra la DPG si esprime in un composto esplosivo di slang rionale e neologismi che ha poco a che fare con tutto il resto, e soprattutto è distante anni luce dalla classica posa machista del rap italiano.
I componenti della gang "sono froci" l'un per l'altro, si baciano in bocca (facendo incazzare gli omofobi) parlano di mandare "bacini" ai "fratellini": un lessico tenero e sicuramente più proprio di una rosea teenager che di una gang di rapper. D'altronde nessuno, a parte Marcuse, ha mai pensato di mandare "bacini agli haters". 

Insomma, la Dark Polo Gang ha imposto un modo di essere cool che rinuncia ad un linguaggio virile e arrabbiato, in breve scardinando quasi in toto uno dei topos più resistenti del rap.
Per quanto possa sembrare strano, il sospetto è che l'avvicinamento a questa via gender-fluid provenga tanto dai nuovi trend americani (Young Thug, Mykki Blanco o Big Freedia), quanto dall'estetica e dalla cultura Tumblr. L'immaginario della Dark Polo Gang infatti è influenzato (forse involontariamente?) da tutta quella "spazzatura" post-internet e health-goth che ha invaso la piattaforma da cinque anni a questa parte. Una processo facilitato anche e soprattutto dal loro essere fondamentalmente dei coatti (non è un caso che i loro primi live a Milano fossero massicciamente supportati dalla chiesa di Saro e del suo Stile Veritiero).

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C'è già stato un rapper che ha tirato fuori da sotto il tappeto l'omofobia latente della scena italiana, ed è sempre un romano: gli occhiali da donna e la parrucca rosa di Achille Lauro hanno fatto discutere, ma hanno creato un precedente interessante. Anche la Gang ama gli accessori femminili: gioielli e orecchini vistosi, l'uso di "fazzoletti in testa" (come lo stesso Pyrex li definisce), felpe in versione XS, salopette di jeans aderenti, vistose catene dorate con su il simbolo del rione, piumini rosa (storico è il moncler con gli interni in kevlar) e un amore smodato per Gucci, Ferragamo e Fendi. Come hanno dichiarato, loro hanno sempre "stilato", si autodefiniscono i rapper i più fashion del mondo e, in effetti, a guardare le meches bionde e le pochette non ci sono grandi precedenti in Italia.

Certo, il name-dropping dei brand di lusso non è nulla di nuovo, e Guè Pequeno come molti altri hanno lanciato addirittura le loro personali linee di abbigliamento (che in ogni caso rimangono sempre nel recinto dello streetwear), ma il punto di riferimento per tutti rimane la musica. Per i pischelletti dark, forse, non si tratta solo di quello.

(Foto dall'Instagram di Tony)

Come molti rapper italiani, anche i membri della DPG hanno fame di soldi, ma al contrario degli altri non ne fanno un discorso di rivalsa. Non sono "bravi ragazzi nei brutti quartieri", non vengono da situazioni disagiate, non vogliono comprare ville alla mamma che fa la bidella e nemmeno fanno finta di esserlo. Vengono da famiglie più o meno borghesi e non ne fanno mistero, amano i soldi senza vergogna e senza moralismi: il loro obiettivo è lasciare l'Italia e comprarsi una villa con piscina ad L.A..

Prima ancora che rapper, i membri della Dark Polo Gang sembrano personaggi all'interno di un mondo a metà tra realtà e finzione, un ibrido tra un reality show e una serie tv della quale possiamo seguire tutte le puntate.
Dove non arriva la musica, infatti, arrivano i social: le Instagram Stories e Snapchat sono i mezzi attraverso i quali i fan seguono giornalmente la gang, delle finestre sulla loro quotidianità che per forza di cose si riversa nei loro pezzi.
Quando in "Bello Figo Dark" Pyrex dice di poter "mandare Traffik o Kiko o Rodriguez" è consapevole che i fan sanno esattamente chi è Traffik, che faccia abbia e quali sono gli affari di cui si occupa. Allo stesso modo le Dark Chicas (ovvero le loro fidanzate), fottuto Gallagher e tutti gli altri vanno a comporre una lunga serie di affiliati, comprimari, personaggi secondari alla storia principale. C'è davvero bisogno di ascoltare "Succo di Zenzero" per ridere di Side che ci mostra la sua tv anche se non segue il calcio? Forse no.
Proprio in virtù dell'infinita quantità di materiale disponibile, sono nati gruppi di shitposting dedicati alla DPG in cui spesso c'è chi chiede spiegazioni riguardo la mitologia che circonda tutti i dark affiliati. Non si tratta più solo di Emi Lo Zio che cerca di dimagrire, quanto di un gruppo di persone che ruota, secondo un ruolo preciso, attorno ai cinque protagonisti, il tutto in maniera più o meno spontanea. 

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La spontaneità è una componente essenziale all'interno della Dark Polo Gang e questo video di Noisey ne è la prova. Una performance fitta di citazioni diventate prima modi di dire e poi meme, che spiegano bene la dimensione leggera ed autoironica che questi ragazzi riservano al loro lavoro. Si tratta d'intrattenimento, di "fare la robba ciotta" e di fare il proprio, senza compromessi.
Ecco perché, con questa consapevolezza, non resta che mandare "subito tanti bacini" a chi odia, schivare chi vuole soltanto la fama (le "troie", come le chiama Side), ringraziare tutti i fratellini e piskelletti dark, mandare baci alle proprie madri.
C'è un certo senso di soddisfazione nell'esibire l'oro, nel ringraziare la famiglia per essere nati così belli e fortunati, ma è impossibile non notare quell'autoironia che per certi versi è il vero spartiacque tra due generazioni di rapper. Al netto del suono, dell'uso che si fa di metafore, metriche, voce e delivery, quello che rende unici questi giovani è il modo più o meno consapevole d'intrattenere.

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La Dark Polo Gang non cerca di spiegare la vita a nessuno, né tantomeno dà fondo a giudizi morali: non cerca di far passare messaggi con la presunzione tipica di alcuni rapper, nonostante poi sia sempre più o meno presente un rapporto di dipendenza e disprezzo per il materialismo. Pisciare sui soldi, spenderli, riprenderli, lanciarli in aria sono tutti movimenti che si fanno dialetticamente interessanti per chi ha orecchie per ascoltare. "Dimmi come fai non odiare i soldi" chiede Pyrex in "Nascere e morire a Rione" ed è lo stesso dubbio di chiunque, come rappa Marracash, ha 20 anni e non sa che inventarsi, nonostante le pose, la boria e l'arroganza che il rap-game impone.

Quanto c'è di serio? Ancora una volta una risposta sola non c'è. Se Principe Pyrex non ha paura di parlare dei suoi demoni, di parlare al cielo anche se Dio non esiste, Wayne si dimostra semplicemente reticente nei confronti di chi non gli parla di soldi.
Forse è proprio questo modo di fare (post?) ironico la chiave che la Dark Polo Gang ha scelto per comunicare, lontana dalle paranoie legate al "keep it real". Che non siamo in America lo sappiamo benissimo, e risultare credibile nonostante questo è possibile anche grazie a uno sconvolgimento grottesco del narrato.

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L'articolo Capire la Dark Polo Gang di Nur Al Habash e Raffaele Lauretti è apparso su Rockit.it il 2016-11-03 14:49:00

Tag: opinione

COMMENTI (10)

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  • sologiochi79 6 anni fa Rispondi

    Credo sia una parodia ... certo in questo movimento non c'è spazio all'ipocrisia con cui sono cresciuto (sono del 79).
    Tutti a predicare bene e razzolare male . La delusione nella politica ormai assente (anche nei testi ) di cui il rap Italiano invece si è sempre ispirata , l'importanza reale del denaro per andare avanti , le arrampicate sociali a tutti i costi , i vizi . Purtroppo è quello che ci ha insegnato la strada ...
    E loro sono la carnificazione dell'uomo comune che farebbe di tutto pur di fare successo ... perchè oggi conta solo quello ... apparire .

  • aneve 6 anni fa Rispondi

    Non ci resta che sperare nel Grande Meteorite.

  • info11 7 anni fa Rispondi

    METALLICA e QUEENS OF THE STONE AGE non questi frocetti multiculturalisti

  • alessandro.citterio.111 7 anni fa Rispondi

    Il discorso che si fa nell'articolo è anche condivisibile, ma nessuno si accorge che si parla più di come si vestono che della loro musica? Inoltre va bene tutto ma a me tutto l'insieme sembra tanto trash..
    Saranno gusti....
    Torno a sentire SxM va...

  • rosstempe 7 anni fa Rispondi

    Dark Polo Gang e Charles Baudelaire. Ne parlerò il 22 e 23 maggio con i liceali di Barletta e con il pubblico del Maggio dei Libri...

  • mariorosi 7 anni fa Rispondi

    il nuovo pezzo: youtube.com/watch?v=uduoI9L…

  • Pit_Pequeno 8 anni fa Rispondi

    @Rembi i pezzi sono tutti uguali, stessi suoni e soprattutto stesse tematiche, il giornalista con questo articolo non ho capito se non ha afferrato volutamente o meno, i messaggi che mandano tramite i loro testi....forse si è fermato solo alle apparenze dei loro video sui social, dove ovviamente si distinguono da tutti per comportamenti/look rispetto a tutti i rapper della scena

  • stefanopizzaefichi 8 anni fa Rispondi

    Qui scrivete nel campo dei commenti " Sii gentile ... ".
    Come posso esserlo nei confronti di queste meteore ?
    Non hanno cultura musicale.
    ( Sono stato abbastanza gentile ? )

  • toni.meola1 8 anni fa Rispondi

    LETTERA APERTA DI UN VECCHIO RAPPUSO ALLA TRAP PT. 2
    II rap ai giovani!!
    È triste. La polemica contro
    il b-boy fiero andava fatta nella prima metà
    del ventennio passato. Siete in ritardo, figli.
    E non ha nessuna importanza se allora non eravate ancora nati...
    Adesso i giornalisti di tutta Italia (compresi
    quelli delle televisioni)
    vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio
    della strada) il culo. Io no, amici.
    Avete facce di figli di papà.
    Buona razza non mente.
    Avete lo stesso occhio cattivo.
    Siete paurosi, incerti, disperati
    (benissimo) ma sapete anche come essere
    prepotenti, ricattatori e sicuri:
    prerogative piccoloborghesi, amici.
    Quando su Youtube passano i vostri video di coca mignotte e bodyguards
    io simpatizzo con i bodyguards
    perché i bodyguards sono figli di poveri (quasi sempre).
    Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
    Quanto a me, conosco assai bene
    il vostro modo di esser ignoranti, l’autotune
    il vostro skrrrrr, il presunto rap game,
    il colossale autocompiacimento
    e mancanza di autocritica, ecc. ecc.
    E poi, guardatevi come vi vestite: come pagliacci,
    con quegli occhiali e quei vestiti che puzzano di egotrip
    insalatiere e finti caseggiati popolari
    Avete vent’anni, ve li meritate tutti, cari e care.
    Siamo ovviamente d’accordo contro i fra che staccavano lo stemma alle Mercedes
    Ma non prendetevela contro la Zulu Nation, e vedrete!
    I puristi che voi
    per sacro teppismo (di eletta tradizione
    risorgimentale)
    di figli di papà, cercate ogni giorno di umiliare,
    appartengono all’altra classe sociale.
    Sui social, ogni giorno, si hanno frammenti
    di lotta di classe: e voi, amici (dalla parte
    dei numeri, delle views e dei soldi) siete i ricchi,
    mentre loro (che sono dalla parte
    della cultura, dell’impegno, della coerenza) sono i poveri. Bella vittoria, dunque,
    la vostra! In questi casi,
    a quelli come loro si danno i fiori, amici rapper.

  • Rembi 8 anni fa Rispondi

    Il nome di questo gruppo rap lo trovò di tanto intanto nei miei giri sull'internet. Non avevo mai dato il play a un pezzo scelta figlia del pregiudizio "sempre la solita roba rap dove ti fai macho, droga, la tua tipa... E NEANCHE TROPPO ORECCHIABILE", perché quel tipo di rap mi può anche divertire se l'impalcatura musicale e interessante.
    Trovo quindi questo articolo che mi suggerisce la band come qualcosa di lontano dal solito rap machista che rinuncia ad un linguaggio virile. Sono entusiasta di scoprire oggi qualcosa di nuovo insolito, entusiasmo smorzato dai i primi 3 o 4 pezzi in cui temi stradominanti machissimi sono ti fumo in bong, la tua tipa mi chiama per fare cose, droga di sotto davanti al portone...e neanche così stimolanti dal punto di vista della musica, rimango con là sensazione di avere beccato per una mala sorte gli unici 3 pezzi machi