Decibel: i diavoli di Porta Romana

Quella del gruppo di Ruggeri è la storia di un "formidabile insuccesso" che è rimasta negli annali della musica italiana.

Enrico Ruggeri sul palco con i Decibel
Enrico Ruggeri sul palco con i Decibel - Foto via nanopress.it

Milano, 1630. Mentre la città è in preda alla più terribile epidemia di peste – quella de I promessi sposi, per intenderci – a memoria d'uomo, in un sontuoso palazzo nei pressi di Porta Romana Ludovico Acerbi, Magistrato della Corona Spagnola e Presidente del Consiglio Segreto, tiene una festa dopo l'altra, tutte caratterizzate da costumi libertini, fiumi di vino e libagioni. Mentre la città fuori finisce sempre più in miseria, dentro al suo palazzo Acerbi interpreta il ruolo di un novello Re Mida. Tanto che il popolo, un po' per scherno, un po' per rabbia, lo chiama "il diavolo di Porta Romana". Da questo particolare luogo di Milano inizia la parabola di altri diavoli che, dai banchi di scuola del liceo, arriveranno in pochi anni a portare "scempio e scandalo" sul palco di Sanremo: questa è la storia dei Decibel.

Nel 1972 Enrico RuggeriFulvio Muzio si conoscono al liceo classico Giovanni Berchet di Milano. I due, compagni di banco nella sezione H, si intendono fin dai primi giorni. Lo stesso Muzio ricorda come avesse notato subito Enrico: "un ragazzo che, sin dai primi giorni di scuola, era come preso da un sacro fuoco per la musica. Non la smetteva mai di picchiettare e tamburellare con la penna sul banco: ma lo faceva bene, in maniera ritmicamente ineccepibile. Avevo capito che anche lui, come me, viveva per la musica". I due sono destinati a fare grandi cose assieme, partendo però da due poli opposti: Ruggeri parteggia per i Rolling Stones mentre Muzio è un beatlesiano di ferro.
Sono anni di forte politicizzazione e, in quel momento, il liceo Berchet è considerato una roccaforte del Movimento Studentesco, con qualche importante membro di Comunione e Liberazione e qualche sparuto studente simpatizzante dell'estrema destra. Sia Ruggeri che Muzio però, più che alla politica, s'interessano alla musica. Nello stesso '72 Enrico Ruggeri fonda gli Yosefat, gruppo che due anni dopo prenderà il nome di Molotov Champagne. In questa band, oltre a Muzio, entra anche Silvio Capeccia, che condivide con Ruggeri la passione per Lou Reed, David Bowie, gli imprescindibili Roxy Music e gli Sparks. La band suona una sorta di progressive decadente, frutto anche dell'antico amore di Muzio per King Crimson e Genesis.

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I Molotov Champagne suonino ovunque a Milano e Ruggeri e Muzio fanno di tutto per far parlare di loro: il primo gira per Milano con un pitone vero al suo seguito, mentre il secondo suona le tastiere completamente avvolto da un drappo funebre e con un cravattino a forma di pipistrello intorno al collo. Nonostante ciò, il gruppo non ingrana. Ruggeri e Muzio capiscono che è arrivato il momento di un cambiamento drastico: abbandonano i contorni decadenti dei Molotov Champagne e si unisono ai Trifoglio, un power-trio caratterizzato da chitarre piuttosto heavy. Nel 1978, mentre Muzio decide di abbandonare la band in favore degli studi di medicina, il gruppo cambia nome in Decibel., lo stesso anno la Spaghetti Records, etichetta milanese affiliata alla romana RCA, s'interessa ai Decibel e decide di produrli, forse più per il contorno di ciò che accadeva alla band che per un reale interesse a livello musicale. Memorabile in questo senso lo "show-fantasma" alla Piccola Broadway, quando il gruppo non riuscì neppure a suonare una singola nota a causa di un'enorme rissa scatenatasi tra filo-punk (percepiti allora come simpatizzanti dell'estrema destra) e autonomi del Centro Sociale Leoncavallo. 

Il primo album dei Decibel è Punk: un titolo che, apparentemente, non avrebbe bisogno di spiegazioni. Un netto cambio di rotta per abbracciare le sonorità più dure ed essenziali che, proprio in quegli anni, anche in Italia stavano facendo breccia. In realtà, Punk lo è più di nome che di fatto. Leggenda vuole che il titolo sia stato dato pochi giorni prima della messa in stampa: si sarebbe  dovuto chiamare semplicemente Decibel, ma, alla fine, si è optato per il nome del genere musicale come mossa pubblicitaria. Registrato al Castello di Carimate presso gli Stone Castle Studios, Punk viene letteralmente distrutto dalla critica dell'epoca. Nonostante sia un lavoro affrettato, il disco riserva un paio di chicche e contiene già i germi dei successi futuri. Canzoni come Il leader e Il lavaggio del cervello contengono spunti interessanti, soprattutto dal punto di vista della scrittura di Enrico Ruggeri. Si colgono influenze e rimaneggiamenti di stili anglosassoni, ma la materia su cui lavorare c'è. Come sottolinea giustamente Vittorio Papa in un suo articolo apparso nel 2009 su Orrore a 33 giri, Punk si ricorda molto più per la raccapricciante copertina: "uno degli artwork più brutti di tutti i tempi che ha il 'merito' di anticipare le terribili pacchianate che avremmo trovato da lì a pochi anni su tanti dischi metal, ma soprattutto il logo della band, inequivocabilmente a forma fallica, che mostra come interpretassero il punk, ovvero pura voglia di sconvolgere l’ascoltatore". Come se non bastasse, la RCA ne stampa solo 1000 copie, tanto che questo lp è praticamente introvabile. Nonostante ciò il gruppo macina date, partecipando anche al Cantagiro.

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l'anno successivo vede il ritorno di Fulvio Muzio nella band. In formazione rinnovata e con idee cambiate, i Decibel fanno uscire il 45 giri intitolato Indigestione Disko. Le sonorità sono radicalmente modificate, abbracciando una new-wave bella pettinata che si evidenzia anche nelle scelte di abbigliamento dei componenti della band, con capelli corti, occhiali da sole e camicia bianca più cravatta stretta nera: una via di mezzo tra Elvis Costello, i Kraftwek e gli Knack che influenzerà per i decenni a venire il vestiario di molte band italiane.
Anche le canzoni sono più compiutamente realizzate e toccano temi sempre più attuali, con quel misto di umorismo-dandy e di raffinata presa in giro della critica sociale che sarebbe diventata la caratteristica principale dei Decibel. Il testo della title-track recita così: "Per cinque lunghi giorni sono un impiegato/ ma poi io mi trasformo quando sono gasato/E niente al sabato gioia mi arreca/mi aspetta all’angolo la mia discoteca/Cosa farei senza la mia discoteca?/Io divento un altro dentro a una discoteca/Energie da da da scaricare/impiegate da da da abbordare/emozioni da da da da provare/Brividio brivido senza rischio/indigestione disko": è finito il tempo dell'impegno politico, dei collettivi e dei dibattiti terzomondisti, è giunto il momento dell'edonismo più puro e festaiolo.

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Registrato da quel volpone di Shel Shapiro agli Stone Candle Studios, questa volta il 45 giri spacca. Grazie anche alla fama di "ragazzacci pericolosi" i cui concerti finiscono regolarmente in rissa che i Decibel hanno a Milano e dintorni, il loro nome si espande e si fa conoscere per tutta la Penisola. Il 1979 è quasi arrivato al termine quando la band finisce di comporre Vivo da Re, il loro secondo album. Shel Shapiro è entusiasta del lavoro di Ruggeri e compagni e decide di caldeggiare ancora di più la loro causa all'interno della Spaghetti Records. Bisogna ricordare che quest'etichetta, oltre che dallo stesso cantante e leader dei Rokes, era stata fondata da due dei più importanti discografici italiani: Sandro Colombini, uno dei massimi produttori italiani degli anni '70 che ha prodotto Lucio Dalla, Edoardo Bennato, la Premiata Forneria Marconi e molti altri, e Silvio Crippa, abilissimo manager e scopritore di talenti.

Già nel gennaio del 1980 per i Decibel si spalancano, un po' a sorpresa, le porte del Festival di Sanremo. Il gruppo decide di partecipare alle qualificazioni e, superando un'accanita concorrenza, tra cui gli Skiantos, raggiungono la fase finale. Il look ricercato, le sonorità eleganti ma orecchiabili e i testi facilmente memorizzabili contribuiscono in maniera determinante a questo risultato. Il pezzo con cui si presentano al festival è quello con cui avrebbero poi ottenuto maggior successo: Contessa. Contessa è una canzone strana per l'universo pop italiano di quell'epoca, dato che mescola senza soluzione di continuità gli stili e le storie del cabaret tedesco anni '20 di Kurt Weill, di cui soprattutto Fulvio Muzio era un grande estimatore, con la formula della pop-song. Il pezzo, di cui il patron sanremese Gianni Ravera si era letteralmente innamorato, fa il botto tra gli spettatori: si classifica al quarto posto, un grande successo per una band esordiente, e consegna ai Decibel una primavera-estate ricchissima di date e di concerti.

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In realtà, se si guardano le vendite di Vivo da re, il risultato non è che sia poi stato così incredibile, nonostante la presenza di pezzi forte come Il mio show, A disagio e la già citata Contessa. Questo è dovuto alla cronica difficoltà di RCA nella distribuzione che ha pesato non poco nell'economia del gruppo. Nonostante ciò, il 1980 per i Decibel gira bene, con tanto di partecipazione al Festivalbar. Purtroppo però, nel momento in cui tutto sembra girare per il meglio, qualcosa si inceppa. Tutti i membri del gruppo non sono soddisfatti della percezione che si ha di loro, in particolar modo a livello di pubblico. Invece di un nucleo di fan composto da ascoltatori appassionati di musica, i Decibel si ritrovano loro malgrado a essere etichettati come una sorta di "boy-band ante litteram": sono talmente tante le lettere di ammiratrici adolescenti che ricevono i membri del gruppo che si deve fondare un apposito fan club. In più, in autunno, il tour non ha il successo che ci si aspettava anche e soprattutto per motivi organizzativi: ricorda Ruggeri che: "Visto il tipo di pubblico che avevamo, se i concerti si fossero tenuti al pomeriggio invece delle dieci di sera avremmo avuto il triplo della gente".  

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Le tensioni all'interno del gruppo finiscono per esplodere. È lo stesso Ruggeri, arrivato ai ferri corti con la Spaghetti Records – che già aveva perso Shapiro e Crippa per delle divergenze con Colombini –, a decidere di lasciare l'etichetta e il gruppo, per proseguire nella fortunata carriera solista. 

Muzio e Copeccia si laureano rispettivamente in Medicina e Economia e Commercio, ma non rinunciano alla musica. I Decibel cambiano più volte sonorità e stili, dimostrando sempre una solenne curiosità per ciò che di nuovo e contemporaneo veniva suonato, specialmente fuori dall'Italia. Vanno in questa direzione i successivi album, a partire da Novecento del 1982, un ambizioso ma non del tutto riuscito progetto di realizzare un concept-album sulla modernità alla stregua di gruppi quali Ultravox, Stranglers, JapanKing Crimson. Dopo essersi occupati di colonne sonore per documentari, nel 1988 i Decibel tornano con Desaparecida, con influenze che vanno da Brian EnoVangelis, fino ad arrivare a Mike Oldfield e con la produzione, di nuovo, di Shel Shapiro.

Nel corso degli anni Enrico Ruggeri ha invitato più volte sul suo palco i membri dei Decibel. Il 19 febbraio 2010, Fulvio Muzio e Silvio Capeccia accompagnano Enrico Ruggeri nell'esecuzione de La notte delle fate nel corso della 60esima edizione del Festival di Sanremo (30 anni esatti dalla loro prima apparizione). Nel dicembre del 2016, la notizia della loro reunion ha fatto impazzire l'internet, segno che il loro ricordo è ancora molto sentito. 

Se i Decibel sono riusciti a passare, senza scomporsi troppo, da organizzare serate come il Sex Punk Party – un happening per giornalisti e professionisti della moda in cui venivano trasmessi film hard direttamente sui corpi dei Decibel sul palco – a calcare con successo il palco di Sanremo, non c'è dubbio che del talento ci fosse. Ma quella dei Decibel è la storia tutta italiana di un "formidabile insuccesso", ossia di come la discografia degli anni '80 sia riuscita a disperdere il patrimonio di una band capace di unire in maniera convincente l'avanguardia e il pop. 

 

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L'articolo Decibel: i diavoli di Porta Romana di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2016-12-19 16:11:00

COMMENTI (1)

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  • ilfabri 8 anni fa Rispondi

    Mi sa che erano Champagne Molotov e non Molotov Champagne!
    ;)