Demoncandy è il volto umano della trap

Il 21enne toscano è un esempio perfetto della nuova wave che sta prendendo la trap, sempre più emo, sempre più cantata e imparentata col rock. Che guarda ai sentimenti (e le debolezze) a discapito dell’edonismo e del flexare inutili ricchezze. Ce la racconta lui stesso

Emanuele AKA Demoncandy
Emanuele AKA Demoncandy

Demoncandy (vero nome Emanuele Cogoni) ha 21 anni, è toscano di Cecina (LI) e ha partecipato alla finale di DreamHit, il social talent con cui si è fatto notare dalle etichette discografiche. Ha un contratto con la Polydor/Unversal e ha pubblicato il suo primo singolo Ansia sociale (produzione Mr. Monkey), questa estate. 

La sua è una storia di provincia e di urgenza che ci racconta direttamente lui: "Sono arrivato a fare musica con la necessità di dire quello che provo perché di solito non riesco a esprimere i miei sentimenti", ci dice Emanuele. "So dire tante cazzate ma i sentimenti sono un discorso particolare per me, per questo a 16 anni ho iniziato a fare musica. Ho continuato su Soundcloud perché mi piaceva la velocità con cui si caricano le tracce. Ho iniziato per divertimento, facendo freestyle in giro, poi ho cominciato a prendere seriamente questa cosa".

 

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L'esperienza di DreamHit, il social talent condotto da Guglielmo Scilla con Carl Brave e Myss Keta nel ruolo di giudici fissi e con Boss Doms, Jo Squillo, Lodo Guenzi e Beba come giudici guest lo ha portato a ottenere un contratto con l'agenza DOOM Entertainment e un contratto discografico. È arrivato in finale e si è giocato la vittoria con Cil, Michelangelo Vood, Violet Ce e Paulo, che poi ha vinto il talent. Demoncandy la descrive così: "È stata un'esperienza importante, mi ha sgonfiato il palloncino d'ego che mi ero creato. Tendo a fare questa cosa: gonfio l'ego e poi a una certa scoppia perché lo ingrosso troppo. Grazie al talent ho conosciuto Matteo, il mio manager con cui ho un bellissimo rapporto. Abbiamo creato lì questa collaborazione. Nel talent ho conosciuto un sacco di artisti forti e belle persone, la competizione mi ha creato una tempesta di emozioni. Eravamo tutti artisti, giocavamo con le emozioni e ho ricevuto le vibes di tutti, c'era una concentrazione di emotività infinita, quella cosa mi ha fatto anche piagnucolare verso la fine".

"Piagnucolare", come dice lui, è anche il nuovo trend emo che ha preso la trap dopo anni di edonismo e provocazione. Oggi i temi sono più rivolti verso le proprie emozioni e lasciano da parte cash, gioielli, tipe e quant'altro: "Ho seguito tutta la wave, sono partito che facevo musica flexando e a 21 anni mostro molti più sentimenti, ma per me è necessità: nella vita ho problemi a mostrare le mie emozioni quindi cerco di sfogarle musicalmente. Da quando è uscito il pezzo Ansia sociale, la mia vera ansia sociale è peggiorata. Ha influito anche il periodo del covid, ma non è facile tirar fuori certi disturbi, c'è sempre un po' di paura intorno, la società tende sempre a mostrare il meglio e le cose brutte vanno nascoste, potrebbero dare idee sbagliate, anche se la realtà è questa e questi disturbi sono molto più comuni di quanto si pensi".

Un salto enorme dall'avere all'essere, sembra. Di sicuro in tempi come questo più utile: "Spesso le persone in DM mi ringraziano per il pezzo e io rispondo 'lo faccio per questo'. A 17 anni la musica mi ha salvato da un periodaccio e ho cambiato il mio stile musicale per aiutare quelli che, come me, hanno avuto problemi".

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Demoncandy viene dalla provincia e lì, fare un percorso urbano che guarda alla città come punto di riferimento non  per niente facile: "Da quando ho cavalcato la wave emo, quasi goth, in provincia ho ricevuto insulti all'ordine del giorno. La mentalità è più chiusa qui, ma a livello musicale mi sono sempre mosso fuori dalla provincia, non ho mai trovato un collegamento, qui giocano in single player, non è qualcosa che riesco ad accettare. Sono andato fuori a cercare altri compagni. In provincia siamo più gelosi di quello che si ha".

Parliamo un po' del futuro della trap e di tutti i sottogeneri che ha generato: "Va tutto velocissimo, da un anno all'altro siamo passati dal rap alla drill (sottogenere caratterizzato da testi violenti e nichilistici - N.d.R.) e dalla trap al pop. Per me la drill non andrà avanti per più di un paio d'anni, non mi gasa, è molto truzza. Io non ho un piano B, sono in continua mutazione e agisco a livello giornaliero, fra un anno sarò diverso. Nel disco sto cercando di mostrare tutte le mie sfaccettature. Troverete tanti sentimenti, tanta rabbia. Non possiamo condannare la tristezza: siamo esseri umani, per forza soffriamo".

Concludiamo parlando di ascolti: "Mi piacciono Blanco, Tananai, al momento ascolto anche roba vecchia, tipo Tedua del 2015 o Rkomi. Rkomi é uno dei miei cantanti preferiti vecchio o nuovo non cambia".

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L'articolo Demoncandy è il volto umano della trap di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-10-13 09:12:00

Tag: singolo

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