Manifesto di Shablo è il suo primo progetto solista d’artista dopo tanto tempo, un disco fatto con il cuore e per il gusto di farlo, per il piacere di andare in studio, registrare e ricercare vecchi suoni o brani per riproporre in un disco tutti, o molti, dei generi musicali che lo hanno influenzato e soprattutto lo hanno fatto innamorare del rap e della musica urban.
Un disco bello e importante, un ritorno alle origini, alle radici, un disco denso e quasi complesso, 17 tracce, alcune anche molto lunghe per i tempi che corrono; invece bisogna prendersi del tempo per ascoltare per bene questo disco, nei suoni e nelle parole, e lo si dovrebbe ascoltare con gli strumenti giusti, come ho avuto la fortuna di poter fare io, allo spazio Voce in Triennale a Milano, dove il Manifesto di Shablo suona potentissimo, raffinatissimo, molto studiato, molto curato. Il risultato di grande passione e grande professionalità.
Per quelli della mia generazione, dice Shablo, questo disco può suonare un po’ vintage, già sentito, ma l’idea è proprio quella di tornare alle origini e riproporre le cose in maniera più fresca e diversa; in più per le nuove generazioni invece è una cosa talmente antica che potrebbe risultare nuovissima”, una scoperta. Tornare un po’ indietro per andare avanti. È un disco veramente molto vario, con tanti generi e sottogeneri, black music, pezzi anni novanta, pezzi di ispirazione jazz, soul, jungle, drum and bass, ci sono dei pezzi acustici e tanti strumenti suonati, R&B, blues e le radici dell'hip hop.
Joshua, suo partner per la parte compositiva, appare un po’ in tutto il disco. In quest’album ci sono leggende del rap e dell’hip hop, nuovi artisti, collaboratori storici fidati, collaboratori internazionali. C'è Mimì, giovanissima e appassionata al genere, in un pezzo, Meglio che mai, interamente suonato, pulito, essenziale, un brano veramente bellissimo alla Amy Winehouse; c’è Guè, amico fraterno da sempre e una sorta di padrino del progetto che esce per Oyster Music, la loro nuova etichetta, e Island. C'è Tormento. Oltre ai due brani con (tra gli altri) Gué, La mia parola e Spirito Libero, la versione digitale del disco include una Puoi Toccarmi rivisitata e bellissima, anacronistica e vecchia scuola sottolinea Shablo stesso, più di quattro minuti di canzone e una parte finale di soul molto bella.
Che storia sei? il brano con Nayt e Joan Thiele è completamente acustico, con chitarra classica, percussione e flauti. Shablo ricorda Michele Lazzarini, presente in sette pezzi, e gli dedica il disco. Dall’acustico al latino con Irama e Tormento e Joshua, ma Mille Problemi è un pezzo latino studiato e ragionato, non una hit estiva, mentre l’apice dell’internazionalità è Slow Down con Roy Woods, etichetta Ovo di Drake, mentre un altro bel mix di voci è Love Me con Yellowstraps, Joshua, Mimi e Tormento.
E poi ovviamente ci sono i pezzi rap, con i grandi pesi massimi del rap italiano: Welcome To The Jungle con Ernia e Neffa, con Inoki, amico ritrovato, Immagina, pezzo nato più di 20 anni fa e nonostante tutto incredibilmente attuale, tutto in un’unica incredibile strofa rap di circa quattro minuti senza interruzione. Ascoltare per credere. The One con Joshua, Noyz, Tormento, TY1, un altro pezzo potentissimo che avrei ascoltato volentieri nella sala Voce, Karma Loop con Ele A e Tormento e Non Si Può, con Rkomi. Tutti momenti di grande rap fatto molto bene e suonato altrettanto molto bene.
Manifesto quindi è come Shablo suona in questo momento, e di nuovo un tornare un po’ indietro per andare più avanti: “In un momento in cui da produttore trovo una grande omologazione di suono e sembra un po' tutto abbastanza uguale, la mia provocazione era tornare un po' alle origini di tutto questo”.
Disco prezioso, quasi di nicchia, un manifesto sincero, un progetto che Shablo sa che può non arrivare a tantissimi e restare di nicchia, ma resta un disco che esprime il suo amore per il rap e la musica urban e per dimostrare anche che “quello che arriva ai vertici delle classifiche è la punta di un iceberg, di un universo che ha tanto da dire, e che si ispira ormai a decenni di musica”.
Shablo porterà in giro da subito Manifesto con il suo Street Jazz Tour, con Joshua presente in tutte le date e Tormento come MC e intrattenitore; ci sarà Mimì, ci saranno i musicisti; il live sarà per metà dedicato al disco e per metà alla reinterpretazione di gran parte della musica che lo ha ispirato e ha ispirato questo disco; a Milano a novembre ci saranno probabilmente tutti gli artisti presenti nel disco sul palco del Teatro Arcimboldi.
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L'articolo Il disco di Shablo è un atto d'amore e un ritorno alle origini di Carlotta Fiandaca è apparso su Rockit.it il 2025-07-07 10:50:00
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