Eneide di Krypton: un nuovo canto - Teatro studio Krypton di Scandicci (FI)

Eneide di Krypton dei Litfiba in scena dopo 30 anni dalla prima rappresentazione
Eneide di Krypton dei Litfiba in scena dopo 30 anni dalla prima rappresentazione - Foto di Guido Mencari

Durante la prima metà di settembre sarà pubblicato da Tannen Records con distribuzione Audioglobe il doppio vinile deluxe di "Eneide di Krypton", di cui vi presentiamo la copertina, contente la nuova versione suonata dal vivo, in sole 500 copie numerate a mano. Il tutto sarà corredato da un booklet contente le foto della prima dello spettacolo e i testi. Il nostro inviato Francesco Saliola ci racconta l'esperienza di rivedere uno spettacolo concepito 30 anni fa, rimesso a nuovo per l'occasione.

Ci sono realtà che funzionano nell’assenza: “Eneide” di Krypton è una di queste. Mito fondativo, è il caso di dirlo, di una stagione artistica, di una scena musicale e di un’estetica teatrale, lo spettacolo multimediale rappresentato a Firenze trentuno anni fa ebbe risalto nazionale e internazionale, contribuendo ad alimentare l’attenzione sul rinascimento new wave del capoluogo toscano.
Sarebbe miope, nel parlare di questo nuovo canto, oscurare volutamente quel weekend postmoderno. Ma sarebbe altrettanto sbagliato archiviare come patetica operazione nostalgia lo spettacolo di teatro–concerto andato in scena nelle settimane scorse al Teatro Studio Krypton di Scandicci.

Anzitutto perché la data della riedizione spezza consapevolmente il giocattolo usurato dei cicli ventennali; e poi perché questa è un’opera nuova, certamente in dialogo stretto e continuo con quella originale, ma che è altro, per volontà e per necessità: dell’allestimento originale, infatti, restano la colonna sonora (l'LP a nome Litfiba che arriva ancor prima della “Trilogia del Potere”), qualche fotografia, le diapositive dei “quadri” originali di Alfredo Pirri che costituivano l’innovativa scenografia, i resoconti di allora sulla stampa. Il tempo e un incendio si sono portati via tutto il resto, compresa la pellicola (in Super 8…) che aveva documentato l’azione scenica.

“Eneide di Krypton: un nuovo canto”, quindi, si riscrive nell’apparato visuale, nella trama sonora, nei contenuti testuali pur mantenendo certi elementi cardine del progetto originale. In un naturale processo di stratificazione, c'è qualcosa che viene a mancare, qualcosa che resta evidente, qualcosa che si aggiunge.



Manca, per l’apparato scenico, la sorpresa del nuovo e dell’inedito: nella prima edizione, i laser e le immagini proiettate costituirono l’inizio di un nuovo linguaggio visivo che portò alla Compagnia Krypton, fino allora confinata nell'ambito del teatro di sperimentazione, un’attenzione e una considerazione più generale. Oggi però, dopo la glorificazione nei Novanta del “multimediale”, dopo l’orgia di visual e installazioni degli anni Zero, e con l’attuale pervasiva onnipresenza di app di realtà accresciuta, nessuno può sorprendersi per le immagini 3D che si dipanano sulle quinte digitali, sulla scena e sul pubblico, figlie ormai adulte dell’inveterata ossessione di Krypton per la luce che disegna. Se, però, manca la sorpresa, sono invece potenti il coinvolgimento e la fascinazione delle proiezioni elettroniche in cui lo spettatore resta immerso per tutta la durata dello spettacolo e in cui si svolge la scarna azione scenica: nelle nuove elaborazioni, sono contenuti anche frammenti delle immagini originali, a rafforzare un senso di continuità importante ma mai eccessivo.

Resta, nella musica, la suggestione epica del tema principale e ricorrente, l’inno darkwave dei Litfiba “Approdo sulle coste della Libia”; restano la personalità e il contributo di alcuni dei musicisti originariamente coinvolti nel progetto (Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi), ora nella ricostituzione matura dei Beau Geste, trio minimalista ed elettronico che comprende anche Francesco Magnelli, e che si porta dentro la stratificazione delle multiformi esperienze comuni e personali dei tre musicisti.
Ma, in questo “nuovo canto”, al contenuto sonoro originario si aggiungono molti elementi nuovi. Anzitutto la lezione elettronica e minimale che consente ai Beau Geste di arricchire e rinnovare il materiale dei Litfiba, scartando i pezzi più datati della originale colonna sonora e innestando nuovi rami più ambient, come nel “Proemio”, e quasi techno, come ne “La tempesta”, oppure più struggenti e delicati, come ne "L'incontro d’amore”, in cui a Didone presta la voce Ginevra di Marco; i toni, qui, da epici si fanno elegiaci e si ha l’impressione, per qualche istante, di riascoltare i CSI più intimisti. Vi è poi l'effettiva presenza in scena dei musicisti, non prevista nell’allestimento dell’83; in una disposizione alla Kraftwerk, Magnelli, Maroccolo e Aiazzi suonano tastiere e strumenti dietro le loro console trasfigurate nella fiancata dello scafo della nave di Enea grazie alla scenografia e alle proiezioni.

Si aggiunge infine, rispetto alla prima versione, il testo inteso come parola parlata, incarnata nella voce del regista Giancarlo Cauteruccio, che risuona di Magna Grecia e Mediterraneo, e interpreta in scena Enea e il narratore. Seppure nella necessaria ed estrema semplificazione dell’impianto narrativo, che riduce un poema di diecimila versi a una decina di quadri scenici, non viene meno l’attualità dell'epos con i suoi temi ricorrenti: il viaggio avventuroso, il senso del destino, l’amore impossibile, la guerra, la morte, la rinascita.



Uno spettacolo che mescola sapientemente i temi del racconto classico, la musica, i visual e la recitazione, e che rimane comunque aperto a una fruizione libera e personale, dimostrata dall’apprezzamento di un pubblico molto trasversale, composto certo anche dei fan di stretta osservanza musicale che hanno sostenuto il progetto su MusicRaiser, ma pure di compassati frequentatori del teatro d’avanguardia.
Si esce con un'impressione globalmente positiva su questo teatro-concerto, con l’auspicio che, dopo la sua rinascita fuori dai confini temporali della Firenze dark méditerranée, sia possibile in futuro oltrepassare anche il limite spaziale del capoluogo toscano, e vederlo allestito in altre città, poiché è un’esperienza sonora e visiva cui merita assistere.



(La copertina del vinile "Eneide di Krypton - un nuovo canto")


Credits:
“Eneide di Krypton: un nuovo canto” scritto e diretto da Giancarlo Cauteruccio
musiche di Litfiba e Beau Geste, eseguite dal vivo da Antonio Aiazzi – Gianni Maroccolo – Francesco Magnelli, con voce fuori scena di Ginevra di Marco

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L'articolo Eneide di Krypton: un nuovo canto - Teatro studio Krypton di Scandicci (FI) di FrancescoS è apparso su Rockit.it il 2014-05-17 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • faustiko 10 anni fa Rispondi

    Recensione super dell'evento. Chapeau.