Come Fred Buscaglione ha inventato il rock'n'roll, prima del rock'n'roll

La breve e luminosissima storia di Fred Buscaglione, il "whisky facile" a bordo della "freccia lilla"

Fred Buscaglione
Fred Buscaglione
29/02/2016 - 11:40 Scritto da Mattia Nesto

Prima del maledettismo di Luigi Tenco, molto prima della vita spericolata di Vasco Rossi e quasi con mezzo secolo di anticipo sulle vite di periferia di Gianluca Grignani o Luca Carboni, c’è stato Fred Buscaglione. Buscaglione, vero nome Ferdinando Buscaglione, è stato la quintessenza del musicista rock'n'roll, almeno per come i film, le riviste e i libri ci hanno portato ad intenderlo. La sua vita da grande artista, sorta di padre nobile dello swing all’italiana, è stata una vita vissuta velocemente, col vento tra i capelli mentre sfrecciava tra Roma e Torino a bordo di macchine americane di lusso, ogni sera col drink in mano. Come tutte le stelle comete, la parabola di Fred Buscaglione su questa terra fu breve ma luminosissima. Una storia rock'n'roll prima dell'arrivo del vero rock'n'roll.

video frame placeholder

Il ribelle del Conservatorio Verdi

Buscaglione viene da un piccolo paesino in provincia di Biella, Graglia, e sin da quando era “piccolo così” dimostra uno spiccato interesse per la musica. “Non stava mai fermo, saltava di qua e di là e continuava a toccare ogni cosa che aveva davanti. Quando poi c'era la radio transistor be', ci usciva pazzo” ha detto una sua ex vicina di casa durante un’intervista ad un rotocalco Rai. Fatto sta che Ferdinando cresce e l’amore per la musica non fa che aumentare, e a undici anni si iscrive al prestigioso Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Da Biella a Torino è un bel salto per un ragazzo. Tuttavia leggendo le biografie ufficiali e non, emerge una cosa: seppur Fred Buscaglione sia stato sempre animato da uno spirito giovanile, egli non è mai stato un ragazzo. Buscaglione è nato uomo e così, passati una manciata di anni, entra da protagonista nella vita notturna della Torino anni ’30. Polistrumentista e con grandissime capacità di intrattenimento del pubblico, Fred diventa in poco tempo il re dei jazz-club cittadini, suonando indifferentemente la tromba, il violino o il pianoforte (le cui prime lezioni aveva ricevuto da sua madre, insegnante appunto di piano). Durante una pazza serata al Gran Caffé Ligure (ancora adesso il Piemonte è disseminato di bar con questo nome, segno che una volta la Liguria era percepita come qualcosa di esotico e, inaspettatamente, simil-tropicale) fa conoscenza di Leo Chiosso, uno strambo studente di giurisprudenza che, tra una studentessa delle Magistrali e un libro giallo divorato, nota quel cantante jazz così magnetico. Nasce un’amicizia “totale”, un sodalizio artistico che si spezzerà soltanto con la morte di Fred.

La Seconda Guerra Mondiale: un soldato in Sardegna che suona lo swing

Ben presto però le cose cambiano. Le dolci serate della Torino da bere degli anni’ 30 volgono al termine e, sempre in maniera più preoccupante, si avvicinano i primi segnali dell’incombente Seconda Guerra Mondiale. Buscaglione, anche se non è più di leva, viene richiamato alle armi e distaccato in Sardegna. Qui si dedica ad intrattenere le truppe, organizzando spettacoli a metà strada tra i concerti e gli show di cabaret. Intanto, mentre i soldati si divertono con i frizzi e i lazzi di Fred, la guerra avanza e gli americani sbarcano in Sardegna. I marine fanno prigioniero Fred ma lui fa subito amicizia con gli alti comandi e, a Cagliari, conosce il Quintetto Aster, un selvaggio combo-jazz che lavora per la radio Alleata e per Radio Sardegna (il cui direttore, a quel tempo, era Jader Jacobelli, funambolico personaggio di un’Italia ormai irrimediabilmente scomparsa), formato dai fratelli Berto e Franco Pisano, a cui si aggiunge Giulio Libano e Sergio Valenti. Durante questa esperienza, Fred conosce sempre più a fondo la musica d’Oltreoceano e se ne innamora perdutamente.


(Buscaglione con gli Aster)

I primi 33 giri e “i bulli&pupe”

La guerra finisce e Fred Buscaglione rientra a Torino. Qui iniziano i suoi tenaci tentativi di sfondare nel mondo della musica, perché l’esperienza cagliaritana gli ha fatto capire che suonare sarà la missione della sua vita. A Torino bazzica per tutti i locali più alla moda, sempre tallonato dall’amico e sodale Chiosso, il quale si occupa di confezionare ad arte i testi per le canzoni. Infatti Ferdinando, diventato già Fred, si sta costruendo un personaggio molto ben delineato: non più l'allucinato musicista piemontese, ma il seduttore italo-americano, un gangster dal cuore di panna e dalla voce swing, capace di fare innamorare sia le donne di vita della Torino notturna che le signore per bene delle caffetterie del centro. Le tematiche delle canzoni di Fred Buscaglione rientravano in quell’immaginario che si potrebbe definire di bulli&pupe: ovvero un seduttore che cercava di far sua un “pezzo di femmina”. Ma quello che fin dagli esordi Buscaglione ha sempre posseduto, oltre a doti interpretative certamente fuori dal comune, è anche una vena ironica e disincantata che lo rendeva un personaggio sempre molto simpatico. Non era un semplice spaccone, ma una persona consapevole dei propri mezzi e dalla presa magnetica su di un pubblico che sapeva intrattenere come nessun altro. Nascono così, grazie alla penna di Chiosso e alla “brillantina” di Fred, canzoni immortali quali “Che bambola!”, “Eri piccola così”, “Love in Portofino” (e ritorna la Liguria esotica!) o l’irrinunciabile “Porfirio Viollarosa” che ispirò una sequela lunghissima di artisti, a cominciare da Enzo Jannacci sino ad arrivare a Vinicio Capossela. La spinta decisiva verso il grande successo viene però da un altro amico di Fred, ovvero Gino Latilla, peso massimo della canzone-pop italiana primi anni '50, il quale convince il “gangster piemontese” a firmare un contratto con l’etichetta Cetra e a incidere qualche 33 giri. Le incisioni si contraddistinguono per l’immediatezza e la freschezza in un panorama italiano, va detto, allora abbastanza paludato: più che in uno studio, Fred sembra in un cabaret durante una sua folle nottata.

video frame placeholder

Una Ford Thunderbird e il successo, il grande successo

Dopo le hit piazzate qua e là, Fred Buscaglione diviene uno dei personaggi italiani più importanti e influenti. Radio, televisione, pubblicità, cinema: Fred Buscaglione diventa iconico e il suo volto, sempre in bilico tra il divertito, il sornione e il malinconico troneggia su riviste, rotocalchi e giornaletti vari. Mitiche le sue fughe per i viali di Torino sopra macchine sportive, una specie di “bling-bling culture d’antan” che fa diventare Buscaglione un vero e proprio mito per le nuove generazioni. La sua aria da maledetto, da gran seduttore, da, come veniva chiamato allora, “whiskey facile” attraggono le simpatie di milioni di giovani in tutta Italia che iniziano a vestirsi, pettinarsi e farsi crescere i baffetti (“appena appena spuntati, mai tagliati del tutto”) à la Buscaglione. Benché dal 1954 Buscaglione si maritasse con Fatima Robin’s, giunonica cantante e circense tedesca di origine magrebina, i flirt per l’artista torinese, veri o presunti, si sprecavano. La nascente industria del gossip (gli anni '60 dei paparazzi e di via Vittorio Veneto sono ad un passo) non fa altro che parlare delle sue donne. A bordo della Ford Thunderbird Buscaglione pare scarrozzasse Scilla Gabel, Anita Ekberg più una serie imprecisata di cantanti, ballerine e commesse della Torino anni '50.


(Buscaglione e Fatima Robin's)

Una fine da vera star

Per essere tale, una cometa deve certamente possedere una grande luminosità ma anche un tempo molto limitato a disposizione. E che il tempo fosse sempre troppo poco per Buscaglione, se ne accorsero tutti gli italiani una mattina di inizio febbraio 1960. Buscaglione, che aveva appena 38 anni, stava tornando all’Hotel Rivoli da un’esibizione in un night di via Margutta, a Roma. A bordo della sua Ford Thunderbird color lilla (la “freccia lilla”), si scontra, all’incrocio tra viale Rossini e via Paisiello, nel quartiere dei Parioli, con un camion Lancia Esatau, pieno zeppo di porfido, guidato da Bruno Ferretti. Ferretti e un metronotte di passaggio tentano immediatamente di soccorrere il cantante: non c’è però niente da fare. Buscaglione muore a 38 anni e tutta Italia lo piange. Siamo nel 1960 e di lì a poco ci sarebbero state le Olimpiadi di Roma, la Dolce Vita e l’acme del boom economico. Buscaglione non è vissuto abbastanza a lungo per conoscere tutto questo e ha lasciato in lacrime milioni di fan in giro per l’Italia: il primo lutto di un Paese giovane che cercava di ripartire con slancio dopo la guerra.


(La "freccia lilla" dopo l'incidente)

Fred Buscaglione, il mito

Ma che cosa ha rappresentato Fred Buscaglione per la cultura popolare italiana? A conti fatti, molto. Buscaglione infatti ha incarnato sì il mito del latin lover, ma sempre in modo autoironico, arguto e intelligente. Non era un personaggio volgare, camminava sul lato selvaggio della strada ma indossando uno smoking, inappuntabile e brillantinato come se dovesse partecipare ad una serata di gala. Per la prima volta gli italiani avevano di fronte un artista che poteva gareggiare alla pari, almeno nell’immaginario del tempo, con i grandi miti e i grandi divi che dall’America erano “sbarcati” massicciamente nelle coscienze collettive. Ed ecco allora che le sarte e le operaie d’Italia (proprio negli anni '50 il fenomeno del lavoro femminile trovò un'esplosione) invece di attaccare in camera la pagina di rivista con Gregory Peck o Clarke Gable, sceglievano il poster di Fred Buscaglione che, ammiccante e ironico, le addocchiava mentre sceglievano la mise giusta per il sabato sera in centro. Buscaglione insomma ha rappresentato lo “spirito giovane di un’Italia ingenua” che andava a mille all'ora senza preoccuparsi delle conseguenze perché comunque, bella o brutta, un’opportunità c’era per tutti. Inoltre l’artista torinese fu il primo a fare della propria immagine una vera e propria industria, differenziando la sua presenza su molti media. Non soltanto quindi canzonette, ma anche partecipazioni alla nascente televisione, copertine dei giornali e comparsate al cinema. Sul finire della carriera ha scritto anche pezzi più melodici, come “Guarda che luna”, ma la sua anima swing e selvaggia non l’ha mai abbandonato. Nonostante i molti emuli ed epigoni, Fred Buscaglione è stato un personaggio unico, la cui autorità e influenza aleggia ancora nella musica italiana. D’altronde il fascino di una Ford Thunderbird lilla, lanciata a tutta velocità mentre si ascolta del buon swing, non tramonterà mai. 

---
L'articolo Come Fred Buscaglione ha inventato il rock'n'roll, prima del rock'n'roll di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2016-02-29 11:40:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia