L'Italia ha un'ossessione (sanissima) per Elvis Presley

"Elvis" è il titolo del nuovo album dei Baustelle, che prosegue una tradizione che va da Ligabue agli "imitatori" Celentano o Little Tony. Oppure i Måneskin, che lo hanno reinterpretato al cinema. Storia del rapporto tra il Re e noi

Elvis colorato
Elvis colorato

Elvis è un nome, un volto, una fisicità, una serie di canzoni - scritte da altri - che hanno fatto la storia del rock'n'roll. Elvis è una storia tragica, la parabola di un Icaro moderno in caduta libera per la propria volontà di arrivare al sole, un eroe che non è riuscito a morire giovane e che si è trascinato oltre i 40 anni in condizioni pietose. È un martire, un idolo, un talento cristallino sprecato dall'ambizione, sua e del Colonnello Parker, di farlo diventare una macchina da soldi, un attore di brutti film quando il suo destino era cantare, girare il mondo in tour. La sua forza propulsiva ingabbiata a Las Vegas e lui, come un leone allo zoo, che si autodistrugge di struggimento fino ad esplodere, quasi letteralmente. 

 

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Questo è Elvis, il mito della musica rock per eccellenza, da sempre imitato e amato, non è un caso che Austin Butler abbia vinto il Golden Globe come miglior attore drammatico per il film Elvis di Baz Luhrmann (2022), un biopic rutilante, fumettistico, coloratissimo, postmoderno e barocco che mette in mostra l'ascesa e la caduta del Re. Il suo mito in Italia è sempre stato glorificato, quindi non è una sorpresa vedere che il titolo dell'album dei Baustelle in uscita il 14 aprile sarà proprio Elvis, tatuato su un braccio nella copertina in cui un ragazzo indossa una maglietta ormai sdrucita di Mickey Mouse, Topolino. 

È  stato più sorprendente vedere i Måneskin che cantano If I Can Dream del Re nella colonna sonora del film di cui sopra, facendo anche bella figura tra Eminem, Diplo, Jack White, Austin Butler e lo stesso Elvis, che dall'alto ringrazia. Aveva già dato Ligabue col suo quinto album dal titolo Buon compleanno Elvis del 1995 e con la canzone omonima che individuava nel mito il simbolo delle contraddizioni di un'America più sognata che vissuta.

 

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Un Elvis che con la tradizione italiana, soprattutto quella lirica o tradizionale del sud, aveva un debole. Proprio Elvis nel 1960 registrò la famigerata versione del classico napoletano O' sole mio col titolo It's Now or Never e raggiunse le vette delle classifiche. L'anno successivo ci riprovò con Torna a Surriento che diventò Surrender, raggiungendo nuovamente il primo posto. L'unica canzone di Elvis cantata in italiano è stata Santa Lucia per il film Viva Las Vegas del 1964, mentre, fuori dall'orbita delle canzoni tradizionali, il Re registrò una versione di Io che non vivo (senza te) di Pino Donaggio dal titolo You Don't Have To Say You Love Me nel 1970.  

Nonostante il suo amore - quantomeno apparente - per il nostro Paese, Elvis non ha mai suonato in Italia. Non ha mai fatto un concerto fuori dagli Stati Uniti a dire la verità, tranne un paio in Canada a inizio carriera. A metà anni '70 Elvis avrebbe fortemente voluto fare il giro dell'Europa e il locale toscano La Bussola tentò di accaparrarsi la data ma il colonnello Parker, suo manager dal piglio decisamente dittatoriale, sparò una cifra altissima per sabotare il tour, con l'intento di controllarlo a Las Vegas. Forse per giganteschi debiti di gioco che legavano il colonnello ai casinò, forse perché Parker non poteva fisicamente espatriare in quanto non cittadino americano, forse per altre questioni mai del tutto chiarite, che in ogni caso portarono Elvis alla rovina. 

 

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Il suo culto è arrivato a noi tramite i suoi imitatori, che portavano nelle tv di Stato le sue movenze, il suo sguardo e la sua voce. Tre su tutti: Adriano Celentano, Little Tony e Bobby Solo.  Celentano ha esordito proprio come cantante di rock'n'roll negli anni '50, con la sua presenza scenica che lo farà diventare per tutti "Il Molleggiato", ma i due a contendersi il primato di Re sono i romani Antonio Ciacci e Roberto Satti, i cui nomi d'arte sono citati sopra. Entrambi col ciuffo, le giacche di pelle sempre più appariscenti, l'occhio languido e la voce adatta per rubare il cuore delle giovani e far rivivere una specie di Spaghetti Elvismania.

Oggi Elvis ritorna prepotente non più come mito da adorazione cieca, ma come impersonificazione di un Sogno Americano crollato sotto le bombe della realtà, macerato dall'11 settembre, da Trump e Biden, dal covid che ci ha mostrato la falsità dei migliaia di film americani in cui il mondo viene salvato sempre lì, tra New York e Los Angeles. Elvis è tutto questo e molto di più, per questo non ce ne libereremo mai, fortunatamente.

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L'articolo L'Italia ha un'ossessione (sanissima) per Elvis Presley di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-01-11 13:43:00

COMMENTI (1)

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  • BRUNA 8 mesi fa Rispondi

    CIAO, MI SONO RICORDATA DI ELVIS VEDENDO L'OMONIMO FILM. NEGLI ANNI 70 ERO ADOLESCENTE E RICORDO CHE LE NOTIZIE SU DI LUI LE DAVANO SOLO IN OCCASIONE DEL SUO RICOVERO OSPEDALIERO (PER AFFATICAMENTO) RICORDO PERO' CHE LE RADIO NON PASSAVANO LE SUE CANZONI E NON SI PARLAVA DI LUI IN NESSUN PROGRAMMA. NON RICORDO SE LA TV DI STATO TRASMISE IL SUO ALOHA FROM AWAY?