MI MANCHI: mandiamo i giovani all'assalto del futuro

Per tre giorni, dal 4 al 6 giugno, il palco del Magnolia si riempirà di volti e voci nuove (e bellissime). Perché un'intera generazione è stata chiamata a sacrifici enormi durante l'ultimo periodo e ora è pronta a esplodere, e noi a farci salvare dal loro entusiasmo

Qualche MI AMI fa con la pioggia, le mantelline e senza distanze - foto Silvia Violante Rouge
Qualche MI AMI fa con la pioggia, le mantelline e senza distanze - foto Silvia Violante Rouge

Per la prima volta nella mia vita vorrei essere uno di quei giovani e super tecnologici giornalisti sportivi contemporanei che, data un'azione, la sminuzzano in 418 diverse statistiche strabilianti e prive di ogni significanza. Invece, quando al liceo spiegavano i limiti, io pensavo in automatico alla cagnetta Flora Dora e alla sexyness – su cui Crono pare di non disporre di alcun controllo – di Justine Mattera. Quindi, converrete, non sono la persona giusta per calcolare l'età media del cast di MI MANCHI, primo di una serie di appuntamenti chiamati a colmare il vuoto del MI AMI, in attesa di settembre. Nè per dirvi se quello che andrà in scena tra il 4 e il 6 giugno al Circolo Magnolia di Milano sia o meno l'evento musicale più giovane di sempre (ma in ogni caso noi abbiamo deciso di sì).

Fatto è che non potremmo essere più felici di così all'idea di proporvi – per quella che è di fatto la riapertura della stagione musicale dopo mesi di silenzio, sofferenza ed ebollizione – una selezione di artisti giovanissimi, il meglio del meglio della Generazione Z. Cmqmartina, Laila Al Habash, Emma Nolde, BNKR44, Vipra, VV, Laguna Bollente e tanti altri. La line up completa è qua, i nomi sono parecchi e tutti potentissimi, ciascuno a modo proprio. Per altro, se posso permettermi un consiglio, dovete fare molto in fretta per i biglietti: ne sono rimasti pochi e solo per la giornata di domenica. Qua i tickezz.

I motivi per cui siamo entusiasti di portare sul palco questa "banda di ragazzine e ragazzini" sono parecchi. Artistici, politici, di attualità e che invece affondano le radici nella storia e nella tradizione. Perché MI AMI e Rockit sono esattamente questa cosa qua: musica italiana importante, prima che diventi tale per tutti. Questo ha contraddistinto il nostro lavoro, la nostra ricerca negli anni: cercare di fiutare in anticipo cosa si muove nel suono di casa nostra, capire le cose nuove e quelle che portano valore, sostenerle se riteniamo che possano contribuire alla causa della canzone italiana.

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Per questo in 16 anni di MI AMI non si contano le "primissime volte" dal vivo di artisti, non pochi dei quali hanno poi fatto cose grandi o enormi (volete due nomi? I cani e Massimo Pericolo). Ma anche, perché no, le "nuove vite" di musicisti e band che sceglievano quel palco per aprire una fase nuova della propria carriera (Ghemon di recente mi ha ricordato che il suo esordio dal vivo con una band, allora un bell'azzardo per un "rapper", è stato proprio al MI AMI).

È una questione di identità, di ciò che siamo e che vogliamo essere. E pensiamo che senza questa attitudine alcuni degli stravolgimenti che hanno riguardato la musica italiana negli ultimi 10 anni sarebbero per lo meno stati un po' più lenti e faticosi. Per cui sì, pensiamo che sia una cosa utile oltre che bella.

Oggi un nuovo cambiamento sta covando nella musica italiana: e, come impongono i tempi "accelerazionisti", divamperà molto rapido. I generi che hanno dominato la scena negli ultimi anni stanno prestando il fianco, fiaccati – come sempre accade – da proliferazione, coazione a ripetersi, cliché e un generico abbassamento della qualità. È un momento di sperimentazioni, e immaginerete quanto questo ci renda felici. Venerus, Andrea Laszlo De Simone: il loro successo non è casuale e non sarebbe stato possibile, almeno a questi livelli, solo poco tempo fa. 

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I ragazzi che saliranno sul palco di MI MANCHI nei prossimi anni saranno chiamati a riscrivere la storia della musica italiana (non per mettervi pressione guys, ma è così), ne decideranno le sorti e il suono. Conosciamoli, esortiamoli, consigliamoli: è importante sapere di esserci messi in buone mani.

E poi c'è il periodo storico, che non è uno tra i tanti. La pandemia ha sacrificato soprattutto gli anziani – sottoposti a enormi pericoli e costretti a "rinunciare" a pezzi di vita, proprio mentre questa sta scappando via – e i giovani. Una forma di risarcimento, un ristoro, ora va previsto per questi ragazzi, perché a 17 o 20 ogni cosa è unica e irripetibile e aver sottratto o limitato certe esperienze (seminali) sarà una ferita duratura.

Alcuni dei giovani protagonisti di MI MANCHI hanno iniziato a suonare sul serio, a farsi conoscere, proprio durante la pandemia. Non sanno o quasi cosa sia un palco, e non per colpa loro o perché il loro talento non sia riconosciuto: sono solo sbocciati in un'era in cui la musica "non c'era". Viene facile immaginare come abbiano vissuti gli ultimi mesi, quanta e quale sia ora la loro "fotta" di musica, di un palco, di un pubblico ora. Non vediamo l'ora di assecondarla: da quell'entusiasmo – anche con i suoi errori – non possono che venire cose buone.

Infine, MI MANCHI è stato il primo evento che abbiamo inserito sulla nostra MAPPA della RESISTENZA (a proposito, che aspettate a segnare il vostro appuntamento!!), l'iniziativa pensata da Rockit per sostenere e promuovere chiunque in questa seconda estate complicatissima terrà accesa la musica live contro ogni convenienza personale. Quando abbiamo raccontato la MAPPA su Twitch, Stefano Fiz Bottura, direttore di MI AMI assieme a Carlo Pastore, ha ricordato una cosa cui non avevo pensato: i partigiani erano tutti giovani (e belli), per questo va quasi da sé che il primo evento dovesse guardare alle nuove generazioni, al futuro di tutti noi.

Ci vediamo il 4,5 e 6 giugno al Circolo Magnolia. Così, finalmente, ci mancherete un po' meno.

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L'articolo MI MANCHI: mandiamo i giovani all'assalto del futuro di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2021-05-28 11:58:00

COMMENTI (2)

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  • mario.miano.39 3 anni fa Rispondi

    Mi spiace non poter esserci per vedere i Laguna Bollente, che dire che spaccano è poco. Non comprendo come all'improvviso si possano fare 2 mini album pieni di anthems generazionali, canzoni con una struttura pop indicibile, provate a prendere una chitarra e cantarci un acustico di "basilico" oppure questa "joan miro" che certi gruppi inglesi post punk si sognerebbero di scrivere. Sarebbe un peccato se le tenessero fuori da un disco di debutto, perché accorpati già sa soli sono letteralmente un greatest hits senza avere pubblicato nlla di veramente ufficiale. Oggi esce tanta roba ma sarebbe bello se i filtri della critica insistessero su chi ha veramente talento così in eccesso da poterne distribuire per tutta l'Europa.

  • pons 3 anni fa Rispondi

    @dfalcini ...il link a Paolo Limiti!! ?