Dieci dischi fondamentali per spiegare gli anni '70 a chi è nato trent'anni dopo

Gaube è un giovane cantautore che viene da un borgo della Maremma, fuori dal mercato e fuori dal tempo. Per questo gli abbiamo chiesto di raccontarci i capolavori di un decennio unico per la musica

Gaube - foto di Giovanni Laghetto
Gaube - foto di Giovanni Laghetto

GAUBE è "un cantautore engagè". È schierato da un punto di vista politico e sociale e pure artistico, sul "fronte" di un nuovo prog-rock, con forte inclinazioni psichedeliche e animato dalla volontà di reinterpretare la tradizione cantautorale degli anni ’70. L'album di esordio di Lorenzo Cantini – questo il vero nome del 27enne, che per il nome de plume ha scelto un omaggio alla nonna di origini tedesche – è Kulbars, uscito per Bonimba/Santeria/Audioglobe e prodotto da Francesco Cerasi.

Gaube è nato e cresciuto in Maremma prima di trasferirsi a Bologna, è decisamente "fuori mercato" per proposta musicale e suona molto bene, come ha dimostrato vincendo il Rock Contest un paio d'anni fa ed esibendosi già sul palco del MI AMI. Kulbars è un disco che rende chiara l’urgenza espressiva e ideale di una personalità e di una coscienza sensibile. I testi sono asciutti, la voce è ruvida e ombrosa, nei nove pezzi del disco, sorretti da piano e sintetizzatori, si affrontano altrettante tematiche. Con l'obiettivo di mettere in discussione l’ordinaria forma-canzone e sviluppare un’architettura complessa, fatta di continui rimandi fra i vari brani. Al centro delle liriche la denuncia delle disuguaglianze della nostra società, laceranti. 

Gaube ama i Verdena e i CCCP o Iosonouncane, ma anche De Andrè e gli Area, i Genesis e i Pink Floyd. Per un ragazzo della sua età non sono proprio gli ascolti più classici. Per questo gli abbiamo chiesto dieci dischi di culto degli anni '70 – un decennio cui musicalmente è molto legato – che lo hanno ispirato nella realizzazione di Kulbars e che consiglierebbe a un ragazzo nato 30 anni dopo. Questa è la sua playlist.

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1 - Genesis - Foxtrot (1972)

Il mondo dei Genesis di Peter Gabriel rappresenta una delle colonne sonore della mia adolescenza. Forse è proprio con il disco Foxtrot uscito nel 1972 e in particolar modo con la bellissima suite Supper's Ready che mi sono veramente appassionato a questa band. Il nostro incontro ha certamente investito tutta la mia produzione artistica inclusa quella del mio ultimo disco Kulbars, soprattutto nell'utilizzo di strumenti come Mellotron e pianoforti, il sesto pezzo dell'album Confini ne è forse tra gli esempi più emblematici. 

2 - Pink Floyd - The Piper At The Gates Of Dawn - (1967)

Il gruppo che più ha fatto breccia nella mia vita sono stati sicuramente i Pink Floyd. Ricordo quando nella mia prima band qualcuno propose di fare la cover del pezzo Astronomy Domine contenuta nel disco The Piper At The Gates Of Dawn del 1967. Rimasi completamente confuso e allo stesso tempo folgorato, conoscevo già i Pink Floyd di The Dark Side of The Moon e l'incredibile The Wall, ma non i primi dischi; trovai quella canzone tanto inascoltabile quanto interessante. In Sangue (pt. 2) ad esempio ci sono molti elementi riconducibili  alla prima fase Floydiana, ma anche ai dischi solisti di Syd Barrett.

3 - Area - Crac! - (1975)

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Dal Fusion al rock progressivo, dalla  musica elettronica a quella cosiddetta etnica, il tutto condito da testi molto politici ed impegnati. Gli Area oltre ad essere uno dei miei principali punti di riferimento a mio avviso rappresentano anche uno dei progetti di punta del progressive internazionale degli anni '70, tra i più innovativi ed anticonformisti che l'Italia possa vantare. Crac! è uno dei loro dischi che preferisco, contiene pezzi incredibili come Megalopoli, La mela di Odessa e la loro più famosa: Gioia e rivoluzione.

4 - Fabrizio De André - Non al denaro non all'amore né al cielo - (1971)

Fabrizio De André è senza ombra di dubbio Il più grande paroliere e cantautore italiano del secolo scorso. Una produzione artistica costellata da canzoni che vedono come protagonisti uomini e donne ai margini della società, il tutto sempre con una buona dose di sbeffeggiamento nei confronti del potere. Nel suo celebre album Non al denaro non all'amore né al cielo ripreso dall'Antologia di Spoon River, il cantautorato incontra il progressive rock e la psichedelia, questo è molto chiaro in pezzi come Un ottico che non a caso rientra trai miei preferiti di tutta la sua discografia. Questo artista è un punto di riferimento fondamentale quando scrivo i testi delle mie canzoni, pezzi come MuroVerme e Arriverà per esempio ne risentono enormemente.

5 - Francesco De Gregori - Rimmel - (1975)

La musica di Francesco De Gregori è sempre stata molto presente in casa durante tutta la mia infanzia, mio padre infatti suonava e cantava costantemente le sue canzoni ed è sempre stato tra i suoi artisti preferiti. Io ero troppo piccolo per apprezzarlo ed è soltanto con l'arrivo della mia prima chitarra acustica, le prime cover e successivamente la scrittura delle mie prime canzoni ha iniziato ad essere tra i miei punti di riferimento. Il disco Rimmel del 1975, uscito quando aveva soltanto 24 anni, è probabilmente il suo più grande classico e anche il suo lavoro che amo maggiormente. Bastava una chitarra, la sua voce e poco altro per immergersi completamente nel suo mondo, capacità molto rara per un artista.

6 - Faust'O - Suicidio - (1978)

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Fausto Rossi in arte Faust'O è un artista che ho scoperto intorno ai 20 anni attraverso il suo album Suicidio del 1978. Testi dissacranti e a tratti disturbanti: “Riversiamo sperma sulle vostre inibizioni” e ancora “Ma non farti mai vedere/ Dietro i banchi di una chiesa/ mentre ti masturbi in allegria [...] Godi/ Però di nascosto/ Nel cesso nel bosco/ Nell'ultimo posto in cui Dio ti vedrà”.  In questo disco le sue canzoni spaziano tra ballate decadenti, progressive rock e glam rock, il tutto inserito in un contesto cupo ed oscuro. Faust'O in questo album ricorda quasi una sorta di fusione tra David Bowie e Peter Gabriel, soprattutto nella traccia Piccolo Lord. Questo disco è da ascoltare assolutamente, lo personalmente lo adoro.

7 - Ennio Morricone - La classe operaia va in paradiso - (1971)

In Sangue pt. 1 oltre all'intro psych e il poco cantato ho inserito una breve registrazione di un comizio durante una manifestazione in occasione della tragica morte sul lavoro della giovanissima Luana D'orazio avvenuta nel 2021. Impossibile prescindere e non agganciarsi in qualche modo a La classe operaia va in paradiso del 1971 con la sua omonima e splendia colonna sonora composta dal leggendario Ennio Morricone. Gli strumenti orchestrali e l'approccio a tratti cinematografico sono molto presenti in tutto il mio disco, questo grande compositore più o meno indirettamente ha certamente influito nell'arrangiamento delle mie canzoni.

8 - Leonard Cohen - Songs of Leonard Cohen - (1967)

Songs of Leonard Cohen del 1967 è il primo disco del canadese Leonard Cohen. La canzone che apre la sua opera prima è la delicata  e meravigliosa Suzanne ripresa in seguito anche da Fabrizio De André con la sua fedelissima cover Susanna. Come tutti i cantautori sopracitati anche Cohen in casa è sempre stato molto presente ed ha sicuramente influito nella stesura di alcuni miei pezzi. Uno tra tutti è La crepa, il declino, traccia che chiude Kulbars dove è molto presente l'utilizzo della chitarra classica suonata da Amedeo Monda, anche la sequenza di accordi è molto simile alla prima traccia di questo album.

9 - Lucio Dalla - Come è profondo il mare - (1977)

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"Siamo noi, siamo in tanti, ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti, dei linotipisti siamo gatti neri, siamo pessimisti, siamo i cattivi pensieri, e non abbiamo da mangiare,  come è profondo il mare, come è profondo il mare", così si apre l'omonimo pezzo di questo grande artista. Come è profondo il mare è una canzone che tratta molti temi, dal terrorismo ai lager nazisti, dalla rivoluzione russa allo sgancio della bomba atomica . A mio avviso questo pezzo è tra i più belli che siano mai stati scritti nella storia della musica italiana; la struttura è completamente aperta e la narrazione è un flusso di coscienza in costante evoluzione, indubbiamente una fonte inesauribile di ispirazioni.

10 - Robert Fripp e Brian Eno - Evening star - (1975)

Kulbars è la canzone d'apertura dell'omonimo disco ed è caratterizzata da un'arrangiamento scarno costituito da pochissimi elementi: voce molto filtrata, pianoforte a coda, sintetizzatori ed elementi di musica autogenerativa. L'arrangiamento dal punto di vista elettronico e di sintesi è stato curato dal mio stretto collaboratore Lorenzo Chiarello, cultore di musica concreta, elettronica ed ambient. Brian Eno e Robert Fripp sono tra i suoi punti di riferimento principali ed ultimamente li sto scoprendo anche io, sicuramente saranno grande fonte di ispirazione per i miei prossimi lavori.

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L'articolo Dieci dischi fondamentali per spiegare gli anni '70 a chi è nato trent'anni dopo di Gaube è apparso su Rockit.it il 2023-03-24 10:31:00

COMMENTI (6)

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  • OrgoglioJuve 4 mesi fa Rispondi

    Voglio essere gentile...ma mettere un album degli anni '60 come rappresentanti gli anni '70 mi sembra sintomo di un un pò di confusione.

  • StefanoBiral 13 mesi fa Rispondi

    Faust’o, ancora oggi ascolto spesso questo fantastico disco.
    A seguire L’erba.

  • DavideFranzoni 13 mesi fa Rispondi

    Non so se sia la classifica perfetta, ma finalmente qualcuno che se ne intende. Chapeau per l'inclusione di Faust'o e degli Area

  • PierpaoloCattedra 13 mesi fa Rispondi

    Commento vuoto, consideralo un mi piace!

  • PierpaoloCattedra 13 mesi fa Rispondi

    Assolutamente in disaccordo con questo elenco . Per i Genesis il disco che segno' la tipologia dell'opera concept fu Selling England by the pound, anche se la strada la segnarono I Pink Floyd con primi dischi. Definire poi Evening Star di Eno e Fripp un disco cardine di quegli anni mi sembra fuori linea. No pussyfooting fu la prima collaborazione tra i due. In quel disco ci sono riferimenti alla musica minimalista che stava nascendo e in cui i maggiori rappresentanti furono: Terry Ryley ,Steve Reich e Philip Glass. Fausto non lo avrei messo ma avrei citato Battiato (i primi 2 dischi)). Assenza imperdonabile è poi Pino Daniele che ebbe il merito di rivisitare la classica canzone napoletana contaminandola con il jazz ,il rock, l'ala fusion..Precisazione: i gusti sono gusti. Sarebbe interessante poi esplorare gli anni 70 e fermenti,poco conosciuti, di quella che definita la scuola di Canterbury e l'alternativa europea. ( gong, Van der Graaf Generator klaus Schulze ecc)

  • balandonehotmail.com 13 mesi fa Rispondi

    Da un lato: applausi veri per una playlist così seria!!! (poi, i gusti sono gusti: per me è impensabile che tra gli italiani manchi Aria…)
    Dall’altro: Foxtrot. Se Max Stefani una cosa buona l’ha fatta, è stata dare 4 (su 10), quando era recensore su Suono, a questo disco. Non perché meritasse davvero 4 , ma perché, dopo l’immane meraviglia di Nursery Crime, Foxtrot è apparso brutalmente esile e poco consistente (e rimane il peggior disco dei Genesis, almeno da Trespass a Tle Lamb). Ma anche qui… è questione di gusti (e dei momenti in cui i dischi vengono ascoltati). HS