Un "opossum" infiltrato a Sarabanda: com'è lo show musicale visto da dentro

D'estate la tv italiana è un grande revival, come dimostra il ritorno (trionfale) di Sarabanda di Enrico Papi. Abbiamo dunque mandato un nostro inviato negli studi Mediaset, per mostrare quanto ne sa di "mooseca", rifarsi il guardaroba e farsi umiliare con un nuovo imbarazzante soprannome

Quest’estate la tv italiana è la DeLorean di Ritorno Al Futuro che porta dritta negli anni '90. Cercando di recuperare terreno sulla Rai – soprattutto su L'eredità e Affari tuoi – Piersilvio ha deciso di giocare d'anticipo e spostare già da ora le pedine di preserale e access, togliendo dopo 35 anni il feudo di Antonio Ricci e piazzando dopo il tg una Ruota Della Fortuna nuova di zecca condotta da uno Zio Gerry in grande spolvero. Nel preserale, invece, un altro classico, guilty pleasure di tutti gli appassionati e aspiranti esperti di musica: Sarabanda. Le canzoni da indovinare, l’asta “la indovino con una”, il setteXtrenta, il solito Enrico Papi. Consuetudini iperpop che ci siamo portati dietro da 25 anni. Fin da piccolo le sapevo praticamente tutte e crescendo da collezionista e archivista mentale di tutto il pop scibile, mi è sempre stato detto “perchè non vai a Sarabanda?" Alla prima occasione, eccomi. Questo è il racconto di quel che succede quando un giornalista di Rockit diventa concorrente del più iconico show televisivo musicale dei tempi recenti. 

Sarabanda arriva su Italia Uno in pieni anni novanta con un format completamente diverso: dediche e giochini telefonici con un’orchestra in studio, la Formula 3 – quelli che suonavano con Battisti – e altri entertainer, per un varietà che voleva essere l’erede spirituale di Non è la Rai. Dopo un mese di ascolti drammatici, viene spolverato il format Name That Tune e viene trasformato in Il gioco della musica. Da lì, il successo che conosciamo. Dopo qualche anno appariranno i personaggi: Allegria, Coccinella, Valentina, la Professora, Tiramisù, Max e soprattutto Gabriele Sbattella in arte l’Uomo Gatto, creatura stravagante che porterà lo show a diventare una sorta di wrestling – anche con uno spin off a tema – con scenette brutte e strani animali warholiani tra cui il mai abbastanza dimenticato Il Tigre. Certo, sarebbe bello avere in tv un programma quotidiano in cui si parla di musica, come D.O.C. di Arbore con Gegè Telesforo, o anche Wozzup con Bossari o Scalo76 su Rai2 non volendo pretendere qualcosa a-la-TRLabbiamo un quiz in cui si indovinano le canzoni dai midifile, per giunta residuato bellico degli anni novanta, accontentiamoci.

Intravedo l’adv su Instagram, mi iscrivo. Al provino su Zoom le becco tutte, tranne una: Con il nastro rosa di Battisti, di cui saprei cantare a memoria l’assolo di chitarra di Phil Palmer, ma non mi viene il titolo. Mi giustifico: «…è che a me il periodo Mogol di Battisti non piace molto». La redattrice prende nota. Due giorni dopo, la chiamata: sei stato preso. Il tempo di prendere ferie, organizzarmi e partire, tutto molto velocemente. Arrivo con 3 ore di anticipo agli studi, gli stessi dove viene girato Che Tempo Che Fa e Crozza. Quando arrivano gli altri concorrenti c’è un briefing sul nuovo regolamento che non abbiamo ancora visto bene – visto che registriamo quando è andata in onda solo la prima puntata della stagione– e cambiano alcuni meccanismi, ma i giochi sono simili e alla fine tutto sta nell’indovinare le canzoni facendo attenzione ai titoli. In teoria, un gioco da ragazzi per un riccardone come me. Il campione in carica, Giuliano, è in un’altra stanza, da solo. Per aumentare la competizione? A turni andiamo al pranzo, al trucco, e intanto si registrano le altre due puntate. Io sarò nella terza quindi in una saletta guardiamo gli altri giocare, mentre noi cerchiamo di indovinarle tutte. Tra questi c’è Fabrizio, con una faccia conosciuta. Le indovina tutte, ma tutte, oh, sembra quasi sia un ex concorrente. Lo era: Fabrizio, detto Zizì, ultimo campione della scorsa edizione di Sarabanda 2017. Per i fan del programma un pezzo di storia, qui come un concorrente qualunque. Non vincerà la puntata, ma (l'ex) Twitter impazzirà per lui.

Ai costumi si pone il problema che mi vesto molto male, quindi è difficile trovare qualcosa di passabile. Vestito nero, t-shirt azzurra e via da Papi per una riunione. Enrico Papi, fino a domenica sera in onda su Italia Uno con Sarabanda Celebrity, da lunedi pomeriggio su Canale 5, con in mezzo una enorme differenza: la barba. Ha dovuto togliere la barba. È una regola di berlusconiana memoria, che i conduttori del 5 non possano avere la barba, applicata sui collaboratori di Silvio anche nella carriera politica e che ancora resiste. La stessa logica si abbatterà su di me quando mi verrà chiesto di nascondere il piercing al naso, un innocuo septum, «perchè su Canale 5 meglio di no». Non hanno notato il mio smalto blu glitterato, mi sa.Un’altra concorrente viene fatta cambiare: «troppe tette». Raga, mi permetto di obiettare: il Cavaliere sarebbe stato felice, credetemi.

«E così, ti fa cagare Battisti?». Eh, guarda Enrico, i dischi con Mogol… «Però è bella questa cosa, perchè dai un giudizio critico, si capisce che sei un esperto» e scruta la mia scheda personaggio cercando curiosità da citare in puntata. Microfono e si va. Marco di 8 anni che guardavi Sarabanda davanti alla tv: sei ufficialmente un concorrente. Per me è una masterclass: guardo come sono montati camere, altoparlanti e schermi, sorrido con la band che fuori onda suona le colonne sonore dei videogiochi, seguo un Papi professionalissimo che continua a limare il format per la nuova rete.

Primo gioco: è facile ma mi perdo, gli altri sono più veloci di me? Sono distratto? Sono a 0, dovrei arrivare a 3 per passare. Papi mi chiede “che succede?” e compio il fatal errore di dire “Sto facendo l’opossum, mi fingo morto”. Questa battuta mi porterà ad avere il soprannome di Opossum. Non esattamente L’Uomo Gatto o Il Tigre: l’opossum. Una concorrente sbaglia un titolo, la correggo: Noi, ragazzi di oggi, Primo punto. Poker Face, Due punti. Beggin’, accentuando la N, per far capire che non ho detto la G. Non dico altro perchè una cosa fastidiosa, molto, di Sarabanda è quando il concorrente risponde dicendo anno, artista, autori, album dei pezzi. E non dico che bisognerebbe evitare, ma che bisognerebbe predisporre alcuni rugbisti o boxeur, pronti, belli grossi, dietro le quinte, che al primo accenno di «Oggi sono io, di Alex Britti e poi Mina, dall'album It.Pop, vincitrice di sanremo giovani…» entrino in studio e diano tante sberle al concorrente quante le parole pronunciate, lasciandolo a terra esanime, dando luogo a una provvisoria eliminazione dal gioco, sì, ma anche fisica. Papi però provoca: «di chi?»e io NON rispondo «i Måneskin» ma «dei Four Seasons… E POI resa nota anche dai Måneskin». Rimango comunque uno che scrive per Rockit. Terzo Punto.Il fucking opossum si è svegliato, bitch.

Il gioco del pentagramma ha un meccanismo strano: se indovini una canzone suonata dalla band, compare una parola che formerà una frase di UN’ALTRA canzone. Chi indovina quella frase passa il turno. Chiaro? No? Anche io non ho capito, mentre giocavo. Salto una manche completamente, mentre alla seconda riconosco Dove si balla e sul tabellone compare la parola Amore. Non esattamente una parola rara o difficile da trovare nelle canzoni pop. Grazie, eh. Papi mi rintuzza: «Su questa canzone posso dirti che è divertente e parla d’amore». Ah, quindi è la mia vita sentimentale, ne parliamo più tardi io, tu e la mia terapista, Papi. Poi indovino Bruci la città e compare Campanello. Chi l’avrebbe detto che, dopo Bianconi, avrei passato il turno con l’immortale Finchè la barca va di Oriettona Nazionale. Certo, potevano mettere quella con i FUCKYOURCLIQUE ma ci accontentiamo. Al gioco dell'asta musicale "indovino con una" La dolce vita di Fedez&Co. – "Con gli amici Fedez pensa mica è amara l’esistenza!" era l’indizio, poesia pura – e Una carezza in un pugno. Sono al setteXtrenta, ma non so come ho fatto. Chissà se altri millennial abbiano questo stesso aneddoto scolastico, ma alle medie, nei momenti di pausa, quando non si giocava a Nomi Cose Città, giocavamo alla "ruota finale" di Passaparola oppure proprio al setteXtrenta di Sarabanda, disegnando anche le grafiche sulle spillette a quadretti. In questo momento di pausa, mentre portano via il pianoforte di Papi – che suona davvero! – mi viene in mente e piagnucolo un po’. Tocca rifare il trucco.

Giochiamo per 64.000€, più o meno la SIAE quotidiana di Petrella. Il primo motivo non lo riconosco e passo subito. «Stai facendo l’opossum? A casa la sanno tutti» sembrerebbe facilissimo dalla sua faccia, boh. Poi Brunori, Stand By Me – io rispondo Pregherò in uno slancio nazionalista, sto comunque su Mediaset – e passo una difficilissima. Il titolo di Ci pensiamo domani di Angelina mi mette in difficoltà ma non cado, prendo con scioltezza L’Angelo azzurro di Umberto Balsamo – non esattamente un caposaldo dell'alternative – fino al settimo motivo: Io ti aspetto, canzone non bellissima del mio omonimo più bello, bravo, ricco, Marco Mengoni. Al setteXtrenta sono contro Emanuele, un ragazzo simpatico e molto piacente: la cosa più fastidiosa in assoluto è il pubblico che gli urla «sei bellissimo!» e a me niente, durissimo colpo per l’autostima. Sono a 5, Emanuele sbaglia. Sono campione. Io, campione di Sarabanda: mi passo le mani sulla testa tra l’incredulo e il disperato. Cazzo, devo passare un’altra notte a Milano. Le due canzoni che non ho riconosciuto sono una misconosciuta degli Stadio e Non ti sopporto più di Zucchero, famosissima, che hanno riconosciuto tutti, ma proprio tutti, tranne me. Mai sentita prima. Capita. Mi mettevano Non Dimentico Più dei Deasonika, la sapevo. Quella lì, zero.

Con gli altri concorrenti, tutti gentili e – almeno apparentemente – felici della mia vittoria, vado a cena nel ristorante appiccicato agli studi, che proprio stasera ha un'imperdibile serata cubana in cui un ragazzo canta… Pino Daniele e Alex Baroni suonando le congas (?) a un volume incredibile. Taxi verso l’albergo preso dalla produzione che avrà quattro stelle, ma non l’acqua corrente. Mi laverò abusivamente nella doccetta del camerino-del-campione, in cui dovrò stare da solo per tutta la seconda giornata. Anche la riunione, da solo, con gli autori che chiedono altri dettagli della mia vita e mi fanno provare altre canzoni più difficili. Il costumista disperato mi dà una t-shirt marroncina che fa cagare anche a Papi: «me l’avete vestito troppo tetro, l’opossum!».

Si ricomincia: abbiamo tre puntate davanti, Inizia la puntata con i primi 4 nuovi concorrenti, e cerco subito di fare punti – beccando Ragazza di periferia di Anna Tatangelo, grazie a 10 anni di piano bar. Nessuno riconosce una canzone di Ultimo, ma Papi sa, Papi mi conosce, Papi chiede: «Marco, il nostro opossum, come mai non l’hai indovinata?» Beh, Enrico, è difficile indovinare un brano di Ultimo soltanto dalla strumentale, considerato che punta molto sul testo. Che poi è una perifrasi per dire che sono tutte uguali, ma la scena verrà tagliata, per fortuna. Al pentagramma sarà determinante Finalmente Tu di Fiorello, scritta da Pezzali/Repetto: una delle mie canzoni preferite di sempre. Sono più rilassato, scherzo di più, gioco con la telecamera, in pausa bacchetto le ragazzine che ieri urlicchiavano per la bellezza di Emanuele e stasera per me: non siete vere fan, mica come le cinque Spice Girls sessantenni che tifavano per me già da ieri. La band strimpella i Nirvana e chiediamo un Sarabanda tutto rock&roll, mi immagino come sarebbe la versione ROCKIT del programma: “La indovino con una! È Emilia paranoica dei CCCP!”. Asta complicata, ma faccio lo smargiasso un paio di volte indovinandola con una e, signore e signori, l’opossum è di nuovo al setteXtrenta.

Al gioco finale gli autori si divertono: per la mia avversaria Sabrina c’è Vasco di Jovanotti, per me Buoni O Cattivi di Vasco, un dualismo per il LOL. Poi io ho Cremonini con Latin Lover, poi un pezzo famosissimo che riconosco subito come la colonna sonora di Ufficiale e gentiluomo e sto lì a cercare il titolo preciso, ‘chè tutto si gioca sui titoli: infatti, la mia risposta successiva non è Flashdance o What A Feeling bensì Flashdance… What A Feeling e se avessi potuto avrei pronunciato anche i tre puntini. Il destino inizia a giocare con me, e forse anche gli autori. Sabrina ha Distratto di Francesca Michielin, una di cui sono fan da sempre. Per un po’ di sano storytelling-da-Canale-5, Enrico Papi mi chiede del rapporto con mio padre e i miei fratelli e subito dopo capita la cosa peggiore possibile, la mia criptonite: Ultimo. Di nuovo? E come la riconosco? È una di Sanremo, ma quale, che sono tutte uguali? A lei la Michielin e a me Ultimo? Tu quoque papi mi? Passo. Sabrina sbaglia Playa di Baby K: risponde La Playa. L’ho detto io che è tutto sui titoli, bastava ascoltare di più Bianconi, ormai nume tutelare di questa mia esperienza.

Quella di Ufficiale e Gentiluomo non mi viene ancora, ma torno a prendermi la mia soddisfazione: «I tuoi particolari, di Ultimo, secondo classificato dietro Mahmood». Ora posso perdere, il mio lavoro qui è finito. Quella di Ufficiale E Gentiluomo, se mi fosse venuto il titolo, sarebbe stata sbagliata, perchè in realtà è Sarà quel che sarà di Tiziana Rivale, canzone ingiustamente vincitrice di Sanremo 1983, prima che la cantante scrivesse tweet problematici sui migranti e sulle famiglie arcobaleno e prima di un intricato caso di phishing. Be', i due ritornelli sono molto, troppo simili, con accuse di plagio nel 1983 e una rosicata mia nel 2025. L’altra è Senza appartenere di Nina Zilli, ci sarei potuto arrivare, ma dovevo sacrificarla, dovevo tornare su Ultimo. Alla fine è pareggio: si va ai rigori.

Lo spareggio è secco: una canzone, chi indovina vince. Tre note. La so. Schiaccio. Dai, Marco, si va a un’altra puntata, e soprattutto vinci lo spareggio con una canzone iconica. Con un orgoglio che nemmeno alla mia discussione di laurea dico a gran voce: www.mipiacitu. Papi sbianca, Sabrina anche: è Ci sei tu di Nek. Ho perso. Ho perso per colpa dei Gazosa. Ho perso per colpa della Omnitel. Per colpa della Summer Card. Ho perso… per colpa di Megan Gale. Esco dallo studio, saluto gli altri concorrenti e la gentilissima redattrice Marina mi scorta fino in camerino, dispiaciuta più di me. Restituisco i vestiti, riprendo il telefono, mi cambio e m’incammino verso l’uscita lentamente, ricantandomi «i love you, you love me, e mi manchi sempre più». Sei stato eliminato, niente più taxi pagati dalla produzione, devi piglià la metro, accompagnato dal rimpianto, dalla solitudine e dallo spirito di Jessica Morlacchi, con addosso la maglia di Roberto Baggio nel 1994, come me entrato campione e sconfitto ai rigori, come direbbero i Pinguini Tattici Nucleari, in Scrivile Scemo, dall’album Ahia! del duemilave…ehm scusate, l’abitudine.

Il lunedi e il martedi successivo vanno in onda le due puntate. Intanto, ho suonato con i Rockin’1000 in uno stadio con 20000 persone, insieme a Negramaro, FASK, Michielin. Eppure, i telefoni della mia famiglia impazziscono soltanto perchè centinaia di persone – centinaia, letteralmente – ci tengono proprio a scrivere o dire ai miei che loro, Non ti sopporto più di Zucchero, la conoscevano. Il giorno dopo, invece: «ma che cazzo fai, i Gazosa?». È proprio vero: da casa è più facile. «Alessia, qua è tutto amplificato», «esco da qua e mi vado a fare un percorso psicologico importante». Provateci voi, ma voglio vedere se vi capita Ultimo, Tiziana Rivale o www.mipiacitu. Là riderò, perchè puoi conoscere e possedere centinaia di dischi, capiterà sempre quella traccia 7 di un disco misconosciuto degli Stadio, o una hit radiofonica che hai sempre evitato. E, alla fine, essere “esperti” è relativo. C’è sempre, ci sarà sempre un cono d’ombra o un’amnesia momentanea. Puoi saperne, scriverne e parlare tantissimo, di musica, ma poi è tutto completamente diverso, quando hai Papi davanti. E lì si tratta di MOOSECA.

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L'articolo Un "opossum" infiltrato a Sarabanda: com'è lo show musicale visto da dentro di Marco Mm Mennillo è apparso su Rockit.it il 2025-08-12 01:55:00

Tag: tv

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