E poi, un bel giorno, tutta la musica in streaming sparì...

In un futuro distopico – ma nemmeno troppo –, all'improvviso le piattaforme vanno giù. Con loro spariscono tutte le vostre playlist o library, insomma i vostri ascolti. Che succede allora? Da cosa si riparte? È più quel che si perde o che si trova? Abbiamo provato a rispondere

La protagonista di Psyco di Alfred Hitchcock non prende bene la scomparsa dei servizi di streaming musicale
La protagonista di Psyco di Alfred Hitchcock non prende bene la scomparsa dei servizi di streaming musicale

Come sappiamo, siamo più o meno allegramente schiavi dei servizi di streaming musicale. Oggi va così, ci siamo abituati: il venerdì escono le novità, c'è già una playlist che ce le fa sentire e se qualche nuovo artista ci piace posiamo andarci ad ascoltare tutta la sua discografia, oppure scegliere tra i classici e se non abbiamo voglia di ascoltare un album in particolare nessuna ansia, Spotify ci fa già il best of col nome This Is [...].

Possiamo ascoltare musica dove e quando vogliamo, in tutti i sensi: tramite lo smartphone o il tablet, siamo connessi con tutti i dispositivi bluetooth possibili e immaginabili, abbiamo la cassina da portare in bagno, quella in camera, magari azionata con Ok Google o Alexa, abbiamo la smart tv, la nostra auto ha il media center connesso con il telefono, l'attivazione vocale e giga, tera, dimensioni cosmiche di musica, tutto ciò che avremmo mai voluto ascoltare, tutto ciò che non ascolteremmo mai neanche col coltello puntato alla gola e tutto quello che sta nel mezzo, che si shazamma quando si guardano film o serie tv, che si ascolta distrattamente alla radio o in un centro commerciale e poi si inserisce nella nostra playlist tutta matta, in cui si trova da Orietta Berti ai Carcass. Ma cosa accadrebbe– ci siamo chiesti anche dopo questo bello spunto dell'Atlanticalla nostra vita se le piattaforme di streaming sparissero di punto in bianco?

Panico, tremendo panico, perché per prima cosa la nostra casa rimarrebbe muta e dovremmo andare in garage o in soffitta a cercare lo stereo con le casse e il lettore cd come minimo, senza per forza scomodare il mangiacassette che quelle sono state stipate chissà dove. Poi, sempre in soffitta, dovremmo cercare l'iPod o gli altri lettori multimediali per vedere se funzionano sempre e se, una volta collegati al pc o al Mac, danno segni di vita. Sarebbe sicuramente interessante vedere quale musica c'è dentro. Nel mio sicuramente qualche playlist con Interpol, Arcade Fire, Yeah Yeah Yeahs, Band of Horses, Iron & Wine e tutte le gioie esterofile degli anni 00-10, quelli che chiameremo per comodità "del torrente selvaggio". Sì perché ok i cd, ok le cassette, ok i vinili e il giradischi che però avete comprato quello con le casse incorporate e suona che sembra il megafono della Festa dell'Unità, ma vogliamo parlare della fruizione musicale nel decennio precedente il proibizionismo?

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Gli scaricamenti di intere discografie che venivano giù in pochi minuti e riempivano hard disk, cd rom, dvd rom, album e album pieni di mp3 mai ascoltati nemmeno per idea, solo perché ci piacevano tre pezzi di un cd di una band e siamo stati costretti a tirar giù illegalmente giga di inediti, b-sides, live, unreleased, curiosità, album ufficiali e bootleg tutti contenuti nella stessa cartella. Suvvia, non fate quelle facce, siamo stati tutti un po' pirati e abbiamo contribuito ad annientare la discografia in virtù di un risparmio monetario che, alla fine della fiera, ci fa rimpiangere quei dischi comprati che conoscevamo a memoria proprio perché gli davamo un peso e un'attenzione che non siamo più riusciti a dare ai dischi non fisici, scaricati o ascoltati in streaming. 

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Se Spotify, Tidal, Apple Music, Amazon Music, YouTube, TikTok e tutti gli altri servizi di streaming o di diffusione musicale oggi sparissero per sempre, come generazione saremmo privati degli ascolti dell'ultima metà degli anni '10. I teenager non potrebbero più ascoltare la trap e si ritroverebbero di colpo con i cd di Violetta o di High School Musical comprati dai genitori prima della pubertà. Un po' come se Miley Cyrus tornasse di colpo Hannah Montana, con tutto il clash psicologico che comporta. Certo, qualcuno magari ha comprato il cd di Sfera o Ghali, ma visto quanto incidono gli streaming nelle classifiche FIMI, direi che i più sarebbero a rota delle playlist e dei balletti TikTok, con cui scoprono nuova musica ogni giorno.

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I ventenni, privati di Gazzelle, Ariete o Sangiovanni correrebbero a comprarsi i cd per non ritrovarsi di colpo indietro di qualche casella, ad ascoltare i Thegiornalisti sull'iPod. I trentenni che non hanno mai comprato i dischi degli Zen Circus, di Vasco Brondi, dei Coma_Cose o dei Pinguini Tattici Nucleari, si troverebbero ad rovistare tra cd e mp3 per vedere se, nel mucchio coi System of a Down, c'è per caso un Mainstream di Calcutta comprato a qualche concerto e si ritroverebbero in mano tutti i cd e i dischi presi al merch prima dello streaming: Criminal Jokers, Soviet Soviet, Amor Fou, Lo Stato Sociale al debutto, Albedo, Movie Star Junkies e Brunori coi baffi da hipster.

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Dai quaranta in su, sai quanti avrebbero da fare la ramanzina? "Ve l'avevamo detto, lo streaming era una cazzata, guardate noi: eternamente cristallizzati sul vinile di Ten dei Pearl Jam, di OK Computer dei Radiohead e sul cd di Mezzanine dei Massive Attack, quando la musica era davvero bella, mica come ora". Al netto del fatto che un periodo musicale oggettivamente bello non ne esclude un altro, ce li vedo nell'intimità a piangere per non poter più avere a portata di mano ogni guilty pleasure possibile e immaginabile, ogni canzone sentita una volta come sigla finale di una serie tv e subito messa nella playlist, ogni discografia dei Pink Floyd o dei Cure con inediti e rarità, ogni album di David Bowie di cui avevano solo il best of doppiato in cd. 

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Cosa potrebbe succedere poi, in questo mondo ucronico senza lo streaming?Gli artisti dovrebbero riniziare a vendere i cd e tornerebbe in auge il business del negozio di dischi? Hmm, ne dubito, forse i supermercati si attrezzerebbero con i supporti dei musicisti big, ma quelli di fascia media o piccola dovrebbero tornare a vendere i dischi ai concerti e avere uno shop per i dischi direttamente dal proprio sito o da Amazon. Dite che questo c'è già e comunque se ne vendono pochi? Probabilmente qualcuno dovrebbe mettere un po' di musica in free download per farsi conoscere meglio. Forse la musica tornerebbe in televisione, nelle piazze, ma visto il momento storico, di certo non lo farebbe come prima. Al posto della playlist Indie Italia che si rinnova settimanalmente ci sarebbe il doppio cd compilation tipo Festivalbar che se lo compri puoi anche scaricare gli mp3, mentre la compilation mensile di Rockit in free download con tutta la musica più fresca, resterebbe immutabile a darci gioia e conoscenza, ma non è questo il momento di farci bieca pubblicità.

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Personalmente, so bene qual è l'ultimo disco fisico che ho messo nello stereo (sono tre in realtà: Emma Nolde, Iosonouncane, Motta), ma so per certo che la mia discografia fisica o in mp3 ha avuto un drastico ridimensionamento negli ultimi anni e se dovessi trovarmi senza Spotify Premium, sarei preda di terribili nostalgie di quando mi veniva in mente di ascoltare tutto il giorno gli album degli Iron Maiden degli ultimi 20 anni che non conoscevo per raggiunto limite di età o di quanto ero nel mood del Southern Gothic col banjo o della nuova techno cerebrale o di ascoltare tutte le cover di Daniel Johnston o di rilassarmi con la playlist lofi hip hop music - beats to relax/study to o di togliermi la curiosità sul motivo per cui quell'album di Loredana Bertè fosse stato censurato negli anni settanta. Di base, avrei il magone per l'abitudine a tutta la musica che mi viene in mente, da ascoltare espressa, senza il minimo sforzo. Che sia questo il problema? La bulimia musicale garantita dallo streaming? Può essere, ma converrete con me che è una gran bella comodità e come per tutti i progressi, il discrimine è come vengono utilizzati. Ora scusate ma devo andare a cambiare lato del disco. Non è vero. Mentre scrivo ho la mia playlist in streaming creata con tanto sudore che solo il pensiero di perderla per sempre mi manda al manicomio.

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L'articolo E poi, un bel giorno, tutta la musica in streaming sparì... di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-07-22 12:35:00

COMMENTI (2)

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  • Pasqual8 mesi faRispondi

    Credo che l’assenza improvvisa dello streaming alimenterebbe non solo l ‘economia dei produttori di dischi eccecc…Ma anche un ritorno alla musica suonata e di spessore

  • RigolBandRigol8 mesi faRispondi

    Finchè c'è la salute...