Prim di andare via

"When Monday Comes" è il primo album della giovane cantautrice modenese, che guarda al giorno peggiore della settimana come un domani speranzoso a cui aggrapparsi. Alt folk malinconico e indie pop spensierato si incrociano tra loro, cercando di afferrare la luce di un nuovo inizio che sguscia via

Prim - foto di Elisa Hassert
Prim - foto di Elisa Hassert

Aspettare. In silenzio e urlando, con fiducia e con rassegnazione, pazientando e contorcendosi, sorridendo e piangendo, con gli occhi chiusi e lo sguardo fuori dalla finestra, seduti sul letto e camminando. Aspettare qualcuno che arrivi o qualcosa che succeda, una data, una parola, un bacio, un nuovo inizio, qualsiasi cosa possa tirarci fuori dalle sabbie mobili che ci coprono le ginocchia e da cui non riusciamo a uscire da soli. Ed è qua che entra in gioco Prim, band modenese guidata dalla voce di Irene Pignatti e che già avevamo addocchiato al suo ep del 2020 Before You Leave, ma che ora fa il debutto col suo primo, vero, album: When Monday Comes.

Pubblicato lo scorso 14 gennaio, When Monday Comes rappresenta proprio il passaggio di questa attesa: lunedì non inteso come il giorno più odiato della settimana, in cui ci si ributta nel tritacarne della routine, ma come alla consapevolezza che alla fine di qualcosa c'è sempre un nuovo inizio. Una promessa che si è autogenerata di domenica in domenica nel periodo di genesi del disco, visto che Irene ha scritto i brani del disco proprio nel periodo della pandemia – eclatante in questo senso l'ultima traccia del disco, Thank You for the Flowers –, quando non c'era altra soluzione se non aggrapparsi a un domani che ancora adesso non è arrivato del tutto. E che si consuma in meno di mezz'ora, con 9 tracce brevi e dense, in cui un alt folk malinconico ed essenziale viene spalleggiato da un indie pop più allegro, in un gioco di delicati equilibri che si rinnova costantemente.

Irene Pignatti, in arte Prim - foto di Elisa Hassert
Irene Pignatti, in arte Prim - foto di Elisa Hassert

Il primo brano del disco, Citylights, mostra già il lato più spensierato della musica di When Monday Comes, in cui non manca una punta agrodolce: la nostalgia di un'estate londinese dalle serate di libertà assoluta, nel pieno dell'energia dei 20 anni, viene ravvivata da un saltellante synth pop che ricaccia via le luci di un'alba imminente, senza che possiamo fare nulla per allungare il magico buio della notte. Questo immaginario viene subito ribaltato nelle prime parole del brano successivo, la title-track del disco: "Tough was the day, but tougher was the night", sussurra Prim con un filo di voce à la Clairo – una delle fonti di ispirazione più evidenti di tutto il disco –, portandoci con dolcezza a farci vedere il suo cuore spezzato, in preda al panico di non riuscire a riprendere in mano la propria vita.

La band al completo - foto di Elisa Hassert
La band al completo - foto di Elisa Hassert

Corre veloce When Monday Comes, sia nei suoi turbinosi passaggi indie pop, trainati da veloci accordi di ukulele e infiocchettati con raffinatezza dai tre compagni d'avventure di Prim (Matteo Mugoni, Davide Severi e Diego Davolio), che nei momenti più introspettivi e acustici, sofferenti nella loro semplice quotidianità. Sono le esperienze autobiografiche di Irene, che carica su di sé un racconto vivido e personale influenzato dall'occhio penetrante di Adrianne Lenker dei suoi Big Thief. Il tutto adattato a un suono molto più pop ed evocato dal suo morbido, delicato come il volo di una farfalla.

È questo aspetto giocoso che rende When Monday Comes un disco prezioso, capace di andare a toccare cicatrici non ancora rimarginate senza ferirci, o quantomeno riuscendo a risollevarci subito se cadiamo a terra. Uno degli esempi più riusciti è Thanatophobia, in cui già il titolo, richiamando la paura di morire, finisce col metterci un leggero alone di disagio addosso. Eppure ciò ci viene subito tolto, con la leggerezza di un arrangiamento costruito su pianoforte e ukulele, tra le cui crepe filtrano accennate note di synth ariosi e arpeggi elettronici trasparenti, e con una sognante melodia impreziosita dalla doppia voce di Irene.

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Il dolore dell'attesa finisce col scivolare via, dopo averci stretto il cuore in una morsa paralizzante e intossicato il cervello di pensieri insostenibili. È normale che ci prenda, forse anche necessario, perché il dolore è parte integrante di noi e questo Prim lo sa: è un qualcosa che rimane vivo, che non si può tenere semplicemente tenere nascosto sperando che passi da solo. Così come sa che c'è sempre una speranza all'orizzonte, una luce che vale la pena far filtrare dentro la nostra stanza. When Monday Comes la rincorre, cerca di afferrarla pur sapendo di non poterla stringere, ma vale sempre la pena tentare. 

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L'articolo Prim di andare via di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2022-02-17 11:20:00

Tag: album

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