Gazebo Penguins - Tour report

Un tour report sui generis: in pratica si intervistano da soli, spiegano alla rinfusa i concerti, non tralasciando però di quella volta in cui una ragazza di colore ha cantato sul palco "Senza di te" al posto loro, o che all'AntiMtvDay hanno cambiato la vita di un ragazzo. Poi tirano in ballo semiologi e teorie sugli attanti, per concludere che il pubblico è un nemico e bisogna fargli il culo. Capra ci racconta un po' di date dei Gazebo Penguins.



Noi non siamo uno di quei gruppi che fa una valanga di date. Anzi.

In un anno e mezzo circa, tra il 2009 e il 2010, suonammo circa una 20ina di volte. Che, se fai alla svelta a far due conti, vuol dire poco più di un concerto al mese. In quel periodo, a dir la verità, avremmo anche voluto suonare il triplo di quanto non facemmo, ma non è che avessimo la casella mail intasata di richieste, e per tanto puppa.

Da quando è uscito LEGNA le cose sono un po' cambiate. Non ci è ancora ben chiaro il perché preciso, però facciamo una U soddisfatta con la bocca e diciamo tanto meglio.

In quattro mesi abbiamo suonato circa 15 volte. Che, se fai alla svelta a fare due conti, vuol dire circa un concerto alla settimana. Neppure questa è una valanga, ma per noi, in realtà, ha significato suonare per tutti quei weekend in cui non avevamo altri impegni (e infatti ad almeno 10 richieste abbiamo dovuto dire no).

Non è che ci si sia svenati in fantasia: abbiamo sempre suonato LEGNA e poco altro. In 4 mesi abbiamo fatto al massimo 3 prove - ma abbiamo 2 pezzi nuovi, per lo più provati durante i sound check. Cinque anni fa sognavamo di non dover provare prima di ogni concerto, e adesso un po' ci manca. Ma il calendario non aspetta mai.

Abbiamo trovato un amico di Correggio che ci presta un furgone a poco. Abbiamo caricato più o meno sempre la stessa roba, per 15 volte: la cassa Ampeg di Sollo e la sua testata, 2 bassi, la pedaliera di Sollo e quella di Capra, la cassa Fender e il twin di Capra, i fusti della batteria di Piter, la borsa delle aste, quella dei piatti e la valigia del pedale, 2 chitarre, una valigetta coi microfoni e i tricks da fonico, una borsa con le magliette e due scatoloni coi cd.

Chiudi la sala prove, rimettiti la maglia, accendi il navigatore e andare.

Non ci ricordiamo il nome dei ragazzi o delle ragazze che ci hanno chiamato a suonare. Ma almeno 10 facce di ogni concerto ce le portiamo con noi. Abbiamo suonato in 2 festival incastrati in villaggi industriali, nel parco di un centro sociale e nel parco di una fattoria, nell'aia di una casa sperduta nelle campagne ferraresi, davanti al teatro in pieno centro storico a Correggio, sui sassi a 5 metri da un fiume sulle colline di Modena e a 5 metri dal Tevere a Umbertide, vicino a un campo sportivo per due volte, in una piazza arroccata sulle montagne dell'Abruzzo, a 100 metri dal mare in Liguria, sotto a due enormi faggi ancora in Umbria, e in un centro sociale a Bologna.

(Il tram delle sei, video de Il polimorfo)

Adesso ci facciamo qualche domanda non richiesta.

I soldi sono importanti per andare a suonare?
Noi non abbiamo fatto i soldi, e nemmeno ce ne abbiamo rimessi.
Però sì, i soldi contano. Ma non tanto perché ti fai dei soldi (che comunque non recupereremo MAI tutto quello che abbiamo speso in musica da quando abbiamo iniziato a suonare). Conta in questa misura: che se tu sei bravissimo a fare il purè, e della gente ti chiama a una festa per fare il purè, a te vien da dire: uoah. Ma se tu sei bravissimo a fare il purè, e della gente ti chiama a una festa per fare il purè e ti dice: Vieni a fare il purè che ti diamo un cento euro, allora tu dici sempre: uoah, ma pensi che sia anche più giusto.

Perché vi portate sempre il fonico?
Bravo, bella domanda.
Abbiamo suonato con diversi gruppi in queste date, e ci siamo accorti che avere un fonico non è la norma (forse perché avere un fonico è una spesa per il gruppo, o forse per altri motivi che ignoriamo). Noi andiamo sempre a suonare con un fonico (ci è capitato una volta sola di non averlo). Il fonico è quell'omino che mette i microfoni e sta dietro al mixer, e decide come far suonare un concerto. Andare a suonare con una persona di cui ti fidi, che sai che farà uscire le tue canzoni dall'impianto non solo come piacciono a te, ma anche come piacciono a lui –perché sei tranquillo sul fatto che quello che decide andrà bene di sicuro -, per noi è fondamentale. Per rispetto verso la gente che ci viene a vedere, e per tranquillità nostra. Più un gruppo diventa grosso, più le persone che gravitano attorno a un concerto aumentano di numero. Noi abbiamo semplicemente un fonico. Non è stato sempre lo stesso, ma quest'alternanza ci ha anche permesso di conoscere diverse persone in gambissima su cui sappiamo di poter contare. Per noi è bello avere un fonico. Ci rompiamo anche meno le balle. Fa' un'altra domanda, avanti.

Ci è mai venuto a noia andare a suonare?
Personalmente sì. Una volta. Dopo una settimana infernale con 3500 km sul groppone. Mentre guidavo da solo verso Cardano al Campo, per il festival Paesaggi Sonori, dove avremmo suonato con Verme e Cosmetic. E guardavo l'orologio e sapevo che sarei arrivato che praticamente i Verme avrebbero iniziato da lì a pochi minuti, e poi sarei dovuto ripartire subito dopo il concerto, e pensavo che non era così che doveva andare, con la stanchezza del giorno prima e l'ansia del giorno dopo. Poi si è suonato, ed è stato un concerto potente come pochi. E mentre ero di nuovo al volante per tornare, alle 4 di mattina, ridevo, ed ero soddisfatto di me per aver tenuto botta. È stato molto istruttivo.

Andare a suonare è faticoso?
Andare a suonare è faticoso. Non ci stiamo piangendo addosso. Però è vero, e chiunque suoni credo possa confermarlo. Ti arrabatti col lavoro per trovarti in sala a caricare la roba al pomeriggio. Stai in furgone per qualche ora. Arrivi che è ora di fare i suoni. Scarichi, porti la roba sul palco, monti, cassa-rullo […] tutti insieme etc, ceni, aspetti, suoni, te la godi, poi smonti, porti giù dal palco, carichi sul furgone, vai a dormire o riparti subito, poi arrivi in sala, scarichi tutto di nuovo, e spesso vai direttamente al lavoro da lì. Non è che si sta dicendo che un concerto sia come andare 10 giorni a tirar su i cocomeri. Semplicemente che andare a suonare comprende anche un corollario di piccoli sbattimenti, al di là di quei 30 minuti dove suoni, epici o deludenti che siano. E quando la fatica non è ricompensata, ci vuole un attimo a farti passare la voglia di suonare. In queste 15 date non ci è quasi mai successo. Dissolvenza incrociata con la prossima domanda.

Ci sono stati dei concerti brutti?
Ci sono stati dei concerti bellissimi, virulenti e incredibili per noi. E di fronte a questi, alcuni altri concerti hanno avuto meno potenza. I concerti "brutti" di queste 15 date sono stati comunque decisamente più belli di almeno la metà dei concerti che abbiamo fatto prima di far uscire LEGNA.

(Varazze)

Quando abbiamo suonato in provincia di Parma, per dire, c'erano queste distese di tavoli con la gente seduta, e una ventina di persone sotto al palco (altissimo, tra l'altro). Abbiamo fatto 10 pezzi, ché suonavamo solo noi, e abbiamo finito con "Senza di te". Che venne malissimo. I venti sotto al palco chiedono il bis. E rifacciamo "Senza di te" perché non era ammissibile chiudere un live con una schifezza simile. Chiamiamo tutti sul palco, e vengono. Una ragazza di colore prende il microfono e dice: La canto io; però non so le parole. La cantò malissimo. È stato molto bello.

E poi ci sono stati dei concerti particolari. Come quella volta che abbiamo suonato al Minor Cric Festival, il 25 giugno, verso le otto e mezza di sera, e appena finito di suonare abbiamo sbattuto la roba in macchina e siamo schizzati verso Correggio dove avevamo un altro concerto la sera stessa, alle undici. C'era la notte bianca; attraversiamo con l'auto il centro storico imballato di gente, parcheggiamo a 20 mt dal palco, scendiamo dalla macchina stremati e sentiamo che il cantante del gruppo che suonava prima di noi fa: "Facciamo l'ultimo pezzo poi tocca ai Gazebo". Ci son cascati i maroni. Però il secondo concerto della giornata è venuto una bomba, e suonare davanti al Teatro di Correggio è stato veramente strano: ci pareva di fare qualcosa di illegale; vallo a capire.

(River Fest, foto di Jukka Reverberi)

Poi c'è stato il concerto al River Fever, il 2 luglio, che è una giornata abbastanza illegale organizzata dai Wolther Goes Stranger su di un'ansa del torrente Scoltenna, dove han suonato molti gruppi e noi eravamo in chiusura. Però erano venuti un po' di amici fricchettoni della montagna che si stavano addormentando sui ciotoli, e c'era pure mia figlia, ed era tardi, e chiediamo ad Ed (che doveva suonare prima di noi) se si poteva far cambio. Accetta. Noi si suona, finiamo, comincia Ed e arrivano i carabinieri che fermano tutto. Senso di colpa per giorni.

(Senza di Te con Jacopo Lietti, video di Gn4Gnu)

Il giorno dopo, il 3 luglio, siamo andati vicino a Milano dove suonavamo coi Fine Before You Came, con le pedaliere piene dei sassi del fiume del giorno prima. Quella è stata la prima volta che abbiamo fatto stage diving nella nostra vita. A quasi 30 anni. Non è mai troppo tardi. I FBYC ci han pure fatto suonare per ultimi, e c'era Jacopo a cantare "Senza di te" e per noi suonarla con lui è come mettere qualcosa di nuovo a centro tavola, e un sacco di gente splendida che alzava i ditoni e cantava i pezzi e lì, per davvero, abbiamo capito che andare a suonare LEGNA poteva diventare qualcosa di veramente bello. E infatti l'Italian Party a Umertide ce lo confermò: 24 luglio, una domenica sera, tardissimo, con un freddo dell'ostia e un ritardo incalcolabile, eppure tanti ragazzi e ragazze rimasti per sentirci suonare. E poi a Varazze, il 14 agosto, all'Osteria dell'Amor Cieco da Alessio, un altro concerto della vita. E infine le ultime due date, a Cardano al Campo il 16 settembre, e all'AntiMtvDay a Bologna il 17.

Quei concerti che quando avevamo 20anni e andavamo ai concerti sognavamo di poter fare, un giorno, anche noi.

Quei concerti che, oramai, avevamo pure smesso di sognare, ché son 10 anni che andiamo in giro, e anche le speranze fanno presto a finire dopo un po'.

Non è che si possa star qui a raccontare perché un concerto sia stato incredibile. È come quando ti muore qualcuno, o come quando fai l'amore in maniera speciale, o anche – più semplicemente – come quando fai qualcosa da mangiare e ti viene particolarmente bene. Non lo puoi spiegare. O ne fai parte, o ne fai a meno. Non ci eravamo abituati, e siamo rimasti senza parole. Ecco: senza parole.

Dopo l'AntiMtvDay, mentre portavo via l'amplificatore, un ragazzo mi ferma e mi dice: "È stato il concerto più bello della mia vita", a me viene da ridere, lo guardo e gli dico: "Va bé dai, non esageriamo". Lui mi fissa, serio, mi tocca una spalla e fa: "No, per davvero". Non son neanche stato capace di dirgli Grazie.

I concerti veramente belli son quelli che ti lasciano così, incapace persino di dire grazie.

(AntiMTV Day, foto di Roberto Vincitore)

Per i prossimi due mesi abbiamo un'altra decina di date sul calendario.
E sappiamo già che accadrà sempre più o meno la stessa cosa. Che prima di iniziare a suonare, inconsciamente, penseremo alle persone che saranno giù dal palco come ai nostri nemici. È una cosa priva di ogni rancore. Però ci si guarda, e si pensa o si dice: Dai, facciamogli il culo. Sono i tuoi antagonisti. Sono lì perché si aspettano qualcosa, e tu devi convincerli. È come andare in scena. Devi fare uno spettacolo. Però non sei un attore. Non hai una parte. Sei te stesso.
Greimas elaborò una teoria, quella degli attanti. Ovvero persone che svolgono un compito, che hanno un ruolo, ma non sono personaggi, non sono attori, sono loro stessi, all'interno di un piano. Quando suoni sei un attante. Non ti metti nessuna maschera e non hai nessun copione, ma l'obiettivo è quello di lasciare senza parole. Quando capita anche a te, allora il momento è perfetto. Dissolvenza al nero. Titoli di coda.

I Gazebo Penguin ringraziano con la manona sul cuore tutti i ragazzi e le ragazze che li hanno chiamati a suonare, o che intendono farlo. E le seguenti persone: Suri, Domenico, Rovacchi, Mac, Bruno, Gianluca, Luca Benni, Jacopo, Bertocco, Alessio, Nico.



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L'articolo Gazebo Penguins - Tour report di Redazione è apparso su Rockit.it il 2011-10-03 00:00:00

COMMENTI (7)

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  • mppugliazzo 12 anni fa Rispondi

    ero a varazze. i gazebo penguins sono il gruppo. poi scopri che vengono a suonare a 20 km da casa tua. poi scopri che l'atmosfera è pazzesca. e che il live è quello che difficilmente dimenticherai. banalmente, grazie.

  • boolomai 13 anni fa Rispondi

    Vi attendo a TS, da buon nemico.

  • leo 13 anni fa Rispondi

    Mi avete cambiato la giornata con questo report ...
    sul serio :-D
    Subito su facebook , che lo leggano tutti i musicisti

  • dinotterecords 13 anni fa Rispondi

    Micacazzi

  • gazebopenguins 13 anni fa Rispondi

    La mamma non sbaglia

  • seymour 13 anni fa Rispondi

    è perchè adesso si capisce cosa dite, ha detto mia mamma

  • girless 13 anni fa Rispondi

    orpo.
    il ragazzo dell'anti-mtvday sono io.
    sottoscrivo quello che dissi.
    me lo ricordo ancora quel live.
    diobono se me lo ricordo.