Venticinque, episodio 11: il giorno dell’indipendenza dei Tre Allegri Ragazzi Morti

Si inizia con un live nella loro Pordenone: parole e musiche per Pier Paolo Pasolini. Si sale ad Andreis, dove è nato il disco di culto “La testa indipendente”. E poi aquile, maschere, esorcismi, mostri, fiumi radioattivi, Complotti e libertà: ecco a voi i TARM, come se fossero realmente esistiti

I TARM nel 2001 - foto di Alice Pedroletti, artwork di Giulia Cortinovis
I TARM nel 2001 - foto di Alice Pedroletti, artwork di Giulia Cortinovis

In questo podcast si parla di emozioni, di adolescenza, di aquile reali ed esorcismi, di grandi poeti, di mostri spaventosi, di fiumi radioattivi, di amicizia, punti di vista ed estrema libertà. Si parla della band che forse più di ogni altra ha contribuito a creare un immaginario “alternativo” nell’ultimo quarto di secolo: i Tre Allegri Ragazzi Morti.

Sono loro i protagonisti della quarta puntata della seconda stagione di Venticinque, prodotto da Rockit e Life Gate Radio e scritto da Dario Falcini, Giacomo De Poli e Marco Rip. Che questa settimana è ambientato a Pordenone, una città di provincia, all’estremo Nord-Est di questa penisola, ma che per un certo tipo di scena musicale e di cultura è una specie di mecca.

Le registrazioni dell’audiodocumentario, che trovate su tutte le piattaforme di streaming, iniziano di sera, con musica e parole, due ingredienti che i TARM mettono assieme dal 1994, anno della fondazione del gruppo. Nella loro città Davide, Luca ed Enrico stanno celebrando con un evento speciale Pier Paolo Pasolini, immenso intellettuale, poeta e friulano, non l’unico che incontreremo nella mezz’ora di questo episodio.

“In questa città è successa una cosa particolare”, esordisce Davide Toffolo, fumettista e frontman della band. “Avete mai letto un libro che si chiama Il signore delle mosche? Sono dei ragazzini autodeterminati che ricostruiscono una struttura sociale senza avere intorno adulti, e mostrano in tutta la loro violenza anche della capacità immaginativa. Ecco qui è successa la stessa cosa, tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80”.

Toffolo parla del Great Complotto, quel movimento di artisti che fiorì in città, sulla spinta del punk e di altri movimenti di liberazione britannici, ma trovando una chiave del tutto sua, diversa da ogni altra cosa. Davide ne faceva parte e con lui Gianmaria Accusani, anima dei Prozac+ e dei Sick Tamburo, che incontriamo nella prima parte del podcast. Il racconto su quegli anni dopo un po’ si interrompe: la prima regola del Complotto è non parlare del Complotto.

TARM live al MI AMI nel 2018 - foto di Claudio Caprai
TARM live al MI AMI nel 2018 - foto di Claudio Caprai

Ridiamo appuntamento ai tre ragazzi mascherati la mattina dopo, davanti al Velvet. “Un locale storico, che non c’è più, che ha caratterizzato la storia di Pordenone negli anni 90, insieme al Rototom. Sono due locali di provincia, che hanno permesso a noi che abitavamo qua di vedere tantissime figate: i primi Blur, i Ramones, i Fugazi”.

Nel lungo giro per la città assieme alla band si parla della loro storia, degli inizi del tutto scapestrati, dell’ingresso poco dopo di un ragazzino di nome Enrico Molteni. “Quando nel ’94 si sono formati i Tre Allegri, il mio amico Aldo mi aveva dato la prima cassettina, quindi Mondo naif, e ci sono rimasto sotto. Avevo capito che si poteva fare un determinato tipo di musica anche cantando in italiano: mi sono innamorato così tanto del gruppo che sono andato a vederlo tutte le volte che suonava. Poi sono diventato uno di loro”, racconta Enrico.

Oggi, oltre a fare il musicista, è il braccio operativo de La tempesta Dischi, la label nata da un’intuizione dei TARM, la realtà che più di ogni altra ha segnato l’epopea della musica indipendente in Italia, pubblicando da Le luci della centrale elettrica agli Zen Circus, Giorgio Canali, Il teatro degli orrori e numerosi altri nomi fondamentali. 

I TARM backstage al MI AMI 2018 - foto di Claudio Caprai
I TARM backstage al MI AMI 2018 - foto di Claudio Caprai

“Fin dall’inizio l’abbiamo immaginata come un collettivo”, racconta Toffolo.  “Quando è nata La Tempesta internet era libero, di più una specie di test di libertà, cosa che è radicalmente cambiata negli anni. Questo ci ha aiutato moltissimo, dalla Rete siamo esplosi sul territorio con i nostri progetti. Io dicevo sempre ‘non è che siamo l’etichetta più figa, è che siamo un punto di vista, adesso ne verranno fuori altri’. E così è stato: è nata Bomba Dischi, i ragazzi di Garrincha a Bologna. Loro ora dicono ‘abbiamo visto da voi che si poteva fare’, ma io dico che era del tutto immaginabile: quella era la via nuova, l'ipotesi nuova”. 

Tra i primissimi dischi pubblicati da La Tempesta c’è La testa indipendente, piccolo culto dei TARM e loro manifesto del DIY. Era il 2001, l’anno al centro di questa puntata di Venticinque, che con le parole di Luca, Davide e Enrico si sofferma a lungo sulla genesi di quell’album e sulle tematiche che tratta. Una su tutte, l’adolescenza, al centro di tutta la poetica dei Tre Allegri. 

L’adolescenza è il momento della scelta, nel quale una persona trova la sua diversità e la può anche difendere. Il nostro filtro per raccontare la realtà è sempre emotivo, essere dentro a qualcosa e raccontarlo. Le storie dei Ragazzi Morti sono sempre degli esorcismi: non sono racconti della sofferenza che rimane lì e basta. Forse è per questo che molti dei nostri pezzi sono in maggiore. Ho sempre trovato che La testa indipendente sia un disco complesso, pieno di ispirazione di ispirazioni in generale”.

Tra loro, quella di Giorgio Canali, che ci racconta dal punto di vista del produttore l’album, registrato in presa diretta a Ferrara. “La testa Indipendente prima aveva preso forma ad Andreis, paese sopra a Pordenone, nella soffitta di Luca”, dice Enrico Molteni. Ed è lì che la truppa del podcast è diretta ora, tra le montagne e il silenzio di un paesino immobile e meraviglioso. “Andreis ha qualcosa di poetico”, dice Toffolo, di fronte alle Dolomiti. “E non solo perché qua è nato Federico Tavan, il secondo più grande poeta friulano dopo Pasolini, ma perché con quelle montagne davanti per me era già sufficiente per stare bene”.

Il viaggio di Venticinque va verso la conclusione, ma non prima di aver parlato di futuro. Se stanno assieme da 28 anni, mentre attorno a loro il mondo è cambiato, è perché, come gli adolescenti, al futuro, a come stravolgerlo ogni giorno, i Tre Allegri Ragazzi Morti non hanno mai smesso di credere.

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L'articolo Venticinque, episodio 11: il giorno dell’indipendenza dei Tre Allegri Ragazzi Morti di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2022-10-12 12:46:00

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