Venticinque, episodio 23: Noyz Narcos, più vero di un incubo

L'epopea del TruceKlan ("è una cosa indelebile, ne sarò per sempre un membro"), "Verano Zombie" e il disco con Salmo, il successo del rap con i suoi pro e i suoi contro, Roma e Milano. Il nostro podcast si è trasferito negli uffici di Propaganda, per parlare con una leggenda dell'hip hop italiano

Noyz Narcos live nel 2007 - grafica di Beatrice Arrate, foto per concessione di Noyz Narcos
Noyz Narcos live nel 2007 - grafica di Beatrice Arrate, foto per concessione di Noyz Narcos

"Dell’hip-hop con cui sono cresciuto io non è rimasto più nulla, zero, nemmeno il rullante".
A parlare così è una leggenda del rap italiano, per molti LA leggenda del rap italiano. Emanuele Frasca aka Noyz Narcos sta seduto sulla sedia girevole del suo ufficio, i pantalonini mimetici addosso e in testa il cappello dei Raiders. La seconda puntata dell'ultima stagione di Venticinque – il podcast di Rockit e LifeGate Radio che racconta gli anni che hanno rivoluzionato la musica italiana, che trovate su tutte le piattaforme di streaming – è ambientata a Milano Sud, nei locali di Propaganda, il marchio di street wear fondato dall'artista ormai parecchi anni fa.

Alle nostre spalle sentiamo il rumore degli aghi di un tatuatore. Ce n'è più di uno in azione a pochi passi da noi (musica, tatoo e vestiti qua convivono), pochi metri dopo invece si apre il magazzino di Propaganda, che, partito da una semplice idea di un logo (il mitico serpente), in questi anni è finito addosso a migliaia di ragazze e ragazzi e ha aperto negozi un po' ovunque.

 

Noyz Narcos è un imprenditore e un artista, o forse nessuna delle due cose. Non importa. "Io quello che so è che nella vita avrei sempre voluto fare le cose che mi piacevano e non avere un padrone. Per fortuna ci sono riuscito", dice Noyz, dopo aver rievocato alcuni dei "lavori demmerda" che ha fatto prima di campare delle proprie idee e della propria creatività. 

Sentiamo bussare alla porta. È Andrea Corona, per tutti Andrew Propaganda. È il suo miglior amico, socio in affari e manager, l'uomo che immancabilmente lo accompagna a ogni live della sua vita. In teoria sarebbe anche la persona con cui divide l'ufficio, ma in pratica, da quel che abbiamo capito, Noyz ci si trova molto bene e tende a colonizzarlo.

"Ci siamo trovati a Roma nello stesso periodo, io venivo dai rave e lui dal rap", spiega Andrew. Lui aveva talento artistico, io un po' più di talento organizzativo: eravamo complementari a livello professionale, ma di professionale al tempo c'era ben poco. Il rapporto è nato così ed è evoluto col tempo: siamo due amici che sono diventati due fratelli, di questo rapporto sono molto fiero e penso che questa energia si regga il network di Propaganda, che nel corso del tempo è diventato molto di più di un marchio di vestiti".  

Nel corso dell'episodio – scritto da Dario Falcini, Giacomo De Poli e Marco Rip – Noyz ripercorre la sua storia, fatta di rap, matite e muri colorati. Racconta gli anni di Roma e quelli milanesi, ormai dieci, quando il duo sentiva la necessità di cambiare aria per evolvere quanto stavano facendo. Un po' la va o la spacca, in cui alla fine hanno spaccato tutto. L'attenzione si sposta poi sulla storia del TruceKlan, il collettivo di cui Noyz ha fatto parte e che è ancora oggi nel cuore di un sacco di gente.

"Noi siamo usciti più o meno nello stesso momento dei Dogo, siamo sempre stati visti come i due collettivi, quello di Roma e quello di Milano. In realtà abbiamo due percorsi molto diversi, TruceKlan non ha nemmeno fatto un vero e proprio album. Però è stata una cosa bellissima, micidiale. La serata del TruceKlan era la cosa più bella a cui potevi assistere. Abbiamo fatto un sacco di cose fighe, io questa cosa ce l'ho dentro. Il logo, ad esempio, l'ho disegnato io una sera con Gel, con l'intento di farne uno stencil da dipingere in giro per Roma per promuovere una serata. Quindi sì, mi sento ancora un membro del TruceKlan". 

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Parliamo dei suoi dischi solisti, del successo del rap con i suoi pro e i suoi contro. Poi ci concentriamo su uno degli album più iconici, Verano Zombie, del 2007, che è al centro dell'episodio di Venticinque. "Il video della parte seconda del pezzo", ci dice "lo abbiamo registrato al Verano, uno dei cimiteri più belli d'Europa. Ovviamente non avevamo alcun tipo di permesso. All'inizio eravamo un po' in silenzio, poi alla fine abbiamo cominciato pure a pompare la musica a rappare sopra le bare. Siamo stati cinque ore dentro a girare. Nessuno è venuto a dirci nulla: adesso se accendi la telecamera, dopo cinque minuti arriva qualcuno e ti dice 'che cazzo stai a fa'".

La chiacchierata diventa l'occasione per parlare del suo stile inconfondibile di scrittura ("che poi più o meno scrivo sempre allo stesso modo")), del recente disco con Salmo, di quella volta che stava per mollare con i dischi. Poi, alla fine, hanno vinto le rime. Come sempre, e per fortuna.

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L'articolo Venticinque, episodio 23: Noyz Narcos, più vero di un incubo di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-02-21 09:10:00

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