Quando la luce grande della discoteca

Quando la luce grande della discoteca

Bandit

2023 - Cantautoriale, Folk

Descrizione

C’è un disco uscito da una cameretta che da più di dieci anni gira per le camerette di mezza Milano sud. È un disco incandescente, magmatico, scottante, pericoloso.

Un concept album interamente ambientato in una discoteca di metà anni ’00 nell’arco temporale di una notte, fino all’accensione della “luce grande” che ne sancisce la fine. Una rivisitazione post moderna dei Canterbury Tales, nella quale l’autore svela le vite miserabili e le ragioni dei protagonisti di questa storia, ciascuno di essi avventore della discoteca perché alla ricerca di qualcosa di diverso e inafferrabile.

Il suo nome è Quando la luce grande della discoteca, e il 15 novembre 2023 uscirà per la prima volta in versione restaurata e integrale per Bradipo Dischi.

L’autore Paolo Bandit ci racconta come è avvenuta la folgorazione:

“Io, come tanti cantautori sfigati dei primi anni duemila, mi dilettavo a stracciare il cazzo alla gente cantando dei miei miasmi interiori, dei miei problemi emotivi e delle mie insicurezze.

Mi ero chiuso nel mio mondo intimista quando un giorno, stavo facendo ascoltare Battisti a un mio amico molto zarro, che mi fa 'Minkia oh ma questo ci è rimasto sotto peso. cazzo mene dei tuoi sbatti, figa parla di adesso'.

Per me è stato come un diamante che si è conficcato nel cranio. Ho capito in un attimo che Battisti era un coglione, ho preso Anima latina e ci ho cummato sopra, ho cagato a spruzzo sui dischi di Dalla e ho cominciato a spaccarmi di Hit Mania Dance. Ho capito cosa dovevo fare: raccontare il mio tempo. Basta fughe evasive nelle mie pare, basta eden bucolici e stornelli sulla prima guerra mondiale.

Cominciai a smascellare, divenni un assiduo frequentatore delle rotonde di Garlasco, iniziai a seguire tutti i talenti del mio tempo, Gigi Dag in primis.

Mi lanciai nei pellegrinaggi del sabato sera a caccia di vagina, tra risse per futili motivi, turbozarri che eiaculano dagli occhi, ketamina e ignoranza crassa, e ritrassi tutto come un pittore espressionista, con lo spirito dell’antropologo."

Il disco è una scheggia fastidiosa, urticante, lo sconvolgente ritratto di un'epoca che abbiamo tutti vissuto, ma che in qualche modo abbiamo rimosso collettivamente. Un’epoca dove la cultura, la musica, il femminismo, la politica, tutto stagnava come lo sperma nelle palle dei tamarri in cerca di una scopata.

Ed è proprio per questo che siamo orgogliosi di riproporlo oggi, negli anni della cancel culture, del trans femminismo e dell’apertura totale. Perché prima di riciclarci hipster, e titillarci i capezzoli con i dischi di Calcutta, siamo tutti stati dei tamarri arrapati e isterici, molestatori seriali e appoggiatori di cazzi ai culi delle tipe.

Quest’opera è un monito sui risultati di vent'anni di berlusconismo e tv privata, e sulla generazione che ne ha raccolto i frutti.

Credits

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