Descrizione

Non so come altro spiegare questo disco ma è come se un Ufo fatto a forma di panna
avesse travolto un ragioniere davanti agli occhi di un parroco, di uno scrittore-regista
e della sua personale squadra di amori





Cosa altro potevo fare in quel momento? Non c’era più nessuno con cui suonare fisicamente e a distanza non riuscivo a interagire, tutto preso da me e da come sfangarmela. Così mi è venuto in mente che quando avevo vent’anni mi ero inventato una cosa. Prendere i retri strumentali dei 45 giri ed escogitarvi sopra nuove canzoni, diverse, che non c’entravano proprio niente con l’originale. Era una cosa (forse la sola cosa) che apprezzava di me quel verme
di Paul Martinez, lo scrivo con un affetto che pochissimi possono comprendere incluso lui stesso, a Paul gli avevo pure dedicato una canzone stramba ma appassionata nel 1988. Paolo Caredda, regista scomparso due anni fa è stato un mio caro amico, abbiamo avuto i nostri litigi, ma è sempre stata una fonte di ispirazione per me.
Così mi sono rimesso al lavoro taglia e cuci da DJ con le cose che so, i frammenti, il P Funk, la storia dei miei ascolti insomma, mi rimetto a ricucire, come un sarto coreano pagato a cottimo, srubacchiando ma allo stesso tempo -
mi auguro riconosciate – testimoniando la musica che amo, quella di sempre.
Metto sopra queste musiche che mescolo freneticamente tante voci, percussioni, rumori della finestra. tastiere e mi connetto con Alessio e con Matteo, gli unici due che abbiano partecipato fisicamente a questo complotto. Avrei coinvolto molti altri, avrei potuto pensare a lungo e modificare, ma mi è parso evjdente che le cose cambiavano così velocemente che non aveva senso ritoccare, adeguare. Tanto tutto quanto era superato sempre appena il giorno dopo.
Tutti gli altri musicisti che suonano qui non so neanche se sono ancora vivi o morti. Ho rubato come un vampiro il loro talento per sopravvivere in questo tempo, un tempo in cui avevo perso davvero tutto, come ogni musicista d’altronde. Ma mi arrivavano melodie, parole, storie, un miliardo di idee, come se avessero voluto restituirmi
quello che stavo perdendo. Per non farmi travolgere, giocavo molto, andavo in rete, mettevo due video, uno di musica, l’altro parlato, li mescolavo in tempo reale e li registravo su un sequencer, manipolando poi tutto quanto usando ogni sofisticazione possibile, tutto quello che sapevo per distorcere e caricaturizzare, ecco pensavo alla tecnica
della caricatura, per il suono ma anche per le immagini.
In uno di questi giochi mi sono imbattuto nella storia di un uomo che nel 1968 era stato folgorato da un incontro con gli UFO. Alle mie orecchie, avendolo ascoltato molte volte, il suo racconto è allo stesso tempo esilarante e commovente, contadino e stralunato. Così, mano a mano che affioravano le parole delle canzoni, le melodie, i suoni – quante meravigliose ore scorse veloci con i miei più che ignoranti polpastrelli sulla tastiera – emergeva anche il filo conduttore della storia. Qualcosa che mi permettesse di uscire dalla contingenza.
Quell’uomo che aveva visto gli UFO era con me, era “my personal” allucinato racconto di SkyTg24. Le canzoni che mi inventavo, registravo, vivevo, erano la pausa da quel racconto, il riposo, il sonno ristoratore dell’immaginario.
Al risveglio un uomo che affida la sua stessa evoluzione a esseri che lui ritiene più evoluti, nel più poetico degli incastri per me, la genuinità e la ingenuità.
Così in questo tempo i sogni sono stati disegni, i disegni canzoni e il tempo un sogno, una proezione e, perché no, anche un ritorno ai mitici 2030, quando eravamo tutti nelle nostre videocamerette!





Non solo il passato influsce sul futuro, anche il futuro influisce sul passato

Credits

COMMENTI

Aggiungi un commento avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia