19 luglio 1944

19 luglio 1944

CASSIO

2022 - Cantautoriale, Rock d'autore, Urban

Descrizione

Esce il 16 dicembre per The Orchard & Fenix Music 19 luglio 1944, primo album di CASSIO prodotto da Andrea Pachetti (Zen Circus, Emma Nolde).

Il titolo dell’album corrisponde all’indirizzo della casa d'infanzia di Simone, dove tutto è iniziato e tutto è accaduto e dove, di notte, sono state scritte queste 9 tracce che colpiscono al cuore con una mira precisa, chirurgica e dalla cui forza emotiva difficilmente si è immuni.

Il disco è un viaggio introspettivo dell’artista che, attraverso un racconto personale sul proprio senso di inadeguatezza e spaesamento, senso di colpa e frustrazione fotografa un sentimento comune ad un’intera generazione, quella dei millennials; in cui la responsabilità tossica per gli obiettivi mancati, il continuo confronto con la famiglia d’origine e lo smarrimento vissuto nel dover affrontare un mondo molto diverso da quello che la classe dei propri genitori gli ha prospettato, finiscono per generare una sorta di malessere collettivo e una certa incapacità nel saper vivere un presente profondamente diverso dalla storia che gli è stata raccontata da bambini: quella di un mondo fatto di possibilità accessibili e opportunità pullulanti.
Una società in cui la famiglia è ancora cardine e motore e intorno a cui tutto ruota. Distopico appare il presente in cui questa generazione si trova ad essere adulta e dove si percepisce profondamente manchevole degli strumenti per affrontarlo.

ll senso di colpa verso i propri fallimenti si insinua in ogni frase dell’album, una colpa spesso proiettata verso la propria famiglia, come esplicitamente racconta in due pezzi con Nerodita, dedicato al padre e Nonna.
CASSIO questo senso di inadeguatezza lo sente tutto ed è così attraversato dal rimpianto e dal fallimento da rimanerne schiacciato in certi momenti. Come un sottotesto mai del tutto esplicito l’album ci riporta anche alcuni momenti della sua tossicodipendenza, della depressione, del farsi sottile e quasi trasparente pur di sparire e per non vedere più la sagoma dei propri fallimenti riflessa nello specchio.

Questa continua sensazione di essere a metà di due mondi, questa sensazione di disunione, si rintraccia anche nella produzione musicale che si muove tra influenze che ricordano quelle della scena indipendente e rock dei primi 2000, spaziando fino a sonorità e approcci più contemporanei, con l’utilizzo dell'elettronica, l’utilizzo di beat coinvolgenti, l’utilizzo dell’autotune tipico della trap/rap e una forma di scrittura che abbraccia quella del cantautorato più moderno e meno tradizionale. Il tutto tenuto insieme dalle sonorità più alternativ rock ben conosciute da Pachetti.

Il risultato è un album liquido che spazia tra generi e influenze diverse. La cultura punk dell’artista, che ha determinato la sua prima formazione musicale, la si ritrova nella scelta di non voler a tutti i costi abbracciare un genere predefinito e facilmente incasellabile in dinamiche discografiche. La genuinità e la spontaneità con cui l’album è stato scritto e prodotto, rischiando a tratti di sembrare anche poco coerente o lineare, ci restituiscono un prodotto profondamente personale e per questo non derivativo.


TRACKLIST

NERODITA è il primo singolo pubblicato da CASSIO. Un pezzo nato con una forte impronta cantautorale perché scritto di getto voce e chitarra ma che poi, nel tempo, si è sviluppato su una produzione carica di mellotron e sintetizzatori rotti, virando verso un suono completamente diverso. Il pezzo ha una forte carica emotiva per l’artista in quanto è una vera e propria lettera al padre in cui Simone si mette a nudo e si scusa per la propria inadeguatezza, per quelli che sente i propri fallimenti, dichiarando di aver sbagliato tutto ma allo stesso tempo di non rinnegare nulla. “Babbo scusami perché non son più bello come il sole, perché in foto ormai ho un altro colore." .
Chiede scusa, ma non correggerebbe nulla di quello che ha fatto, di ciò che è stato e di quello che è diventato. Non cambierebbe un solo giorno. Dal suo babbo in fondo non vuole il perdono, perché la vita, dice, "si sistema vivendo, giorno dopo giorno.".
La sessione ritmica è fatta principalmente di glitch e rumori di fondo, per lo più registrati in casa, questo senso di sporco accompagna il testo sintetizzando in suoni, alla perfezione, tutto il disagio che l’artista cerca di raccontare.

Last one è la canzone d’amore (in accezione romantica) dell’album. Anche il sound, seguendo la scia del flusso di coscienza, si adatta a questo cambio di tema abbracciando delle sonorità “nuove” rispetto alle altre, spaziando per l’RnB e suoni più delicati. Sicuramente influenzato dagli ascolti di Frank Ocean. Quasi tutto il resto dell’album ha una dinamica molto sporca, volutamente distorta, questo pezzo invece ha qualcosa di leggermente più soffice.

Sempre serio è il pezzo più sintetico del disco ed è costruito su diversi riff di bassi molto distorti e deep che si incastrano. L’unico elemento che spazia a livello di sound è un pattern di pianoforte. Si registra una forte connessione con il mondo HIP HOP, dovuto soprattutto alla sessione ritmica delle chitarre. Sempre serio è un breve flusso di coscienza su beat, nessun aneddoto o tema viene mai raccontato fino in fondo, ma solo accennato, come dei piccoli lampi che viaggiano coordinati a tempo con la base.

Vetro è il pezzo più fragile di tutto l’album. Tutti i temi che il disco percorre sono qui condensati in tre minuti di profonda tristezza, rassegnazione e senso di colpa. La classica struttura cantautorale su cui l’artista in genere si appoggia con l'utilizzo della chitarra, viene fatta a pezzi da batterie rotte, bassi rotti, synth rotti che rendono tutto estremamente tagliente ma allo stesso tempo incredibilmente frangibile. La voce pitchata, che nel disco appare molto spesso quasi come un marchio, in questo caso rende tutto ancora più pungente, quasi come se la voce fosse terza, non dell’artista ma della sua parte inconscia e bambina.
Su questo pezzo la produzione di Pacchetti si fa particolarmente sentire, ripercorrendo alcune sonorità a lui familiari che riportano al mondo indie rock dei primi 2000.

Schifo si muove seguendo la strada già sperimentata del flusso di coscienza, ma più che riportare a galla alcuni avvenimenti o ricordi, attraversa le emozioni tutte dell’artista. Le piccole paranoie, il suo modo di sentirsi perso. Soprattutto l’incapacità ad essere artefice del proprio destino. “Mi vergogno a ballare, poi ci provo a cambiare ma poi non cambio mai”. Il pezzo affonda le radici in una nenia di chitarra acustica, violentata da innesti di bassi profondi e pianoforte distorti; è l’unico pezzo privo di rullante di tutta la produzione. Scuro come certi pezzi alla Lil Peep.

Bene uguale è il pezzo più pop di tutto l’album, dove pop ha ovviamente un’accezione molto larga. Pezzo dritto, cassa dritta, voce dritta, tutto dritto. Il sound per la prima volta è in totale contrasto con il testo che è tra i più cupi di tutto l’album. Parla della consapevolezza della fine delle cose, belle o brutte che siano, che nulla dura per sempre.

Italia è l’ultimo singolo che anticipa l’album. A primo ascolto potrebbe sembrare completamente distaccato dalla narrazione di tutto 19 luglio 1944, che per argomenti e temi trattati potrebbe quasi inserirsi in un concept. Italia è a tutti gli effetti un pezzo di denuncia sociale, una fotografia precisa del declino sociale e culturale di questo paese ma la prospettiva del tutto personale da cui viene raccontato si interseca perfettamente con quello che è uno dei temi cardini del disco: la sensazione distopica che si prova guardando questo paese e la società in cui si vive, così distante da quella idilliaca in cui si è creduti essere nati. La voce di CASSIO da questo punto di vista di un’intera generazione che fa i conti con un’Italia che disconosce, che non gli appartiene, che si guarda intorno spaesata. Ma forse, ed è con questo dubbio che il pezzo ci lascia, anche chi canta e chi ascolta è responsabile di questo declino.

Con Nonna , secondo singolo estratto e ultimo a chiudere l’album CASSIO torna a mettere al centro la storia familiare. Il pezzo è un omaggio ad una donna elegante e buona che è andata via molto prima della morte. La perdita di lucidità a causa di una malattia neurovegetativa ha privato Simone di un amore grande, colonna portante della sua vita. C’è dolore estremo nelle parole di CANDRA, il desiderio di dire quello che non si è riusciti a dire per mancanza di tempo o perché sempre troppo impegnati a credere che di tempo ce ne sia fin troppo. Nonna parla di malattie e di come non saperle curare, parla dell’essere inadatto anche ad elaborare il lutto.
Il sound, come per Nerodita, scava nelle fondamenta su cui tutto il disco fonda: chitarra, voci e un mare di strumenti vecchi e rotti, giocattoli distorti, arrangiamenti intrecciati e spesso dissonanze.
CASSIO ancora una volta ci mette di fronte a esperienze personali che ci pungono nei nostri punti più deboli e fanno riaffiorare in tutti noi rimpianti, malinconie e frustrazioni.

Credits

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