Descrizione

Claudio Melchior ha lavorato come speaker spara-sciocchezze nelle radio della fine degli anni '80, ha recitato in teatro (off e alternativo come si conviene) per tutti i '90, è finito a Milano a fare il creativo pubblicitario dove ha messo le mani su spot e campagne che hanno ammorbato gli italiani e che è meglio non citare per evitare querele, finendo poi per trovare la pace dei sensi come professore universitario di comunicazione.

Dopo aver prodotto pezzi, cover e remix sotto diversi pseudonimi e progetti, le cui tracce sono sparse nel grande mare della rete, con "Ho molti follower" presenta al pubblico il suo primo album.

“Ho molti follower” è un album ironicamente cantautorale tutto realizzato senza l'uso di chitarre, tanto per distanziarsi dalle abitudini dei cantautori vecchio stile, e completamente privo di virtual instruments, tanto per distanziarsi dalle abitudini dei cantautori nuovo stile.

Il disco è interamente arrangiato e suonato da synth analogici: un Roland D50 dai profondi anni '80, un Korg Karma e un glorioso Moog con i suoi caratteristici "fat sounds". Il tutto ritmato dalle batterie, realissime, di Matteo Dainese aka Il Cane.

Se ci si fermasse a questa descrizione, potrebbe sembrare un prodotto musicale retrò, che strizza l'occhio ai tempi passati e gioca con la musica che fu, in particolare le sonorità che hanno riempito di gioia le orecchie degli anni '80. Al contrario testi, ritmi e arrangiamenti sono pienamente contemporanei, in un mix strano, particolare e personale che non si ritrova altrove. Pop d'autore, non scontato, che strizza l'occhio alla scena indie e cerca di raccontare il mondo di oggi.

“Ho molti follower” parla della vita, del tempo che passa (e mentre passa ci cambia), dell'amore (che va preso con le pinze), del bisogno di apparire, dei dubbi e delle falsità che sempre più sembrano essere la cifra del mondo che ci circonda.

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