C’è un momento, ogni tanto, in cui vale la pena voltarsi indietro. Non per nostalgia, ma per raccogliere ciò che rischiava di perdersi: voci laterali, intuizioni sincere, brani che non urlano ma restano.
PEZZONI arriva al Volume 4 con lo stesso sguardo attento, lo stesso gesto testardo: riportare alla luce canzoni che meritano spazio, tempo, ascolto. Venti artisti dalla community che scelgono di non stare al passo, ma al centro. Della loro visione, delle loro storie, del loro suono.
Non è una compilation che vuole impressionare. È una raccolta che vuole restare.
Tra le righe, nei margini, nei dettagli che sfuggono agli algoritmi.
PEZZONI è un archivio emotivo, una playlist senza hype, un atto di cura.
Per chi non ha mai smesso di cercare bellezza nei posti più silenziosi.
Per chi sa che certe cose, anche se passano sotto traccia, non smettono mai davvero di suonare.
Sotto trovi il track by track.
Premi play. Lascia che torni in superficie.

PEZZONI VOL.4
Compilation
Descrizione
Credits
Acinorev – Ciatu Miu
Tra voce intima e sonorità minimali, Ciatu Miu è un respiro mediterraneo: l’Art‑Singer Acinorev si spoglia di ogni orpello per restituire un canto sospeso tra nostalgia e terra d’origine. Il dialetto si fa carezza, la melodia evoca fichi d’India e mare: un ossimoro tra essenzialità e potenza emotiva.
Aria – Mandala
Un gioco sonoro che non traduce il mandala in grafica ma in dinamica. Mandala è un mandala mentale: strategico, incalzante, con scelte continue. L’estetica non emoziona, ma la tensione e l’ingegno tattico sì: un caleidoscopio cerebrale che sorprende a tavolino.
Bela, Millet – Come stai
Duo che fruga tra umori quotidiani: Come stai è una conversazione riversata in note delicate. Le voci si intersecano come un dialogo intimo, con un’armonia sospesa che cura (anche) le crepe dell’anima. Una ballad lieve che si fa specchio di sentimenti comuni.
Caledune – Mangrovie
Atmosfere liquide e radici ancestrali: Mangrovie è un paesaggio sonoro tra acqua salmastra e foresta. Caledune costruisce tensioni atmosfetiche, avvolge in suoni organici e ritmi lenta corrente. Un’eco ambient che lascia la testa a galleggiare.
Daria Huber – Partita a scacchi
Scacchiera emotiva inatttesa: Partita a scacchi muove pedine di malinconia e calcolo. La voce di Daria Huber attraversa pause e tensioni, strategica come un match silenzioso. Ogni verso è una mossa, ogni silenzio una riflessione tattica e umana.
Dieciedieci – Gabriel García Márquez
Un omaggio sonoro all’immaginario magico. Gabriel García Márquez è un racconto in musica: Diecidieci mescola narrazione sospesa, dettagli poetici, voci sussurrate. Atmosfera rarefatta, come un realismo magico che respira storie tra le note.
Filippo Cattaneo Ponzoni – Plenilunio
Notturno introspettivo: Plenilunio riverbera melodie eteree, battito lieve, sospiri. Cattaneo Ponzoni punta su un minimalismo emotivo, lasciando la luna piena come testimone silenziosa di un momento di sospensione interiore.
I Nicoconta – Giovani
Giovani urla speranzoso e vulnerabile: un manifesto generazionale in divenire. I Nicoconta mescolano chitarre ruvide a testi reali, raccontando ansie e voglia di futuro. Tra punk e indie, un inno alla fragilità e al coraggio della gioventù.
Japaneseghostarmy – Battisti
Omaggio colto e sussurrato: Battisti reinterpreta il mito con delicatezza, senza incensarlo. Japaneseghostarmy riesce a restituire l’essenza malinconica e sospesa del Maestro, con un’elettronica gelatinosa che increspa, mai distorce.
Loyo – Il canto del cuccù
Un canto rituale, quasi ancestrale. Il canto del cuccù mescola folklore e visione onirica: Loyo evoca creature notturne e boschi remoti. Voce evocativa, suoni organici, un rituale sonoro che sembra dare il via a un ancestrale racconto notturno.
Malavoglia – Johnny fa il miele
Johnny fa il miele ronzante e limpido: Malavoglia sussura storie urbane con un gusto folk puro. Ritmica dolceamara, armonie di pivi e chitarre, un’evocazione calda. È racconto metropolitano, ma con radici profonde nella semplicità.
Origami – Spettri
Etere spettrale su chitarre sfuocate: Spettri si muove tra riverberi e silenzi, come un tremito notturno. Origami crea un paesaggio in ombra: una
dissolvenza sospesa che lascia un brivido e una sensazione di assenza presente.
Ornella Sabia – Milano
Ritratto urbano in versi: Milano di Ornella Sabia è una cartolina sonora da città frettolosa. Beat sintetici, voce distaccata ma partecipe, scandaglia quartieri e vite parallele. Un’istantanea sulla concretezza metropolitana, senza filtri.
Palea – Closer
Closer è un confessionale, esplora distanze intime con chitarre dreamy. Voce controllata ma vulnerabile, avvertenza di una vicinanza che sfuma, s’increspa, cambia tono con un tocco.
Rental0012 – Puntini bianchi
Minimalismo poetico: Puntini bianchi disegna pause, sospensioni tra elettronica lieve e sussurri. Rental0012 costruisce l’incompiuto, lascia la frase a mezza parola. Una traccia che diventa stanza vuota, silenzio palpabile tra note rarefatte.
Spleen Tree – Come pianeti lontani
Galassie interiori: Come pianeti lontani è un viaggio cosmico su chitarre eteree. Spleen Tree disegna orbite di nostalgia, voci corali sparse. Un ambient rock che trasporta in una spazio liquido, respirato ma remoto.
Toonish – Oscurotuffo
Tuffo nel buio: Oscurotuffo è una discesa elettrica tra bassi profondi e synth fuzz. Toonish sovverte carne e ombra, gioca con tensione e ritmo incalzante. Un esperimento dark‑dance, una rottura del silenzio con acidità sonora.
Valentina Bausi – Black Hole
Buco nero emotivo: Black Hole avvolge in beat cosmici, risonanze profonde. Valentina Bausi cattura la gravità del vuoto sentimentale: voce distante, melodie sospese, un abisso sonoro che attrae e fagocita, con eleganza siderale.
Vittorio Nacci, Brando Madonia – Farci un poco schifo
Autoironia indie: Farci un poco schifo è uno sguardo ironico sulla nostra vulnerabilità. Nacci e Madonia abbracciano imperfezioni con umorismo amaro, tra chitarre asciutte e testi che ridono – e un po’ piangono – di noi.
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