Specchio Delle Fantasie

Specchio Delle Fantasie

Favole Nere "La metà fuori" (2013)

2010 - Rock, New-Wave

Descrizione

FAVOLE NERE : “Specchio Delle Fantasie” - (2010) – New Lm Records

scheda

“Specchio Delle Fantasie” è il secondo album delle FAVOLE NERE, uscito ufficialmente il 25 novembre 2010 per l’etichetta indipendente Crotalo / New Lm Records, già nota negli anni ’80 e ’90 per aver portato alla ribalta alcune delle più ispirate band del panorama Heavy Metal italiano.
Da un certo punto di vista, “Specchio Delle Fantasie” può essere considerata la prima vera e propria release delle FAVOLE NERE, in quanto la prima ad essere realizzata con una formazione stabile; se infatti il primo omonimo album del 2007 era interamente il frutto della creatività del bassista Dario Calò, che con l’ausilio di un cantante e di alcune tecniche di Home-Recording, realizzava un album composto da otto brani in rielaborata e moderna chiave New Wave, “Specchio Delle Fantasie” è invece il frutto di un lavoro che principalmente si snoda sui cardini del suo predecessore, ma che grazie all’apporto e alla creatività di ognuno dei cinque nuovi membri, arricchisce di ulteriori elementi un sound già di per sé perfettamente distinguibile e originale all’interno del panorama musicale italiano. Il risultato è una musica che si ispira fondamentalmente alla New Wave anni ottanta, ma completandone e stravolgendone le caratteristiche principali con un uso intelligente dell’elettronica e con chitarre taglienti di matrice rock. L’uso della voce femminile affiancata al timbro baritonale maschile, spinge verso sperimentazioni inedite, rinforza i brani con maggiore pathos e fluttua l’ascoltatore verso soluzioni innovative e verso refrain di rara intensità ed efficacia. Il drumming, dal canto suo, sfugge ai canonici schemi della wave, pur ricamandone le principali virtù con cavalcate in sedicesimi scandite dal charleston e ritmi in levare di stampo danzereccio, ma non disdegna la tipica grinta del rock più sanguigno.
L’opener “Nessuna Lacrima” riporta allo stesso tempo al florido movimento fiorentino dei primi anni ottanta (per quanto riguarda il cantato, diretto e coinvolgente) e ai mostri sacri della corrente anglosassone (per l’intrigante arpeggio di chitarra che si amalgama alla perfezione con la trama delle tastiere, vero punto forte del brano, e per la trascinante sezione ritmica).
La traccia seguente “Brucia”, ripercorre gli schemi della precedente, partendo da un avvolgente groove basso-batteria e sfociando in un ritornello tra i più riusciti di sempre, grazie anche ai precisi cori della voce femminile.
“Fantasmi” si snoda su uno schema diverso dai precedenti e unisce ad un ritmo cadenzato e a un riff di chitarra da brividi, un refrain al limite del tarlo musicale.
Con “Nebbia” si cambia leggermente registro, l’impatto tende maggiormente verso il dark, grazie ad atmosfere oscure e tempi cadenzati sui quali pulsa e primeggia un basso in pieno stile darkwave e si insinuano ora in modo delicato, ora prepotente e deciso, le linee melodiche della stupenda voce femminile, in questo brano in maggiore evidenza.
“Invisibile” rinverdisce i fasti della new wave più pura grazie a linee di synth dal suono più che mai attuale.
“Scariche Elettriche” è oscura e adrenalinica, ossessiva e immediata.
“Onda Anomala” e “Bellezza” sfiorano l’ambito pop, uniscono un sound delicato e caldo a digressioni elettroniche e rimandi etnici.
La conclusiva “Camera A Gas”, come giusto che sia un brano posto in chiusura all’album, è destabilizzante e contenitiva al tempo stesso; racchiude gli stili e i temi sin qui trattati allargandone le prospettive e le fantasie sensoriali in una summa artistica che sfiora il rock progressivo.

Per quanto riguarda i testi, già il titolo in sé dice molto: se da un lato “Specchio Delle Fantasie” può essere inteso come il fantastico/fantasioso desiderio dell’Io di ogni musicista di rispecchiarsi narcisisticamente in ciò che egli stesso crea e concepisce, da altri punti di vista può essere interpretato come la mistificazione del momento del giudizio, della resa dei conti, del crudele riscontro che l’oggetto dello specchio restituisce al genere umano nei confronti di ogni gesto compiuto, di ogni parola pronunciata, di ogni pensiero partorito.
I testi sono interamente in italiano e si basano sull’idea secondo la quale Lilly, la misteriosa bambolina-mascotte del gruppo, è colei che dirige la parte negativa del mondo, insinuando nelle menti umane le imperfezioni che ognuno di noi si porta appresso; è così che i personaggi delle “Favole Nere”, raccontano ognuno la propria “anomalia”, i propri difetti. Troviamo quindi il nevrotico in cerca della propria identità (“Brucia”), il nostalgico, apatico e alienato (“Nebbia”), l’abusato (“Scariche Elettriche”) e, ispirato da “Le Tre Stimmate Di Palmer Eldritch”, il farmaco-dipendente pilotato dal sistema che lo circonda (“Nessuna Lacrima”). Ed ancora il paranoico e timoroso insonne di “Fantasmi”, l’idealista speranzoso e schizofrenico di “Camera A Gas”, l’illuso e ossessivo ingenuo di “Onda Anomala”, l’assetato e simbiotico sottomesso di “Invisibile” e il geloso allo stato estremo (ispirato alla vicenda di Enrico VIII) di “Bellezza”.
Non va comunque presa in modo univoco questa sorta di orientamento all’interno delle suddette favole; infatti i temi trattati rimangono volutamente in superficie e non abbracciano alcuno schema morale ed educativo né di denuncia, ma lasciano che l’ascoltatore possa identificarsi in essi come meglio crede.

Registrato tra Novembre 2009 e Marzo 2010 presso lo studio torinese Ghost Track, si avvale di un’ottima e professionale grafica ma preferisce non includere alcuna fotografia della line-up all’interno del booklet, in sintonia con quello che è stato il pensiero di John Lennon noto come “bagism”, secondo il quale un artista andrebbe rinchiuso in un sacco (bag) per essere apprezzato per quello che fa e non per quello che rappresenta in termini di immagine.

La rock-wave delle Favole Nere si presenta in definitiva come una ventata fresca in un genere troppo spesso in palese involuzione, che cerca di rifarsi ciecamente ai modelli degli anni ottanta senza aggiungere nulla di nuovo né di personale.

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