Etimologia

Etimologia

Francesco Sbraccia

2018 - Cantautoriale, Indie, Acustico

Descrizione

Francesco Sbraccia | Etimologia
[cantautorato/slow-fi]
Un disco per riprendersi cura delle cose semplici e imperfette, una mappa per ritrovarsi scritta seguendo la grammatica musicale, andando alla radice del cantautorato. Raccontarsi, raccontare. Qui l'artista ritrova un nuovo centro in spazi in cui ascoltarsi e riprendere fiato. Un disco slow-fi che ci mostra come rallentare tornando ad essere fedeli a noi stessi.

“Non è troppo presto / e non è mai tardi / per cercare un posto in cui riconoscerci”

Dopo un EP in inglese, No Worries, e l’LP Backup_ripristino registrato da chitarrista con LeCeneri, Etimologia è il primo disco in italiano di Francesco Sbraccia. Nove tracce di cantautorato dalla delicatezza profonda, distillata nelle foreste abruzzesi dal chitarrista, compositore e maestro di pianoforte, che in questo suo album, ricrea un habitat sonoro ideale dove tornare a respirare, pensare e vivere.

Un'urgenza espressiva potente, meditata a lungo e poi portata all'essenziale, privata di ogni peso, tradotta in musica lieve, mai leggera. Un disco di grande respiro, che accoglie chi ascolta nel paesaggio sonoro di Sbraccia, con il suo songwriting così solido che le sue strutture si fanno invisibili lasciando spazio all'emozione, pur restando portanti.

«Etimologia è la mia reazione al bisogno di trovare un terreno stabile dentro se stessi –scrive l'autore stesso in una nota che racconta il disco - un percorso abbastanza personale da portarmi a scriverlo e registrarlo quasi interamente da solo, nello studio della Maison Electrique di Davide Grotta, una casetta immersa nel verde delle colline teramane. Tra alti e bassi, com’è normale che succeda, credo. Ma è un posto dove se un giorno va tutto male ti butti su un pianoforte a coda che scricchiola su un pavimento di legno e hai un fonico meraviglioso con cui rincuorarti e suonare un pezzo dei Radiohead, e poi ripartire a cercare l’accordo giusto».

In uscita il 9 novembre per Genziana Dischi, Etimologia innesta testi vissuti su un tessuto sonoro stratificato, dove la melodia accoglie inaspettate presenze elettroniche e le sonorità guardano quiete all'indie folk anglosassone come nella title track in cui la chitarra si adagia sulla morbidezza dei tasti bianchi e neri o in Remota, un acustico che come un tramonto all'orizzonte stempera il disco con una chiusura in dissolvenza. E intanto sorge la luna.

«La ricerca della semplicità e della sintesi è al centro del lavoro, raccontato con chitarre acustiche e atmosfere sospese tra una camera da letto e un bosco al tramonto. Musicalmente si sente la vicinanza al cantautorato indipendente americano, a quel filone di cui Sufjan Stevens e
Bon Iver sono i rappresentanti, così come alla scuola romana degli anni ’90-‘00. I pezzi partono da questa base, da una dimensione intima, così che a fine ascolto è quasi come se la canzone fosse stata appena finita di scrivere».

Etimologia è costellato dalle intuizioni che emergono dal ricchissimo curriculum artistico di Francesco Sbraccia, che a un diploma in pianoforte al Conservatorio, affianca attività di composizione e insegnamento: gli arrangiamenti sono curati nel dettaglio e gli intrecci melodici di Bache Palestrina sono stelle polari che guidano la scrittura di un disco che sa anche aprirsi al digitale navigando su rotte elettroniche.

«C’è anche tanta elettronica, a volte palesemente mostrata, a volte nascosta. In particolare per l’utilizzo del delay in maniera non convenzionale, devo molto ai Radiohead, di cui sia io che il fonico Davide Grotta - preziosissimo musicista - siamo appassionati estimatori. La parte più divertente è stata registrare in due i cori tantrici in africano (o pseudo-tale). L’abbiamo sperimentati prima in Etimologia, e poi - presi dall’entusiasmo, anche in Naturale. Hanno dato un tocco disneyano all’album che non mi dispiace».

Etimologia è un disco che è capace di parlare a tutti, grazie alla profonda onestà e trasparenza di una scrittura che arriva al cuore delle cose, alla radice, si potrebbe dire, considerato il titolo di questo lavoro di Francesco Sbraccia, le cui canzoni funzionano perfettamente in singolo, ma che lasciando scorrere la track list rivelano un disco che è un concept album, un'idea di sentire, scrivere, suonare e condividere la musica che riflette una visione del mondo e della vita.

«E’ un disco che, ho capito a posteriori, parla di rispetto; rispetto di sé, del tempo proprio e altrui, dell’amore e della cura, delle imperfezioni, della natura - Per scherzare e contestualizzarlo tra le tendenze degli anni 2010, è una cosa come lo slow-food, potrebbe essere una slow-music! - Ad un certo punto mi sono reso conto di non essere più in grado di godere del mio tempo, delle mie azioni e dei miei affetti, e insieme di cercare incessantemente una realizzazione non sapendo però in che modo ottenerla. Mi sono chiesto come fosse possibile recuperare la serenità e la soddisfazione, e ho risposto con questo disco: sono tornato alla radice della questione, alle cose che davvero mi fanno stare bene».

«Così è nata l’associazione con l’etimologia, la branca della linguistica che studia laradice delle parole, da cui il titolo del disco e di una canzone. Una seconda lettura possibile, legata alla prima, è un ritorno alle abitudini che avevano le generazioni passate; sono rimasto affascinato dai racconti della mia famiglia che descrivono come il tempo qualche decennio fa fosse scandito dai ritmi della natura. Sono ritmi che permettono agli uomini di vivere più in armonia con se stessi e con il mondo del quale fanno parte».

Credits

ETIMOLOGIA | crediti
Scritto da Francesco Sbraccia
Produzione artistica di Francesco Sbraccia
Consulenza artistica di Davide Grotta

Suonato da:
Francesco Sbraccia - voci, chitarre acustiche ed elettriche, basso, pianoforte, synth, mellotron, glockenspiel, percussioni
Davide Grotta - percussioni, batteria, delay, theremin, voci

Ripreso e mixato da Davide Grotta
Masterizzato da Giovanni Versari presso La Maestà mastering studio

Copertina di Matteo Ronda Saccò

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