Un festival rilassato: Giuliano Dottori ci racconta Musica Distesa 2018

Le dolci colline marchigiane, il buon vino, la buona musica: intervista a Giuliano Dottori, direttore artistico di Musica Distesa

Dal 28 giugno al 1 luglio torna Musica Distesa, il festival che si tiene sulle dolci colline marchigiane a Cupramontana, tra relax e buon vino. Per questa edizione il primo giorno avrà un cast speciale completamente al femminile: Giuliano Dottori ci racconta la filosofia di questo festival, dove non bisogna percorrere kilometri tra un palco all'altro, non si trovano superalcolici e tutto avviene nel più totale relax e voglia di stare insieme. Qui trovate il programma completo e tutte le info importanti su Musica Distesa 2018.

Nona edizione in unidici anni di Musica Distesa: perché la scelta di una serata speciale dedicata alle donne?
Musica Distesa è un festival che nasce nel 2007 a Cupramontana, un piccolo paese dei Castelli di Jesi, con l’intento di unire le declinazioni più alternative e indipendenti del mondo della musica e di quello del vino. In questi undici anni è cambiato tutto: chi fa vino naturale oggi non viene più visto come un alieno alle fiere e, anzi, è chi di fatto ha cambiato radicalmente la prospettiva quando si stappa una bottiglia. Così nella musica chi ha tenuto per anni una linea artistica dedita all’autenticità ha finalmente ottenuto lo spazio che forse meritava sin dall’inizio. Nel momento in cui oggi sono gli artisti iper mainstream come Cesare  Cremonini a produrre i dischi più interessanti e freschi, mentre i tormentoni radiofonici provengono da ciò che un tempo era considerato indie, quel tipo di battaglia (che poi è sempre la stessa ovvero portare alla luce qualcosa di bello che sta nell’ombra) non ha più senso di essere combattuta. Oggi i temi vitali sono altri: il tema della donna, il tema del razzismo, il tema del rispetto. Solo facendo cose, dimostrandole, si può tentare di cambiare in meglio questo paese.

In questo periodo sono usciti tantissimi articoli in merito alla questione della disparità di genere dalle lineup dei festival. Tutti fanno la conta, nessuno segnala Musica Distesa come esempio virtuoso in questo senso, e soprattutto nessuno, né organizzatori né giornalisti, prevedono una soluzione che non sia l'imposizione delle quote rosa. La tua è una scelta estrema, ma secondo te quali sono le altre strade da percorrere?
Avevo letto questi articoli e segnalano un problema evidente, che però non riguarda solo i festival. Secondo me è proprio un problema del “sistema musica” che mi pare abbia posizioni di lavoro predefinite: chi fa promozione stampa spesso è donna, chi fa booking spesso è uomo, per farti un esempio. Perché? Ci sono sicuramente delle tare mentali che in Italia si fatica a correggere. Così a livello artistico le cantautrici che vincono premi sono spesso un caso, come accadde per Carmen Consoli al Tenco. Per quanto riguarda Musica Distesa ti dico in breve com’è andata: l’anno scorso, che era l’edizione del decennale, solo quando siamo andati in stampa con la locandina mi sono reso conto che c’era solo una donna, Verano. Mi sono un po’ vergognato per questa cosa. Così la prima cosa che ci siamo detti alla fine dello scorsa edizione è stata: l’anno prossimo facciamo un festival 100% femminile! Purtroppo poi nei mesi successivi mi sono scontrato coi limiti dell’offerta artistica, coi limiti del nostro budget e senz’altro anche con i miei limiti di scouting. Per questo ci siamo inventati questa cosa dei temi: il venerdì solo donne sul palco, il sabato si fa del sano meticciato musicale e la domenica abbiamo un po’ di laboratori su vino, birra e yoga. Quello sul vino in particolare è dedicato alle vignaiole, altro campo che – come la musica – soffre sicuramente una dominanza maschile sia storica che culturale.

Come hai scelto la line-up di quest'anno? C'è un file rouge che unisce tutte le artiste che vedremo sul palco?
Mi piaceva in generale l'idea di mescolare, di mettere insieme tanti ingredienti diversi, tante storie, tante generazioni che si potessero confrontare. Che poi è un po' il mondo del vino naturale che ce lo insegna: ogni annata è diversa dalla precedente, ogni elemento in vigna e in cantina ha un suo peso. Così mi immagino quanto sarà d'ispirazione per Mèsa suonare prima di Cristina Donà, o per i Les Enfants esibirsi dopo aver ascoltato il gruppo belga dei Phoenician Drive che fanno psichedelia west-coast con strumenti arabi e medio-orientali, o ancora le I'm not a Blonde e i Balera Favela interpretare in modi totalmente opposti la musica elettronica. Ci sono alcune cose in cui crediamo fortemente: la magia di un luogo, la magia di un momento, il sentirsi parte di un qualcosa anche se solo per il tempo che va dal soundcheck allo smontaggio del palco.

Quanto ha influito sulla costruzione della lineup di quest'anno il fatto che i cachet degli artisti siano raddoppiati, in alcuni casi più che triplicati, nell'ultimo anno? Come avete affrontato questo aumento della spesa?
Mi sono reso conto di questa improvvisa accelerata dei cachet l'anno scorso, poiché nel 2016 avevamo saltato e in due anni l'aumento era stato davvero importante. Quest'anno in molti casi alcune richieste hanno sfiorato il ridicolo, lo dico senza timore, anche perché purtroppo spesso le agenzie di booking non capiscono che ci sono situazioni dove val la pena suonare ridimensionando un po' il proprio cachet. Forse la richiesta economica viene decisa anche sulla base di dati numerici su Spotify o Youtube, ma questa cosa potrebbe avere un minimo senso solo nelle grandi città. Per portare gente a Cupramontana ci vuole tutt'altro appeal, tutt'altra storia, e se il tuo impatto sul territorio è zero, allora io credo sia doveroso per tutti fare un bagno d'umiltà, perché il sistema così com'è ora non può reggere a meno di avere grossi sponsor o la mano dello Stato. Non è un caso che anno dopo anno mi trovo quasi sempre a lavorare con le stesse agenzie di booking che conoscono me e conoscono la realtà di Musica Distesa. Noi semplicemente ci stiamo prendendo i nostri rischi, com'è giusto che sia quando stai dall'altra parte.

Vino e musica da gustare lontano da ritmi frenetici e location affollate che spesso non ne fanno apprezzare la vera bellezza e qualità: quali sono gli altri punti di forza di Musica Distesa?
L'atmosfera di grande relax è ciò che mi preme sottolineare. C'è un'area camping, è tutto immerso nel verde, da bere c'è solo birra e vino, non ci sono super alcolici e siamo/sono tutti sempre molto rilassati. Ed è un evento ovviamente alla portata di famiglie con bambini. Forse il punto di forza più importante è proprio questo, una bella convivenza e la sensazione di essere tutti lì per stare bene.

Un modo per rivalutare e mostrare luoghi sconosciuti al grande pubblico come le colline marchigiane: come è stata nel tempo la risposta della popolazione locale?
Lenta, ma sempre in crescita. Considera che a Cupramontana ogni anno c’è una Sagra dell’Uva molto antica che ha sempre proposto artisti molto famosi, tipo Anna Oxa, Fausto Leali e più di recente Daniele Silvestri, Le Vibrazioni e Max Gazzè. È stata una bella sfida proporre una lettura di Emidio Clementi e i Pan del Diavolo nel 2009, o Giovanni Truppi e Yakamoto Kotzuga tre anni fa. La gente si è via via abituata al fatto che a Musica Distesa la proposta può essere “strana”, ma sempre di grande qualità e coerenza e anno dopo anno siamo sempre cresciuti.

Citando un testo di Cristina Donà, headliner della rassegna, “È tempo di imparare a guardare”: immersi in una società distratta, quanto è importante recuperare il valore del tempo e prendersi il lusso di mettersi in stand by ad ascoltare musica o sorseggiare un buon bicchiere di vino?
Vivere un festival di musica può essere molto stressante, perché c’è questa ansia di voler vedere più cose possibile, facendo magari chilometri su chilometri vagando da un palco a un altro. Questo tipo di esperienza può essere molto appagante ma anche molto faticosa. Il mio personale modello di festival è La Route du Rock di Saint-Malo, davvero un piccolo paradiso con nomi anche grossi ma tutto in super relax. Di giorno ti prendi la navetta e te ne vai al mare, di sera ci sono solo due palchi e il campeggio è a 300 metri dalla venue. Musica Distesa è un po’ una roba così, ma in formato mignon. Bevi vino buono e sano, ti puoi fare un giro in campagna, farti un bagno in piscina, c’è un’installazione artistica sul Fienile, due palchi con quattro/cinque live ogni giorno, una buona scelta di cibo locale. Insomma l’idea è di offrire un’esperienza a 360° e per questo consiglio a tutti di venire in campeggio e di lasciare a casa i problemi della città.

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L'articolo Un festival rilassato: Giuliano Dottori ci racconta Musica Distesa 2018 di Francesca Ceccarelli è apparso su Rockit.it il 2018-06-15 15:24:00

Tag: festival

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