Mediterraneo Centrale

Mediterraneo Centrale

Il Maestrale

2025 - Cantautoriale, Folk, Elettronica

Descrizione

MEDITERRANEO CENTRALE – IL MAESTRALE
Un affresco crudo e disilluso, un Mediterraneo che non si lascia addomesticare dalle narrazioni da cartolina, ma che si mostra nella sua essenza contraddittoria: teatro di bellezza e tragedia, sogno e naufragio, libertà e prigione. Mediterraneo Centrale è tutto questo: un racconto in musica e immagini che sovverte la visione idilliaca del Sud Italia, rivelandone le tensioni profonde.
IL SIGNIFICATO DEL BRANO
Sole, mare, soffocare, affogare, morire, e poi sparire.
Parole che si ripetono come un mantra, un'ossessione ciclica che spezza la retorica della "vita lenta" e restituisce un Mediterraneo asfissiante, immerso nel caldo, nelle contraddizioni, nella precarietà. Il brano racconta un Sud doppio, che accoglie e respinge, che prospera grazie al turismo ma si svuota dei suoi abitanti, costretti a partire.
Il Mediterraneo Centrale non è solo una rotta, è un confine liquido dove si incrociano le vite di chi fugge e di chi si rilassa, di chi cerca una nuova esistenza e di chi consuma il paesaggio come fosse un’esperienza acquistata. Mare, in alto mare, con le scarpe, i vestiti, tra le orate ammazzate da cianfrusaglie. Il mare, intanto, non restituisce solo conchiglie, ma oggetti e corpi, scarti e storie cancellate troppo in fretta.
I pranzi familiari e la convivialità che caratterizzano l’immaginario idilliaco della Puglia si incontrano con la plastica e i cocci di vetro di birra lasciati a morire sul bagnasciuga. Tuttavia, Il Maestrale intende sfidare la visione dicotomica del Sud, che oscilla tra l'industrializzazione e il turismo superficiale. La canzone non porta in sé il giudizio: non rifiuta il mare o il sole, ma invita a guardare oltre l'apparenza, suggerendo che esistono sfumature più complesse e nascoste dietro ogni cosa. La Puglia, e più in generale il Sud, è spesso raccontata in modo dicotomico. O si parla dello sfruttamento come quello legato all'Ilva o se ne fa un racconto idilliaco, non ci sono mezze misure: Il Maestrale, invece, vuole raccontare la sfumatura. Non ci sono giudizi estremi, solo una riflessione su ciò che resta nascosto dietro le immagini turistiche, i fatti di cronaca e i luoghi comuni.
COLLEGAMENTI CON LA CONTEMPORANEITÀ
Le immagini del brano si intrecciano con la cronaca e con le tensioni globali. Il Mediterraneo è un crocevia di contraddizioni: un luogo da cui si parte e in cui si approda, ma non sempre si arriva. Le acque che bagnano le coste del Sud Italia sono teatro di migrazioni, di turismi, di sfruttamento: resort di lusso accanto a campi di pomodori dove la manodopera bruciata dal sole è pagata a nero, centri storici trasformati in fondali per un’estetica da vendere al miglior offerente.
C'è anche la crisi climatica: la siccità che morde la pelle, il mare che si scalda, la natura che si piega al volere dell'uomo. E noi, sul lato fortunato, bagniamo le membra nelle stesse acque dove galleggiano strani pesci.

Mediterraneo Centrale nasce dalla consapevolezza di chi nel Sud ci è nato e lo ha visto cambiare, ma anche dallo sguardo di chi lo attraversa per la prima volta. Bari, la città del Maestrale, è porto e porta, un luogo che accoglie e smarrisce. Crescere in un territorio a vocazione turistica significa conoscere una doppia realtà: quella venduta agli altri e quella vissuta sulla pelle.
SONORITÀ E PRODUZIONE
Il brano, prodotto da Marco Fischetti di DEATH STAR STUDIO, unisce sonorità elettroniche e strumenti acustici, ricreando un contrasto che rispecchia l’anima del sud: antico e moderno, armonioso e caotico. La struttura ritmica richiama il moto ondoso del mare, alternando momenti rarefatti a esplosioni sonore che evocano la lotta, il movimento, l’inquietudine. Il calore opprimente della canzone è reso attraverso suoni stratificati, campionamenti distorti, voci che si rincorrono.

IL VIDEOCLIP: UN BAGNASCIUGA TEATRALE
Il videoclip, girato dalla giovane regista Alice Palumbo, trasforma eccezionalmente il teatro Cittadino di Noicàttaro – il teatro più piccolo d’Europa, conosciuto anche per essere il teatro dove è stato girato Pinocchio di Garrone – in una spiaggia surreale, svelando la finzione del racconto turistico. Una ragazza legge al sole, una famiglia occupa la spiaggia con sedie di plastica e borse frigo, mentre un pescatore tira su abiti logori invece di pesci: scarti della fast fashion, rifiuti di una società che ingoia e sputa senza memoria.
Nel finale, il pubblico dagli spalti osserva tutto, riprendendo con i telefoni: lo spettacolo della vita lenta continua, l’indifferenza resta. Siccità che morde la pelle, e noi, sul lato fortunato, bagniamo le membra nelle stesse acque dove galleggiano strani pesci. Il Sud non è solo quello delle maioliche colorate e delle feste patronali, ma anche quello della vita violenta, dello sfruttamento, della lotta tra ciò che si racconta e ciò che si nasconde.
CONCLUSIONE
Mediterraneo Centrale è un atto di resistenza musicale, un tentativo di ridare complessità a una Puglia troppo spesso semplificata e banalizzata.
Qui non è una vita lenta. Qui è una vita violenta.
Mediterraneo Centrale nel disco "Le Maioliche"
"Mediterraneo Centrale" si inserisce nel contesto de Le Maioliche, disco in uscita nell’ottobre del 2025, come un pezzo che sfida la visione idealizzata del Sud Italia, esplorando la sua complessità e le sue contraddizioni. Il titolo del disco, Le Maioliche, evoca l’immagine di frammenti che, unendosi, formano un disegno più ampio. Ogni canzone è una tessera di questo mosaico composito, che riflette diverse storie e visioni, ispirato dall'idea che la noia e i momenti difficili siano forze creative. Così, il disco diventa un insieme di "quadretti" che raccontano il mondo de IL MAESTRALE nella sua interezza, lontano da facili stereotipi, di cui il singolo Mediterraneo Centrale rappresenta solo l’inizio.

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